“Una cronaca d’amor”, contrariamente a quella di Tristano, chiaramente destinata a concludersi per il meglio. Non ci sono ombre o sottili inquietudini nella lettura che il regista Grischa Asagaroff fa de L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti in scena al Teatro alla Scala di Milano. Come noto, si tratta di un allestimento nato a Zurigo nel 1995 e che si avvale dei bellissimi scene e costumi di Tullio Pericoli: colori pastello, luci sfumate, disegni che sembrano usciti dalla fervida fantasia di un bimbo innamorato delle favole. E proprio la dimensione fiabesca è quella prevalente in questo Elisir dove Adina somiglia tanto a una giovane principessa, Nemorino è il goffo giovinotto che conosciamo, Belcore è un simpatico militare che, al pari dei suoi compagni, sembra uscito da un esercito di soldatini di piombo. E il dottor Dulcamara? Un incorreggibile mascalzone al quale si perdona volentieri la tendenza a delinquere.
Ciascuno dei quattro interpreti principali, poi, ha anche il physique du rôle adatto al proprio personaggio: l’esile e graziosa Adina di Rosa Feola, il mite e pacioccone Nemorino di René Barbera, lo scattante Belcore di Massimo Cavalletti e l’ingombrante Dulcamara di Ambrogio Maestri; quest’ultimo accompagnato dal brillante mimo Stefano Guizzi e dal trombettiere Gianni Dallaturca. Peccato che non tutto funzioni per il meglio dal punto di vista registico: molte sono le trovate spiritose, che suscitano un sorriso più indulgente che divertito, altre scivolano verso una comicità un po’ troppo caricata, ma l’impressione generale è che ci sia una certa distrazione nella recitazione. Forse dovuta a un lavoro di regia non perfettamente rifinito.
Alterna la direzione del giovane Michele Gamba, che in alcuni passaggi sembra non dare il necessario respiro al canto e talvolta, soprattutto nel primo atto, insiste su sonorità forti che coprono le voci. Manca quella leggerezza che è nel dna di un capolavoro così singolare nello stemperare l’elemento comico con i colori di una penetrante malinconia. Ottima, comme d’habitude, la prestazione del coro istruito da Bruno Casoni.
Rosa Feola è un’Adina vocalmente impeccabile, con quella sua ricca musicalità piegata a un canto pulito, lineare, sicuro nella salita agli acuti, vario nel fraseggio e spigliato nel recitativo. Lo stesso si può dire del Nemorino di René Barbera, il classico tenore latino dalla bella voce calda e pastosa, capace di passare con naturalezza dallo smarrimento del primo atto all’affettuosa elegia di una “Furtiva lagrima” emozionante. Massimo Cavalletti ha una pasta vocale di bel colore, ma sembra un tantino in difficoltà nell’emissione, mentre Ambrogio Maestri si distingue per la qualità del fraseggio. Molto brava anche Francesca Pia Vitale, allieva dell’Accademia della Scala, nei panni di una vivace Giannetta.
Teatro alla Scala – Stagione d’opera e balletto 2018/19
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani
da Le philtre di Eugène Scribe
Musica di Gaetano Donizetti
Adina Rosa Feola
Nemorino René Barbera
Dulcamara Ambrogio Maestri
Belcore Massimo Cavalletti
Giannetta Francesca Pia Vitale
Attore Stefano Guizzi
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Michele Gamba
Maestro del coro Bruno Casoni
Regia Grischa Asagaroff
Scene e costumi Tullio Pericoli
Luci Hans-Rudolf Kun riprese da Marco Filibeck
Milano, 10 settembre 2019