“Non come una servile imitazione, ma come un’ingegnosa parafrasi dell’antico stile eroico, intrecciato con lo stile dell’opera buffa”. Queste parole inviate nel 1911 a Richard Strauss dal poeta, drammaturgo e librettista Hugo von Hofmannsthal ben inquadrano la natura ibrida di una delle composizioni straussiane più ambigue, Ariadne auf Naxos. Arguto gioco di specchi, di natura prettamente metateatrale, tra realtà e finzione scenica, mondo degli uomini e universo mitologico, ironia e pathos languoroso, mancava dalle tavole del Teatro alla Scala dal 2006. Oggi come allora, il titolo viene proposto nella versione universalmente rappresentata, quella del 1916 in un prologo e in un atto, rifacimento radicale del precedente del 1912, un divertissement operistico attorno a Le bourgeois gentilhomme di Molière raramente messo in scena ai giorni nostri (si ricorda, però, l’elegante edizione vista nel 2012 al Salzburger Festspiele, riadattamento del regista Sven-Eric Bechtolf con Daniel Harding sul podio).
Per l’occasione, alla guida dell’Orchestra del Teatro alla Scala troviamo un alfiere della musica mitteleuropea, l’austriaco Franz Welser-Möst, negli ultimi anni distintosi soprattutto per le sue pregevoli interpretazioni straussiane a Salisburgo (in particolare, Der Rosenkavalier nel 2014 e nel 2015, Die Liebe der Danae nel 2016 e, la scorsa estate, la Salome iconica di Romeo Castellucci, che verrà riproposta a fine agosto per sole tre recite, già sold out). Con gestualità ariosa e calibrata, propende per una lettura di ampio respiro sinfonico, nitida nello sbalzare i numerosi motivi della partitura, lavorando di cesello per ottenere la massima politezza del suono, dinamiche brillanti e sonorità trasparenti. Ne scaturisce una direzione estremamente raffinata, ben dosata nell’agogica dei tempi, armoniosa e di una bellezza apollinea.
Complessivamente valido il cast scritturato. Artista straussiana tra le più quotate (noti sono i suoi successi come Feldmarschallin e Danae), Krassimira Stoyanova ricopre il rôle-titre. Grazie a una vocalità di buon peso e di colore cremoso, luminosa e sicura nelle note alte, omogenea negli altri registri (a esclusione di alcuni gravi estremi, abbastanza opachi), il soprano bulgaro incarna con gran classe la Primadonna capricciosa e la dolente Ariadne. Nell’economia di una performance ineccepibile, si citi almeno il monologo “Es gibt ein Reich”, venato di inflessioni malinconiche e languide, senza però mai scadere nel patetico.
Fisico aggraziato, Sabine Devieilhe è una Zerbinetta gustosa, dalla voce piccola e garbata. Interprete scenicamente credibile e sbarazzina, nell’attesa aria “Großmächtige Prinzessin” – accolta da numerosi applausi a scena aperta – sfodera un’invidiabile tenuta dei fiati, dando fuoco alle polveri con picchettati adamantini, acuti e sovracuti di cristallo lucente e un fraseggio fantasioso.
A tratti legnoso nelle movenze, Michael König delinea un Bacchus eroico e stentoreo, vocalmente squillante e incisivo, sebbene con qualche nota alta non del tutto precisa. Piace il mezzosoprano Daniela Sindram, nei panni en travesti del Komponist, dalla vocalità timbricamente chiara, quasi sopranile, emessa morbidamente e ben sfogata in acuto. Il Musiklehrer di Markus Werba emerge per una voce baritonale tornita di pasta scura, espansa nell’ampia sala teatrale. Ben assortite le quattro maschere della Commedia dell’Arte: omogeneo l’Harlekin del basso-baritono Thomas Tatzl, in possesso di uno strumento di colore chiaro; vigoroso e misurato lo Scaramuccio del tenore croato Krešimir Špicer; tonante il Truffaldin del basso Tobias Kehrer; musicale e penetrante il Brighella del tenore russo Pavel Kolgatin. Musicale e dinoccolato il Tanzmeister del tenore statunitense Joshua Whitener; puntute le tre ninfe di Christina Gansch (Najade), Anna-Doris Capitelli (Dryade) e Regula Mühlemann (Echo); puntuali i brevi interventi di Hwan An (Ein Lakai), Ramiro Maturana (Ein Perückenmacher) e Riccardo Della Sciucca (Ein Offizier).
