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Bergamo, Donizetti Opera 2020 – Le nozze in villa

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Ed Elio riscrive Donizetti. Le nozze in villa, titolo in cartellone nell’ambito dell’edizione 2020 del Festival Donizetti (visionabile a pagamento sul sito donizetti.org/tv), è stata completata da un intervento di Elio e Rocco Tanica – sì, proprio quelli di Elio e le storie tese – con la collaborazione di Enrico Melozzi. Una scelta singolare, dettata dal fatto che – oltre ad altri problemi testuali – l’opera si presenta completamente priva di un quintetto collocato nel secondo atto. Proprio questa è la pagina musicata da Elio e compagni, con un effetto nel complesso molto gradevole e addirittura stilisticamente coerente con l’ispirazione di un ventiduenne Donizetti, che si presentava allora come un talentuoso epigono dell’imperante Rossini.

Le nozze in villa, ufficialmente il terzo lavoro operistico del compositore bergamasco, rientra nel progetto “Donizetti 200”, ossia il percorso – doveroso ma non scontato per un Festival – di riproporre tutta la produzione donizettiana, a 200 anni esatti dalle prime rappresentazioni. Il dramma buffo si avvale di un vivace libretto firmato nientemeno che da un Bartolomeo Merelli nelle insolite vesti di letterato, prima di dedicarsi alla più soddisfacente attività di impresario. Entrambi – Donizetti e Merelli – facevano parte della compagnia girovaga dell’impresario Paolo Zancla che mise in scena questo lavoro prima a Mantova e poi a Treviso e Genova, pare con esito non felicissimo. Si tratta di una tipica opera buffa di quegli anni, ispirata a una commedia del 1802 di August von Kotzebue, tradotta in Italia da Tommaso de Lellis col titolo I provinciali. E provinciali – in tutti i sensi – sono i protagonisti di una vicenda tanto semplice quanto prevedibile: Sabina, figlia del podestà di un piccolo paese, dopo un soggiorno nella capitale, resiste al progetto di matrimonio con il maestro di scuola Trifoglio architettato dal padre Petronio e dalla nonna materna Anastasia. Sabina ama riamata Claudio, un giovane cittadino benestante, che è disposto a sposarla anche senza dote. Inutile dire che al lieto fine si arriva dopo una qualche peripezia con i soliti equivoci e travestimenti.

La partitura, della quale non esiste l’autografo, è stata ricostruita in edizione critica da Edoardo Cavalli e Maria Chiara Bertieri. L’allestimento è ispirato a criteri filologici per la parte musicale, con l’uso del diapason dell’epoca e di strumentisti “storicamente informati”, quelli dell’orchestra Gli originali, nata proprio a Bergamo per accompagnare il progetto “Donizetti 200”. Sul podio, uno scatenato Stefano Montanari, che ha dimostrato di cogliere perfettamente lo spirito di questo lavoro, esattamente come per la sua parte ha fatto il regista Davide Marranchelli. Così il maestro adotta tempi scattanti, nel segno di un ritmo serrato, con una pregevole evidenza allo strumentale (alcune arie sono introdotte da assoli molto belli e pare che questa sia un’eredità del maestro Mayr più che un’abitudine osservata in Rossini). Varia, fantasiosa, comunicativa, la direzione di Montanari riesce efficace sia nel sorriso che nel languore che punteggiano la partitura. Dal canto suo, Marranchelli mette in scena i provinciali del nostro tempo, quelli che sentono l’assoluta esigenza di organizzare un matrimonio sfarzoso e barocco e che, nel tentativo di esibire raffinatezza, precipitano rovinosamente nel kitsch più pacchiano. L’azione si finge in una villa affittata per celebrarvi nozze a ripetizione – una sorta di “matrimonificio” – con tanto di set fotografici e vistose decorazioni di contorno (perfette in tal senso le scene di Anna Bonomelli e le luci di Alessandro Carletti, ma anche i vivacissimi costumi firmati da Linda Riccardi). Ovviamente, i personaggi – parola di regista – sono tutti un po’ “tamarri”: Sabina è una fotografa specializzata in matrimoni, il suo promesso sposo Trifoglio, che peraltro si esprime in un divertentissimo linguaggio aulico, è una sorta di Enzo Miccio, don Petronio è il sindaco che officia il rito con tanto di fascia tricolore e così via.

Il cast si mostra all’altezza del compito: musicalissima la Sabina di Gaia Petrone, amoroso quanto basta il Claudio di Giorgio Misseri, autorevole la nonna Anastasia di Manuela Custer. Bravissimi i due baritoni Omar Montanari e Fabio Capitanucci, la cui verve è il motore comico dell’azione. Completavano degnamente il cast Claudia Urru (Rosaura) e Daniele Lettieri (Anselmo). Molto bene ha fatto infine il coro istruito da Fabio Tartari.

Donizetti Opera 2020
LE NOZZE IN VILLA
Dramma buffo di Bartolomeo Merelli
Musica di Gaetano Donizetti con un rammendo di Elio e Rocco Tanica

Sabina Gaia Petrone
Don Petronio Omar Montanari
Trifoglio Fabio Capitanucci
Claudio Giorgio Misseri
Anastasia Manuela Custer
Rosaura Claudia Urru
Anselmo Daniele Lettieri
Performer Lucia Cinquegrana, Alessandro Hartmann, Pierre-Etienne Morille,
Luca Parolin, Sara Paternesi, Alessio Urzetta, Emma Zani

Orchestra Gli Originali
Coro Donizetti Opera
Direttore e fortepiano Stefano Montanari
Maestro del Coro Fabio Tartari
Regia Davide Marranchelli
Scene Anna Bonomelli
Costumi Linda Riccardi
Lighting design Alessandro Carletti
Assistente alla regia Caterina Denti
Assistente alle luci Ludovico Gobbi
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
Bergamo, Teatro Donizetti, 21 novembre 2020

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