È stato pubblicato sulle principali piattaforme digitali “Amor tiranno”, il nuovo lavoro discografico del controtenore Carlo Vistoli prodotto dall’etichetta Arcana e disponibile in formato CD a partire dal 15 maggio. La registrazione ha per oggetto scene operistiche e arie di Monteverdi, Cavalli, Ferrari, Laurenzi, Sacrati e Frescobaldi che hanno come tema conduttore quello dell’eros contrastato nell’opera veneziana del diciassettesimo secolo. Vistoli è accompagnato dal complesso Sezione Aurea, diretto al clavicembalo e organo da Filippo Pantieri. In copertina viene proposta l’immagine di una tela contemporanea intitolata Ring, firmata da Nicola Samorì, un pittore e scultore italiano che evoca in maniera dark suggestioni e tormenti barocchi. La scelta è efficace, sottolineando con una tela squarciata, una simbolica rottura nei cuori spezzati degli amanti seicenteschi. Jean-François Lattarico, professore di letteratura e cultura italiana all’Università di Lione 3 con all’attivo un saggio sul librettista Giovanni Francesco Busenello, oltre all’edizione più recente dei suoi libretti, firma le note che accompagnano il CD, accurate e a fuoco senza essere autoreferenziali. L’amore puro e la bellezza classica idealizzati dal Rinascimento lasciano spazio a un amore contrastato in perenne conflitto, come concepito dall’Accademia veneziana degli Incogniti, dove il tormento dei sensi genera affetti barocchi di stampo negativo lasciando spazio a collera, illusione e follia. È questo il concetto di amore che fa da tema conduttore dell’album.
Per riflettere in musica questo perenne tormento emotivo serve un’abilità interpretativa notevole e qui entra in campo Carlo Vistoli, dando sfoggio di una maturità, musicalità, consapevolezza stilistica e sensibilità che collocano questo giovane artista italiano in uno spazio tutto suo all’interno del panorama controtenorile odierno. È forse questo il motivo per cui Vistoli è sempre più richiesto all’estero, nonostante la competizione sia tanta. Se altri suoi colleghi giocano soprattutto sulla sfrontatezza o sul virtuosismo funambolico, Vistoli, che peraltro padroneggia senza difficoltà anche le arie d’agilità, incarna soprattutto quelle qualità degli antichi castrati (il cui repertorio, oltre al primo barocco oggetto di questo disco, è per ovvi motivi molto frequentato dal controtenore) di rapire lo spettatore con il pathos della melodia. Questa si piega a servizio della parola con fiato, fraseggio e legato gestiti con grande bravura. La voce di Vistoli sa unire una certa rotondità e pienezza di voce su tutta la gamma a un istinto musicale che accentua con nobiltà le possibilità del fraseggio e le sfumature dei testi. I suoni vengono accarezzati e mai approssimati o spinti e, allo stesso tempo, il significato più profondo del testo e il suo valore letterario vengono comunicati con intensità. Il confine con la leziosità o il manierismo non viene mai valicato. Classe 1987, Vistoli ha studiato dapprima con il tenore William Matteuzzi per poi perfezionarsi con il contralto Sonia Prina e altri nomi importanti (Romina Basso, Sara Mingardo, Marijana Mijanovic). Detentore di numerosi riconoscimenti e premi, Vistoli ha già collaborato con i direttori più importanti del barocco quali William Christie, Sir John Eliot Gardiner e Maxim Emelyanychev.
L’incisione ha inizio con brani di Francesco Cavalli tratti da Gli amori di Apollo e Dafne, Erismena e La Didone. “Misero Apollo, i tuoi trionfi or vanta” è uno dei primi lamenti del dramma in musica dove Apollo, di fronte alla metamorfosi di Dafne in alloro, si abbandona a un commovente lamento. Qui Vistoli sfoggia un bel controllo dei fiati e delle dinamiche con smorzature e abbellimenti eseguiti ad arte. In “Uscitemi dal cor, lacrime amare” Idraspe canta disperato minacciando di togliersi la vita e la voce del controtenore coglie con delicata morbidezza il pianto amaro e il lungo penare, supportando crescendi, note lunghe e abbellimenti con un legato impeccabile e pathos sincero.
“Che ti diss’io” è un’aria lacerante dove il canto si fa ampio e supplichevole. “Amanti, io vi so dire” da Musiche e Poesie varie di Benedetto Ferrari, è una ciaccona dal carattere giocoso e sincopato dove Vistoli sostiene lunghe melodie fiorite e fortemente accentuate, mostrando versatilità e flessibilità dello strumento oltre a una buona connessione tra i registri. In “Chi può mirar costei e poi non dire” di Filiberto Laurenzi, il controtenore è ugualmente efficace nel recitativo e nel rendere i concitati passaggi virtuosistici della breve arietta di mezzo. “Se ad un altro si sposa” da La finta pazza di Francesco Sacrati, uno dei più grandi successi del teatro veneziano andata in scena nel 1641 al Teatro Novissimo, viene resa con carattere risoluto e cura dell’accentuazione. La parte conclusiva della registrazione è interamente dedicata a Claudio Monteverdi. Si comincia con diverse scene da L’incoronazione di Poppea, tra cui citiamo il duetto “Ad altri tocca in sorte” con il contributo puntuale e sentito del soprano Lucia Cortese e l’aria “Sprezzami quanto sai” che contiene un voluttuoso lamento alternato a virtuosismi fulminei articolati con estrema precisione. Si termina con due brani tratti dal Quarto Scherzo delle ariose vaghezze: “Ohimè, ch’io cado, ohimè”, dal fraseggio marcato e ornamentazioni ben caratterizzate e “Sì dolce è ‘l tormento”, che riassume efficacemente il tema conduttore della registrazione. Il canto qui si fa patetico, sensuale, languido e intenso mentre le parole sono perfettamente intellegibili. L’edizione digitale include anche un bonus track, l’aria di passacaglia “Così mi disprezzate?” di Frescobaldi, che si distacca dal resto del programma in quanto non legata alla produzione veneziana ma tuttavia sempre riconducibile al fil rouge del rifiuto d’amore.
L’accompagnamento fornito dall’ensemble Sezione Aurea, oltre a essere preciso e raffinato negli interventi, denota una consapevolezza stilistica notevole nel rendere in musica gli affetti del primo barocco e condurre il discorso musicale sempre a servizio della parola e del canto. Filippo Pantieri spicca anche come solista nell’esecuzione di due brani per clavicembalo: una Sonata cromatica di Tarquinio Merula e una trascrizione di Giovanni Ceresini tratta dal madrigale “Tornate, o cari baci” su testo di Giovan Battista Marino. Nel secondo, Pantieri gioca libero sulla tastiera accentuando madrigalismi e creando una pulsazione incalzante. Pregevoli i contributi di Elisa La Marca alla tiorba e chitarra barocca.
In conclusione, un prodotto discografico di grande qualità che seduce l’ascoltatore per poi lasciarlo con il cuore infranto, proprio come quello degli amanti tormentati protagonisti dell’incisione. Un amor tiranno, interpretato magistralmente da un giovane artista già maturo dal punto di vista espressivo e chiaramente innamorato del recitar cantando in tutte le sue sfumature.
AMOR TIRANNO
Sezione Aurea
Controtenore Carlo Vistoli
Clavicembalista, organista e direttore Filippo Pantieri
Etichetta: Arcana
Formato: CD