Il Teatro Sociale di Como mette in scena il primo titolo operistico in forma scenica della Stagione Notte 2020/2021, imperniata in quest’anno particolare sul fil rouge “D’acqua e vita”. L’opera prescelta, assente dalle tavole lariane dal 2004, è il drame lyrique del 1892 in quattro atti Werther, su musica di Jules Massenet, compositore legato particolarmente a Como, città che visitò molteplici volte tra 1878 e 1892, durante i soggiorni presso la famiglia Ricordi a Villa d’Este a Cernobbio e a Villa Margherita a Cadenabbia. Ritenuta il capolavoro massenetiano, sicuramente la sua composizione più innovativa e lontana dagli schemi tradizionali di lavori precedenti quali Manon o Hérodiade, viene oggi proposta nell’orchestrazione di Petter Ekman per la Casa Musicale Sonzogno, una riduzione per poco più di una trentina di strumenti (il titolo richiederebbe un organico più imponente).
Lo spettacolo, un nuovo allestimento pensato in chiave anti-Covid, una coproduzione tra OperaLombardia, Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena, Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Teatro Comunale di Ferrara, si avvale della regia poetica, commovente ed essenziale di Stefano Vizioli. Adottando rigorosamente precauzioni anticontagio come il distanziamento tra gli interpreti e l’utilizzo di guanti, Vizioli, con la collaborazione di Pierluigi Vanelli, insiste molto sulla gestualità e la mimica dei cantanti, studiate maniacalmente e davvero efficaci, e caratterizza con intelligenza ogni singolo personaggio, anche i comprimari, sbalzando così a tuttotondo la personalità di ciascuno di essi. In questa lettura nitida e di classe, così convincente e ben riuscita nella sua pulizia formale da farci quasi dimenticare che sia stata pensata per ovviare ai limiti imposti dalla pandemia, non mancano certo i momenti di emozione e coinvolgimento. Durante il Preludio vediamo, in proscenio, un’anziana donna vestita di nero e in sedia a rotelle, intenta a leggere commossa alcune lettere: come si scoprirà durante il tragico atto finale, quando comparirà nuovamente in scena, non è altri che l’infelice Charlotte, che rivive in un flashback la triste vicenda del suo sfortunato amore.
L’elegante e semplice scenografia di Emanuele Sinisi, coadiuvato da Eleonora De Leo (scenografo collaboratore), è dominata, sul fondo del palcoscenico, da un enorme foglio bianco stropicciato e accartocciato in alto, palese rimando all’irrequietezza del protagonista, un vero e proprio outsider tormentato, e alla fonte letteraria dalla quale è tratta l’opera di Massenet, il romanzo epistolare di Goethe del 1774 Die Leiden des jungen Werthers. Su di esso vengono proiettate, nel corso della serata, immagini video evocative e per nulla invasive a cura di Imaginarium Creative Studio, quali una luna piena immersa in un cielo stellato, alcune parole salienti del libretto e delle lettere scritte da Werther a Charlotte (per esempio “comme un linceul” o “ce temps si doux”), due visi che si baciano (viene così sapientemente risolto il mancato bacio tra i due cantanti, impossibile in tempi di Covid-19), rivoli di inchiostro che colano come lacrime e sangue, allusione al suicidio del poeta. Completano questo allestimento pulito e lineare pochi attrezzi di scena (una poltrona e un cavallo a dondolo nel primo atto; una panchina di pietra, un tappeto di foglie secche e, in secondo piano, tre casette blu nel secondo; uno scrittoio, un divanetto e un clavicembalo nel terzo e, nell’ultimo, il letto dove muore Werther). Alla buona riuscita dello spettacolo contribuiscono anche i sobri e accurati costumi d’epoca firmati da Anna Maria Heinreich, e le suggestive luci di Vincenzo Raponi (ricordiamo almeno la calda luce aranciata del secondo atto).
Alla guida dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, a organico ridotto, Francesco Pasqualetti propende per una direzione sfumata e soffusa, dai soffici colori acquarellati e dalle dinamiche perlopiù di ampio respiro. In questo caleidoscopio musicale, Pasqualetti enuclea con precisione i vari leitmotive che costellano la partitura; le parti elegiache e intimistiche risuonano delicate ed eteree, quasi cameristiche nella loro trasparenza, mentre quelle maggiormente Sturm und Drang risultano icastiche e drammatiche, ma pur sempre ovattate, stemperate e trattenute nelle sonorità, non risultando mai soverchianti o ingombranti.
La compagnia di canto, selezionata da AsLiCo, presenta alcuni dei vincitori del 71° Concorso per Giovani Cantanti Lirici. Il ventitreenne Valerio Borgioni veste i panni del protagonista. Sin dall’aria d’esordio “Je ne sais si je veille” e, soprattutto, con le successive “Oui!…ce qu’elle m’ordonne” e “Pourquoi me réveiller”, Borgioni esibisce una voce tenorile salda e robusta, dalla tinta calda e avvolgente, sana nell’emissione e ben espansa nella sala teatrale. Si registra un’invidiabile facilità nella salita al registro acuto, corposo e centrato, con qualche tensione nelle note estreme; nel complesso ben rifinito il fraseggio, ricco di inflessioni a seconda dell’occasione: piace almeno menzionare la scena della morte, cesellata dal tenore con dolcezza e pathos.
Accanto a lui, troviamo la Charlotte spontanea e potentemente drammatica di Mariangela Marini. In possesso di una vocalità tornita di seducente tinta ambrata, nell’insieme di buon peso e omogenea nell’emissione, luminosa e ghermita in acuto, il mezzosoprano interpreta con convinzione l’attesa aria delle lettere, intrisa di angoscia e tragicità. Valida è anche la resa dei momenti maggiormente sentimentali, quale il duetto d’amore con Werther “Il faut nous séparer”.
Classe 1994, Guido Dazzini è un Albert nobile ed elegante, signorile nel portamento e abbastanza incisivo; la voce, timbricamente chiara, è emessa morbidamente e con naturalezza. La venticinquenne Maria Rita Combattelli delinea con gusto una Sophie fresca, ingenua e sbarazzina, cristallina e limpida nel registro acuto, adamantina e precisa nei filati. Sonoro e autorevole il basso-baritono Alberto Comes (le Bailli), scenicamente centrato; spassoso e vocalmente svettante il tenore Nicola Di Filippo (Schmidt), divertente e dallo strumento pastoso il baritono Filippo Rotondo (Johann); autoritario il Brühlmann del baritono Andrea Gervasoni, corretta la Kätchen del soprano Luisa Bertoli. Puntuti ed efficaci gli interventi del Coro voci bianche del Teatro Sociale di Como, guidato da Lidia Basterretxea.
Al termine, festante successo da parte del folto pubblico presente in sala, rigorosamente distanziato e scrupoloso nell’indossare la mascherina, con manifestazioni di entusiasmo per tutto il cast, soprattutto per Borgioni, Marini, Combattelli e Comes. Alla luce del nuovo Dpcm che prevede la chiusura dei teatri almeno sino al 24 novembre, al momento non è dato sapere quando verranno recuperate le prossime tappe della tournée.
Teatro Sociale – Stagione 2020/21
WERTHER
Drame lyrique in quattro atti su libretto di Édouard Blau,
Paul Milliet e Georges Hartmann dal romanzo epistolare
I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe
Musica di Jules Massenet
Werther Valerio Borgioni
Le Bailli Alberto Comes
Charlotte Mariangela Marini
Albert Guido Dazzini
Schmidt Nicola Di Filippo
Johann Filippo Rotondo
Sophie Maria Rita Combattelli
Brühlmann Andrea Gervasoni
Kätchen Luisa Bertoli
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro voci bianche del Teatro Sociale di Como
Direttore Francesco Pasqualetti
Maestro del Coro delle voci bianche Lidia Basterretxea
Regia Stefano Vizioli
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Anna Maria Heinreich
Luci Vincenzo Raponi
Visual Imaginarium Creative Studio
Assistente alla regia Pierluigi Vanelli
Scenografo collaboratore Eleonora De Leo
Nuovo allestimento Teatri di OperaLombardia in coproduzione con
Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia,
Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
Como, 24 ottobre 2020