Trieste, Teatro Verdi – Il Principe Igor’

Ritorna finalmente a Trieste, dopo lunga assenza, un titolo alquanto raro non solo per il Teatro Verdi, dove è stato rappresentato tre sole volte, le ultime due delle quali molto ravvicinate, nel 1980 e nel 1983, ma in generale per i palcoscenici italiani: quel Principe Igor’ di Aleksandr Porfir’evič Borodin che costituisce uno dei titoli fondanti del melodramma russo. Se l’opera russa nasce sulla duplice spinta di reazione all’ambiente di corte, originariamente, e sull’onda del nazionalismo romantico, sicuramente la scelta di portare in Italia, unitamente alla compagnia, l’allestimento dell’Odessa National Academic Theater of Opera and Ballet si configura come un’operazione culturale a tutto tondo, museale nel senso più nobile del termine, dal momento che esso ci porta nel cuore di quella tradizione che l’autore e il Gruppo dei Cinque volevano riscoprire e a cui essi stessi attingevano.

Quello a cui assistiamo è uno spettacolo che ci restituisce tutto il fascino e lo sfarzo della prassi esecutiva e rappresentativa operistica di scuola russa. Così le belle scene di Tatiana Astafieva, i loro classici fondali dipinti, se da un lato rispondo alle esigenze di lasciare la scena il più possibile libera per gran numero di coristi e comparse, dall’altro restituiscono tutti gli elementi caratteristici dell’iconografia russa, accostando ai richiami espliciti all’arte sacra ortodossa – i volti di Madonna che appaiono a inizio e fine opera sullo sfondo di nuvole a protezione di Igor’ -, i tratti tipici di certa illustrazione russa del secolo scorso, in un fascinoso connubio di epos romantico e stile naïve, valorizzato dalle luci di Vyacheslav Usherenko. Gli impasti di colore sono terrosi, cupi e fanno risaltare i lussuosi costumi di solisti e comparse, impreziositi di infiniti dettagli, uno diverso dall’altro in un meticoloso lavoro di personalizzazione: i boiardi indossano ciascuno un abito diverso, come pure le numerose coriste, in una vasta gamma di ciprie, porpora, ocra, ori senza tralasciare azzurri e turchesi.
La regia di Stanislav Gaudasinsky ripresa da Pavlo Koshka, lavora essenzialmente per scene fisse, si potrebbe dire, intendendo ciò una cura spesa soprattutto nella disposizione delle masse in scena, quasi si trattasse di tableau vivants: del resto Borodin stesso era tormentato dai dubbi circa la mancanza di azione del libretto e, d’altro canto, il numero cospicuo di coristi, ballerini, solisti, poco spazio lascia a una regia di movimento. Ne risulta, con l’eccezione dei due personaggi di Skulà ed Eroshka, un racconto fatto per immagini, che non desta sorpresa, dunque, se non quella della meraviglia che ci coglie nello sfogliare un libro minuziosamente illustrato, e che sposa, nella sua aderenza alla storia passata quello spirito di riscoperta e rilettura di un patrimonio culturale a cui attingere con orgoglio, che è il medesimo che ha spinto Borodin alla creazione della partitura.

L’edizione che qui si esegue, peraltro, ha una particolarità, che risiede nell’esclusione del terzo atto, quasi una parvenza di intento filologico. È risaputo che alla morte improvvisa di Borodin, l’opera non era compiuta e di questo atto esistevano solo pochi abbozzi che furono alla basa della ricostruzione, operata sotto la supervisione di Rimskij-Korsakov, da Glazunov, autore anche dell’ouverture che invece ascoltiamo regolarmente. L’opera pertanto si esegue in due parti, raggruppando il prologo con il primo atto e il secondo con il quarto. Musicalmente è un’esecuzione di livello molto buono, grazie a un cast che prevede di fatto almeno sette solisti impegnati in ruoli protagonistici, tecnicamente omogeneo, preparato e sicuro, cominciando dal protagonista, Alexey Zhmudenko, che alla prima ha sostituito l’annunciato Viktor Mityshkin. Voce bronzea e dotata di grande volume, ottimamente controllata, sa cantare con suono morbido e disegna un Igor’ eroico e orgoglioso anche nella sconfitta, profondamente umano nel rimpianto della sposa nella grande aria del secondo atto. Jaroslavna è l’ottima Anna Litvinova, voce di lirico spinto, che può contare su una dinamica non ricchissima ma varia, prestata a un fraseggio intenso e attento; canta sempre ben proiettata in maschera e si fa sentire anche nelle scene di massa senza mai sforzare, segnalandosi in particolare per l’interpretazione dell’aria del quarto atto (qui seconda scena del secondo). Il dissoluto e traditore Galitzky è interpretato da Dmitry Pavlyuk, bel timbro di basso baritono non molto a suo agio nel registro acuto, ma musicalmente ineccepibile. Il tenore Vladislav Goray nel ruolo di Vladimir Igorevich fa sfoggio di abili mezze voci e di una tecnica sicura, a fronte di un timbro non bellissimo; offre tuttavia al pubblico una delle esecuzioni più applaudite, giustamente, della serata. Una segnalazione particolare va fatta anche alla già menzionata coppia Skulà ed Eroshka interpretati rispettivamente da Yuri Dudar e Alexander Prokopovich, ottimi tanto vocalmente che scenicamente nei loro ruoli di disertori, ubriaconi e voltagabbana, portatori tuttavia di un’astuzia che si vuole tipica del contadino e che salva loro la vita. Tutti tratti che rendono in maniera eccellente, rispettosi della frase musicale, senza mai scadere nel lazzo o nell’eccesso. Nel campo polovesiano le cose vanno altrettanto bene, grazie alla bella voce mezzosopranile di un’ottima Kateriyna Tsymbalyuk nella parte di Konchakovna, seducente tanto nell’aria che nel duetto con lo zarevic, e al Kontchak di Viktor Shevchenko, giovane basso con un bel suono e un’emissione morbida anche nel registro grave, sonoro senza essere forzato o ingolato. In parti più marginali non sfigurano Viktor Muzychk come Ovlur, Irina Kamenetskaya quale Nutrice e Alina Vorokh, una fanciulla polovese.

Ma, come accade nel Nabucco ascoltato a gennaio, forse il vero protagonista è il popolo russo alla cui storia appartiene l’episodio cantato da Borodin, qui incarnato dal Coro del Teatro Verdi di Trieste a cui si aggiunge il Coro dell’Odessa National Academic Theater Of Opera and Ballet, entrambi diretti da Francesca Tosi. Ci ripetiamo ancora una volta, ma siamo grati di ascoltare un’altra esecuzione di alto livello, anche in considerazione di una scrittura ostica, tanto a tessitura – i finali d’atto ad esempio – quanto a polifonia. La partitura offre inoltre numerose occasioni di ascoltare i registri maschili e femminili separatamente, così da apprezzare di entrambi il pari valore e la preparazione. Al Maestro Tosi il merito di avere saputo amalgamare due compagini di diversa derivazione artistica.
A esibirsi nella pagina più celebre dell’opera, le danze polovesiane (ahinoi, spesso spacciate per “polinesiane”) il Corpo di ballo del teatro di Odessa diretto da Yuri Vaasyuchenko, applauditissimo e agilissimo in uno spazio molto ridotto.
Dirige e concerta con attenzione Igor Chernetski; preciso nei cambi di tempi e nella scansione ritmica, come pure negli equilibri sonori fra golfo mistico e palcoscenico, ottiene dall’orchestra del Teatro Verdi un suono migliore di quello ascoltato nei mesi scorsi, anche se l’impressione è che quest’ultima suoni ancora al di sotto delle proprie capacità.
Calorosissimi applausi da parte di un pubblico non proprio numeroso per uno spettacolo di questo livello. [Rating:4/5]

Teatro Verdi – Stagione lirica 2018-19
IL PRINCIPE IGOR’
Musica di
Aleksandr Porfir’evič Borodin
Opera in un prologo e tre atti su libretto proprio
basata sul poema epico Canto della schiera di Igor’
rivista, completata e strumentata da
Nikolaj Rimskij-Korsakov e Aleksandr Glazunov

Igor’ Sviatoslavich Alexey Zhmudenko
Jaroslavna Anna Litvinova
Vladimir Igorevich Vladislav Goray
Vladimir Jaroslavich Dmitry Pavlyuk
Kontchak Viktor Shevchenko
Konchakovna Kateryna Tsymbalyuk
Ovlur Viktor Muzychko
Skulà Yuri Dudar
Eroska Alexander Prokopovich
La nutrice di Jaroslavna Irina Kamenetskaya
Una fanciulla polovese Alina Vorokh

Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
con la partecipazione del Coro e del Corpo di ballo
dell’Odessa National Academic Theater of Opera and Ballet

Direttore Igor Chernetski
Regia Stanislav Gaudasinsky
Scene Tatiana Astafieva
Luci Vyacheslav Usherenko
Direttore del balletto Yury Vasyuchenko
Maestro del coro Francesca Tosi
Produzione dell’Odessa National Academic Theater of Opera and Ballet
Trieste, 8 febbraio 2019