Un poema epico in cui l’uomo si confronta col destino. Una cornice, quest’ultimo, stante il fatto che, “non ci è data di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro”. Da questa suggestione di Dag Hammarskiold parte la visione del regista Italo Nunziata per La forza del destino, in scena al Teatro Municipale di Piacenza, prima di prendere la strada dei teatri del circuito regionale emiliano. Un allestimento che, lo diciamo subito, funziona, grazie a un’impostazione intelligente, che punta su pochi, essenziali elementi scenografici approntati da Emanuele Sinisi, con il costante campeggiare sul palco proprio di grandi cornici, a scandire le varie tappe di una vicenda alquanto complicata e, a tratti, decisamente improbabile. Illuminata tuttavia dall’ispirazione di un Verdi mai così vicino alla poetica manzoniana, mai così sincero e commovente nel restituire con la musica quel fidente abbandono a Dio che tanta parte ha nelle opere del Gran Lombardo. Cornici, dunque, sulla scena, ma anche grandi dipinti, realizzati da Hannu Palosuo in uno stile che echeggia un Bacon addolcito, per suggerire al pubblico il sentimento di quel momento nel dipanarsi degli eventi. E poi le luci sempre incisive di Fiammetta Baldiserri, che danno ulteriore plasticità ai movimenti di protagonisti e coro, abbigliati con i bellissimi costumi di Simona Morresi, dai quali capiamo che l’ambientazione è spostata alla seconda metà dell’Ottocento. La presenza di alcuni bravi mimi, guidati da Riccardo Buscarini, aiuta a rendere fluidi i nodi dell’azione.
Sul podio dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, Francesco Ivan Ciampa si mostra attento soprattutto a mantenere viva una narrazione incalzante, secondo la prospettiva del grande affresco storico, con dinamiche accese ma non parossistiche, senza sacrificare le ragioni del canto. Tutt’altro: l’attenzione ai solisti è sempre precisa, la duttilità del fraseggio aiuta il dispiegarsi delle melodie, la sensibilità musicale dà modo agli strumentisti di mettersi in luce.
Il cast, nell’insieme, convince. Brilla anzitutto la Leonora di Anna Pirozzi, la cui voce importante viene piegata a un’interpretazione sensibile, sfumata, interiorizzata nella preghiera e appassionata nello sdegno o nel dolore. Lo strumento è ampio, ricco di armonici, sicuro, timbrato in tutti i registri e proprio per questo stupisce ancor di più la sottile lamina di suono che il soprano giunge ad emettere in alcuni momenti topici dell’opera, da una “Vergine degli angeli” di assoluta ispirazione lirica (magnifico peraltro il coro) a un “Pace mio Dio” struggente nell’accorata varietà di accenti. Al punto che il pubblico chiede – e ottiene – il bis.
Debuttava nel ruolo il soprano e debuttava anche il tenore, Luciano Ganci, dotato di voce calda e morbida, non grandissima ma di bel colore omogeneo, con centri bruniti e acuti squillanti. Interprete generoso, pur con qualche lieve incertezza in alto, Ganci è risultato nel complesso convincente, ma ci sono margini di miglioramento. Non è parso invece in serata il baritono Kiril Manolov, di imponente presenza scenica e di voce sicuramente interessante per colore, chiaro, e ampiezza. Verso di lui si sono indirizzate alcune sonore contestazioni del pubblico al termine del celebre duetto col tenore all’inizio dell’ultimo atto. Molto bene ha invece fatto Marko Mimica quale autorevole Padre Guardiano: la voce è notevole per bellezza e ampiezza, l’interprete è intelligente e attento. Così come ha raccolto vivo apprezzamento il Melitone di Marco Filippo Romano, ottimamente cantato e recitato. Lo stesso dicasi della Preziosilla di Judit Kutasi, dal timbro ricco e di bel colore. Completano il cast il possente Marchese di Calatrava di Mattia Denti, e i bravi Cinzia Chiarini (Curra), Juliusz Loranzi (un Alcalde, un chirurgo) e Marcello Nardis (Mastro Trabuco). Da lode la prestazione del Coro del Teatro Municipale, guidato da Corrado Casati.
Prima nota a margine. In altri tempi, avrei cominciato questa recensione parlando di una provincia che stupisce. Oggi, la provincia non stupisce più. Senza i grandi mezzi di blasonate Fondazioni liriche, si possono comunque costruire spettacoli di qualità.
Seconda nota a margine. Qualcuno ha detto che essere superstiziosi porta sfortuna. Io sono d’accordo e quindi quest’opera la chiamo col suo nome. Viva Verdi e viva La forza del destino!
Teatro Municipale – Stagione lirica 2018/2019
LA FORZA DEL DESTINO
Opera in quattro atti di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave e Antonio Ghislanzoni
Il marchese di Calatrava Mattia Denti
Donna Leonora Anna Pirozzi
Don Carlo di Vargas Kiril Manolov
Don Alvaro Luciano Ganci
Preziosilla Judit Kutasi
Padre Guardiano Marko Mimica
Fra Melitone Marco Filippo Romano
Curra Clarissa Leonardi
Mastro Trabuco Marcello Nardis
Un Alcade/Un Chirurgo Juliusz Loranzi
Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna
Coro della Fondazione Teatri di Piacenza
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Maestro del coro Corrado Casati
Regia Italo Nunziata
Scene Emanuele Sinisi
Dipinti Hannu Palosuo
Costumi Simona Morresi
Luci Fiammetta Baldiserri
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Nuovo allestimento
Piacenza, 20 gennaio 2019