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Padova, Castello Carrarese – L’elisir d’amore

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Nella consueta, affascinante cornice del Castello Carrarese, nonostante la minaccia di qualche acquazzone passeggero, puntualmente avvenuto nel corso del primo atto, la rappresentazione de L’elisir d’amore chiude la Stagione lirica estiva organizzata dal Comune di Padova in collaborazione con il Bassano Opera Festival. Per l’occasione, il capolavoro comico di Donizetti abbandona la veste rassicurante e ironica dell’idillio campestre ambientato nei Paesi Baschi e si ammanta di contemporaneità. Nell’epoca dei disturbi comportamentali legati al mondo virtuale, del cyberbullismo e degli haters, il giovane regista Yamal Das Irmich sceglie un tema quanto mai scottante. Del resto, il semplice plot ideato dal librettista Felice Romani si presta a ogni sorta di attualizzazione: che sia una spiaggia della Riviera, un saloon del Far West o un campeggio, alla fine, Nemorino è un personaggio isolato, un drop out che vive, attraverso l’amore e un po’ di fortuna, un profondo processo di autocostruzione personale. Dunque, perché non ambientare Elisir nello spietato mondo di internet?

I personaggi del melodramma giocoso vengono riletti come veri e propri stereotipi viventi del mondo del web: Adina gestisce una dubbia attività di consulenze; Belcore è un giocatore compulsivo di videogame, Nemorino un addetto alle pulizie che vive in un mondo tutto suo, chiuso nella sua cameretta; Dulcamara, infine, rappresenta il proteiforme mondo virtuale, che controlla e lusinga le menti. Sul fondo della scena fanno la loro apparizione ricerche su Google, riferimenti al mondo dei videogiochi, loghi di motori di ricerca, etc. Uno spettacolo colorato e “virtuale” ideato scenicamente da Matteo Paoletti Franzato, cui si devono anche i costumi. Nonostante l’attualità dello spunto, la regia non funziona perfettamente. La fluida drammaturgia donizettiana si scontra con un’interpretazione cerebrale, che appesantisce o eccede nel sovra-strutturare il testo: spesso, non si coglie un legame diretto tra la diegesi dell’opera e ciò che accade in scena, con un forte senso di successione episodica di quadri eccessivamente didascalici. In fin dei conti, nonostante la forte tempra sentimentale e psicologica, L’elisir d’amore rimane pur sempre un capolavoro comico e farsesco e, proprio quest’ultimo aspetto risulta sacrificato in questa produzione. I momenti migliori e più interessanti rimangono quelli dove la regia segue il testo teatrale e non cerca di sovra-interpretarlo: Nemorino chiuso nella sua cameretta tappezzata dalle foto di Adina, la compravendita dell’elisir attraverso Amazon, il Finale primo in cui il protagonista si trova solo contro tutti, ecc. Anche il finale dell’opera, pur suggestivo, con Adina e Nemorino che abbandonano il mondo virtuale salutando il pubblico “reale”, sembra un po’ posticcio. Insomma, molte idee, alcune davvero promettenti, che, tuttavia, non riescono a creare uno spettacolo: l’effetto è freddo, discontinuo, non riuscendo a mettere in luce i rapporti psicologici tra i diversi protagonisti.

L’ambizioso progetto del regista si scontra anche con interpreti non sempre all’altezza. Jessica Nuccio delinea un’Adina algida e poco convinta, priva del carattere sbarazzino del personaggio. Anche vocalmente l’esecuzione non funziona sempre: il rondò finale, particolarmente irto e insidioso, mette in difficoltà la voce della cantante, che non riesce a dare spessore psicologico alla sua parte. Il Nemorino di Giordano Lucà risponde molto bene all’interpretazione di nerd isolato voluta dal regista. Corretta l’esecuzione della celebre romanza “Una furtiva lagrima” (molto applaudita) e senz’altro riusciti alcuni momenti comici e di azione teatrale.
Decisamente interessante il Dulcamara di Filippo Polinelli, che si distingue per una spiccata capacità attoriale, per il movimento scenico e il fraseggio piuttosto accurato. Bene, dunque, la cavatina “Udite, udite o rustici” e il successivo duetto con Nemorino. Sconta una scarsa valorizzazione registica il Belcore di Leonardo Lee, personaggio che non riesce a risaltare nel contesto drammatico e risulta così sacrificato. Si fa comunque apprezzare nell’aria del primo atto, pur con qualche difficoltà, e nel Finale Primo nell’alterco con Nemorino. Buona prova per la Giannetta di Silvia Celadin sia dal punto di vista del canto che della recitazione.
Il Coro Lirico Veneto diretto da Stefano Lovato si muove con disinvoltura sulla scena e canta in modo corretto.

L’esecuzione dell’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Nicola Simoni non si segnala per particolare brillantezza: i tempi sono sicuramente corretti e rapidi, come il genere comico post-rossiniano richiede, ma manca quel fascino timbrico e quella vivacità che sono il segreto dell’orchestrazione donizettiana. Inoltre, nuocciono alla performance i sistematici tagli di tutte le riprese e di alcuni recitativi.
Alla fine, applausi calorosi con qualche isolato dissenso per il direttore.

Castello Carrarese – Stagione Lirica di Padova 2019
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti

Adina Jessica Nuccio
Nemorino Giordano Lucà
Dulcamara Filippo Polinelli
Belcore Leonardo Lee
Giannetta Silvia Celadin

Orchestra di Padova e del Veneto
Coro Lirico Veneto
Direttore Nicola Simoni
Maestro del coro Stefano Lovato
Regia Yamal Das Irmich
Scene e costumi Matteo Paoletti Franzato
In coproduzione con Bassano Opera Festival
Padova, 2 agosto 2019

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