Chiudi

Venezia, Teatro La Fenice – L’italiana in Algeri (cast alternativo)

Condivisioni

Pubblico internazionale e clima festoso per L’italiana in Algeri in scena alla Fenice di Venezia. Il capolavoro di Rossini strizza l’occhio ai tanti turisti che affollano la città per il carnevale (e non mancano magnifiche maschere anche tra il platea e palchi): l’allestimento, simpatico e gradevole, porta la firma di Bepi Morassi, il cast (fatte le dovute eccezioni) non è straordinario ma porta a casa con onore la recita. Certo, ripensando alla Semiramide dello scorso autunno o, ancor più, allo sconvolgente Macbeth che ha inaugurato questa stagione, sembra di non essere nello stesso teatro. D’altra parte, non ogni edizione di un’opera può essere una sorta di rivelazione e in una città come Venezia è anche giusto offrire spettacoli “di repertorio” per un pubblico, come detto in esordio, internazionale e non necessariamente abituato a frequentare i teatri d’opera.

L’impianto scenico di Massimo Checchetto presenta all’inizio il fianco alto e blu di una grande nave da crociera che svela poi diversi ambienti interni dove si muovono i personaggi, in una sorta di “Grande fratello” ante litteram. Siamo negli anni venti del Novecento e i bei costumi di Carlos Tieppo contribuiscono a restituire il fascino antico di quel mondo. La regia di Morassi non presenta intuizioni particolari ma ha il merito di seguire con rispetto il libretto; fa muovere i protagonisti con vivacità, crea gag divertenti e ricorre talvolta alle movenze danzanti che la musica di Rossini naturalmente suggerisce (e che già tante volte abbiamo visto in scena).

Sul podio, Giancarlo Andretta assicura una buona tenuta musicale, stacca invero tempi un po’ erratici, ma valorizza lo strumentale nella sinfonia e accompagna con discreta sensibilità il canto. In una parola, una direzione di onesta routine.
Laura Polverelli è una discreta protagonista: l’impressione è che il ruolo non sia adatto alla sua voce, più acuta e chiara di quello che la scrittura richiederebbe. Ciò detto, il mezzosoprano colorisce e accenta con proprietà ed è scenicamente spigliato. Andrea Patucelli è un Mustafà di gradevole colore scuro e voce non amplissima, ma morbida e ben emessa. Lo stesso si può dire del tenore Francisco Brito, che peraltro esordisce bene nella sua bellissima aria “Languir per una bella”, ma poi accusa qualche momento di fatica nel secondo atto. Si tratta del “classico” tenore latino dal timbro caldo e omogeneo, duttile nelle agilità. Molto bene ha fatto Andrea Vincenzo Bonsignore nei panni di Taddeo: il baritono milanese vanta uno strumento notevole per colore, morbidezza e ricchezza di armonici in tutti i registri; l’interprete, poi, è convincente e disinvolto. Bravi Chiara Brunello (Zulma) e William Corrò (Haly), mentre non ha convinto Martina Bortolotti (Elvira). Buona la prestazione del coro istruito da Claudio Marino Moretti.

 Teatro La Fenice – Stagione lirica 2018/19
L’ITALIANA IN ALGERI
Dramma giocoso per musica in due atti su libretto di Angelo Anelli
Musica di Gioachino Rossini

Mustafà Andrea Patucelli
Elvira Martina Bortolotti
Lindoro Francisco Brito
Isabella Laura Polverelli
Taddeo Andrea Vincenzo Bonsignore
Zulma Chiara Brunello
Haly William Corrò

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Giancarlo Andretta
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Maestro al fortepiano Roberta Ferrari
Regia Bepi Morassi
Scene Massimo Checchetto
Costumi Carlos Tieppo
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Venezia, 3 marzo 2019

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino