Fa parte di una rosa di titoli immancabilmente citati in tutte le storie delle musica. Ercole amante di Francesco Cavalli ha segnato una tappa importante dell’evoluzione dell’opera italiana (e in fondo europea). Prodotta nel febbraio 1662 a corte (all’epoca, ancora alle Tuileries, prima del trasferimento a Versailles) nell’immensa “salle des machines” dall’acustica nefasta secondo le testimonianze, questa composizione resterà per quasi 150 anni la sola opera italiana di registro serio eseguita a Parigi. Certo, nel corso del Settecento vari progetti (realizzati o abortiti) di produzione lirica italiana si succedettero, tra cui quelli legati alla celebre Querelles des Bouffons (1752-1754), ma per un’opera seria si dovrà attendere il 1805 con la Ginevra di Scozia di Giuseppe Mosca (l’anno prima erano stati eseguiti Gli Orazi e i Curiazi di Cimarosa, ma in concerto, senza scene) al Théâtre de l’Impératrice, primizia del Théâtre Italien reso famoso soprattutto da Rossini. A Parigi, quest’opera di Cavalli era assente dal 1981 quando venne ripescata da Michel Corboz e dal regista Jean-Louis Martinoty. Poi, Corboz (Erato 1996) e Hugo Reyne (Accord 2007) la portarono in disco, mentre Ivor Bolton (Opus Arte 2010) ne fece un DVD con la regia di David Alden (l’orchestra è quella del Concerto Köln e Luca Pisaroni incarna il personaggio di Ercole). Manco a dirlo questa produzione dell’Opéra Comique è dunque un evento quanto mai atteso.
La più francese delle opere italiane o la più italiana delle opere francesi? Il dubbio pare legittimo. Non c’è che dire questa versione delle vicende di Ercole tratte dalle Metamorfosi di Ovidio a cura del librettista di area romana Francesco Buti – emigrato a Parigi a seguito dell’illustre famiglia romana Barberini di cui era al soldo – e del veneziano d’adozione Cavalli (nato a Crema nel 1602) è a metà strada. Vi è un apparato scenico lussureggiante, che sarà poi tipico delle tragédies en musique, per le quali venne ingaggiato Giuseppe Vigarani e i di lui figli: senza badare a spese, non si fecero mancare nulla, spingendo sfarzosamente sul pedale delle macchine spettacolari. Vi è pure un coro, assente nelle opere contemporanee veneziane. L’orchestra non è certo quella molto ristretta del San Cassiano o degli altri teatri della laguna, ma integra sontuosamente i musicisti di corte. E poi, secondo una tradizione che imperverserà ancora per tutto l’Ottocento, non potevano mancare i balletti: Isaac de Benserade e Lully ne scriveranno appositamente. Però, tra la commissione e la prima esecuzione erano trascorsi quasi due anni: nel frattempo il potente cardinale Mazzarino era morto e Luigi XIV aveva pienamente preso il potere. Concepita per celebrare le nozze reali, Ercole amante si ritrovò a fungere da cavallo di Troia dell’opera francese che, specie grazie a Lully, prenderà subito dopo il controllo assoluto. Comunque, il peso di “opera di circostanza” lascia alcune tracce: se i momenti magici non mancano, tra cui svettano un’aria del sonno divina e un sontuoso lamento a due, la qualità è disuguale.
Interprete celebrato di Rameau, Raphaël Pichon alla testa del suo brillante ensemble Pygmalion enfatizza proprio il colore francese dell’opera. È vero che taglia i balletti di Lully, ma l’approccio resta più francese che italiano, tanto che il compositore fiorentino finisce per apparire come il Commendatore che si auto-invita nella produzione. Se ne ha un’eco specie nell’orchestrazione e nel trattamento del basso continuo. Avremmo apprezzato una maggiore sensualità, una tavolozza di colori più contrastati, scelte dinamiche meno omogenee.
I registi Valérie Lesart e Christian Hecq scelgono di portare in scena il carattere macchinistico della prima assoluta, ma con una certa distanza, non esente da un’evidente derisione, e soprattutto con mezzi evidentemente non così generosi come quelli della corte del Re Sole. Lo spettacolo è intelligente, funziona e offre tanto momenti poetici quanto di sincere risa, anche se la tendenza alle gag – alcune un po’ faciline – non manca di stancare.
Il cast è semplicemente superbo. Secondo una drammaturgia barocca – in senso estetico –, i personaggi si rincorrono, si respingono, si aggrovigliano. Nel cast maschile, domina Illo, figlio infelice di Ercole: Krystian Adam, tenore di origine polacca, dalla voce tanto potente quanto angelica. Quasi un contrappasso, suo padre, incarnato dal baritono argentino Nahuel di Pierro, perfettamente convincente sia nella veste attoriale (deve calare i panni di un egocentrico seduttore, ovviamente piacente: un ritratto assai poco lusinghiero per il re che si sarebbe dovuto rappresentare nel semi-dio) sia in quelli vocali. Bravissimo pure il basso profondo Luca Tittoto, temibile (vocalmente) Nettuno. Una nota merita anche il leggiadro Dominique Visse (Licco). Il cast femminile è un’infilata di perle. Anna Bonitatibus, che figurava già nella distribuzione di Ivan Bolton, è una Giunone perfetta: il suo timbro inconfondibile – scuro, ma sempre vellutato –, il volume spessissimo, la sua tecnica perfetta che le permette di volteggiare tra gli orpelli vocali mentre si dimena in aria a mo’ di acrobate, la rendono imprescindibile. Dejanira e Iole – l’una è la moglie di Ercole, l’altra l’amante di Illo concupita però dal padre… – svettano grazie alle interpretazioni di Giuseppina Bridelli e Francesca Aspromonte: la prima ha pure nella sua faretra toni accorati, la seconda la leggerezza vocale che si addice ad una giovane innamorata. Giulia Semenzato incarna perfettamente Venere, Bellezza, Cinthia. Peccato che la dizione non sia sempre chiara.
Qualche posto vuoto dopo l’intervallo non mette a rischio il successo dello spettacolo, applaudito da un pubblico entusiasta.
Opéra Comique – Stagione 2019
ERCOLE AMANTE
Tragedia in un prologo e cinque atti
Libretto di Francesco Buti
Musica di Francesco Cavalli
Ercole Nahuel di Pierro
Giunone Anna Bonitatibus
Dejanira Giuseppina Bridelli
Jole Francesca Aspromonte
Hyllo Krystian Adam
Pasithea Clerica, Terza Grazia, Secondo Pianeta Eugénie Lefebvre
Venere, Bellezza, Cinthia (Prologo) Giulia Semenzato
Nettuno, Eutyro Luca Tittoto
Il paggio Ray Chenez
Licco Dominique Visse
Ensemble Pygmalion
Direttore Raphaël Pichon
Regia Valérie Lesort e Christian Hecq
Scene Laurent Peduzzi
Costumi Vanessa Sannino
Luci Christian Pinaud
Nuovo allestimento Opéra Comique in coproduzione con
Château de Versailles Spectacles, Opéra National de Bordeaux
Parigi, 10 novembre 2019