Suor Angelica non è altri che Lola, costretta alla monacazione dopo aver partorito il figlio suo e di Turiddu. Questa l’originale – e sconvolgente – idea alla base della regia di Gianmaria Aliverta del dittico Suor Angelica – Cavalleria rusticana, in scena al Teatro Coccia di Novara. Un’idea forte, che non ha mancato di dividere il pubblico che, in verità non numeroso, ha assistito alla recita di uno spettacolo coprodotto con il Teatro Goldoni di Livorno, dove è già andato in scena in ottobre. Intorno a questa verità si collocano coerentemente le altre scelte registiche, spesso fortemente simboliche o addirittura sfioranti la blasfemia. Come quando il calice sottratto a una statua raffigurante la virtù teologale della Fede e offerto poi alla Madonna diviene la coppa per il brindisi di compare Turiddu. Per non dire del fatto che il “figlio del peccato” (come si sarebbe detto una volta) viene concepito proprio in chiesa.
A fungere da ulteriore collante tra i due capolavori di Puccini e Mascagni, il bell’impianto scenico costruito da Francesco Bondì: in Cavalleria si vedono frontalmente il sagrato della chiesa e il suo interno, in Suor Angelica la stessa chiesa osservata da una prospettiva laterale diventa il convento di clausura. Tessuto connettivo è anche un’idea di Cattolicesimo cupo e oppressivo, trionfante sì nel barocco siciliano che fa da cornice all’“Inneggiamo al Signor” (molto bello il colpo d’occhio), ma sostanzialmente chiuso al respiro dei sentimenti e delle passioni, come le pesanti tende di velluto rosso che fanno da fondale alla scena. Funzionali le luci di Elisabetta Campanelli e molto belli i costumi di Sara Marcucci.
Sul piano musicale, Daniele Agiman, alla guida di una non eccezionale Orchestra Filarmonica Pucciniana, riesce a tenere bene le fila del discorso traendo un bel gioco di colori in Puccini e un apprezzabile ritmo narrativo in Mascagni.
Nel cast di Suor Angelica brilla la prova della protagonista Marta Mari, giovane soprano dotata di un timbro scuro, vellutato e rotondo, omogeneo in tutti i registri, accompagnato da una raffinata sensibilità di interprete. Il ritratto che ne sortisce è quello di una creatura vittima del destino, ma non umiliata nella sua dignità. Inutile dire che la commozione fa capolino ascoltando il canto pulito e legato del soprano, soprattutto nella stupenda aria “Senza mamma”, ove riesce miracolosamente a contenere l’emozione da lei stessa provata per consegnarla immacolata al pubblico. Bravissima Anastasia Boldyreva nei panni di una implacabile Zia Principessa: personaggio duro e inflessibile non solo nelle movenze, ma anche in una voce il cui morbido velluto timbrico da autentico mezzosoprano viene piegato a un fraseggio mobile e incisivo.
Nel complesso adeguate le altre interpreti dell’opera pucciniana. In Mascagni, Marta Mari presta dunque corpo e voce al personaggio di Lola, mentre Donata D’Annunzio Lombardi è una Santuzza poco verista e molto ben cantata (la “mala Pasqua”, ad esempio, non viene urlata o parlata… e ne siamo felici!). Il timbro chiaro e luminoso del soprano viene valorizzato da un fraseggio ricco di sfumature, davvero inedite per un personaggio solitamente sanguigno. Come invece è il Turiddu di un Aquiles Machado scenicamente non agile ma vocalmente convincente. Non a fuoco il compar Alfio di Sergio Bologna. Il coro Ars Lyrica, diretto da Chiara Mariani, al netto di qualche squilibrio negli attacchi, ha fatto migliore figura nella componente femminile che non in quella maschile, numericamente esigua.
Teatro Coccia – Stagione 2019/20
SUOR ANGELICA
Opera in un atto di Giovacchino Forzano
musica di Giacomo Puccini
Suor Angelica Marta Mari
Zia Principessa Anastasia Boldyreva
Badessa Lucrezia Venturiello
Suora Zelatrice Elena Caccamo
Maestra delle novizie Eva Maria Ruggieri
Suor Genovieffa Giulia De Blasis
Suor Osmina Veronica Niccolini
Suor Dolcina Laura Esposito
Suora infermiera Veronica Senserini
Prima novizia Valentina Saccone
Seconda novizia Laura Scapecchi
Prima cercatrice Isabel Lombana Mariño
Seconda cercatrice Sofya Yuneeva
Prima conversa Sabrina Sanza
Seconda conversa Galina Ovchinnikova
CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto
libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
dall’omonima novella di Giovanni Verga
musica di Pietro Mascagni
Santuzza Donata D’Annunzio Lombardi
Turiddu Aquiles Machado
Alfio Sergio Bologna
Mamma Lucia Anastasia Boldyreva
Lola Marta Mari
Orchestra Filarmonica Pucciniana
Coro Ars Lyrica
Coro Voci bianche della Fondazione Teatro Goldoni e del Teatro Coccia
Direttore Daniele Agiman
Maestro del coro Chiara Mariani
Maestro del coro voci bianche Laura Brioli
Regia Gianmaria Aliverta
Scene Francesco Bondì
Costumi Sara Marcucci
Luci Elisabetta Campanelli
Nuovo allestimento
Coproduzione Teatro Goldoni Livorno,
Teatro Coccia di Novara e Teatro Sociale di Rovigo.
Novara, 14 dicembre 2019