Infine, il sovrintendente del Piermarini, Alexander Pereira, recita il ruolo parlato dell’Haushofmeister, già affrontato nel corso degli anni molteplici volte, a Garmisch, Zurigo, Londra, Vienna e Dresda (chi scrive lo ricorda nel 2015 all’Opernhaus Zürich, nella ripresa del suggestivo allestimento di Claus Guth, diretto da Fabio Luisi). Pereira dà una resa sapida della figura del Maggiordomo, grazie a una voce tonante, una dizione curata e un’interpretazione ricca di verve.
Il team registico capitanato dal giovane Frederic Wake-Walker dà vita a uno spettacolo sostanzialmente pop, a tratti eccessivamente kitsch, non sempre convincente. Se, per esempio, gli artisti sono guidati sapientemente nella recitazione (divertenti gli atteggiamenti volutamente enfatici della Primadonna, da vera tragedienne d’antan), o sono riscontrabili interessanti rimandi al mondo cinematografico (nel prologo Zerbinetta ricorda Liza Minelli nel musical di Bob Fosse Cabaret, il Maestro di ballo strizza l’occhio a John Travolta ne La febbre del sabato sera e il mimo-clown rammenta le nostalgiche atmosfere circensi di alcune pellicole felliniane), non è però ravvisabile un fil rouge o, comunque, una precisa chiave di lettura uniformante. Lo stesso vale per le pur belle scene di Jamie Vartan, caratterizzate da una sovrapposizione di differenti registri: maggiormente tradizionali nel prologo, ambientato in un fastoso salotto impreziosito da velluti rossi, lampadari di cristallo, infilate di specchi e, al centro, le due roulotte degli attori e dei guitti; astratte e spoglie, quasi visionarie, nell’atto unico, dove l’isola di Nasso è simile a un’enorme conchiglia bianca stilizzata che apre e chiude la sua valva inghiottendo Ariadne, attorniata da una distesa di triangoli a suggerire le increspature del mar Egeo. Variegati i costumi dello stesso Vartan, in un mix di svariati stili tra antico e contemporaneo, un vero e proprio tripudio di lustrini, gioielli e cromie accese. Suggestive le luci di Marco Filibeck, principalmente calde nella prima parte, fredde e azzurrate nella seconda; di forte impatto estetico sull’osservatore ma piuttosto ripetitive le variopinte videoproiezioni psichedeliche a firma di Sylwester Łuczak e Ula Milanowska.
Al termine, caloroso successo da parte del pubblico presente in sala, con picchi di sentito entusiasmo per Krassimira Stoyanova, Sabine Devieilhe, Daniela Sindram.
Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e Balletto 2018/2019
ARIADNE AUF NAXOS
Opera in un atto con prologo di Hugo von Hofmannsthal
Musica di Richard Strauss
Der Haushofmeister Alexander Pereira
Ein Musiklehrer Markus Werba
Der Komponist Daniela Sindram
Der Tenor/Bacchus Michael König
Ein Offizier Riccardo Della Sciucca
Ein Tanzmeister Joshua Whitener
Ein Perückenmacher Ramiro Maturana
Ein Lakai Hwan An
Zerbinetta Sabine Devieilhe
Primadonna/Ariadne Krassimira Stoyanova
Harlekin Thomas Tatzl
Scaramuccio Krešimir Špicer
Truffaldin Tobias Kehrer
Brighella Pavel Kolgatin
Najade Christina Gansch
Dryade Anna-Doris Capitelli
Echo Regula Mühlemann
Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Franz Welser-Möst
Regia Frederic Wake-Walker
Scene e costumi Jamie Vartan
Luci Marco Filibeck
Video Sylwester Łuczak e Ula Milanowska
Nuova produzione Teatro alla Scala
Milano, 28 aprile 2019