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Firenze, Grotta del Buontalenti – Intermedi della Pellegrina

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Cosa sono di preciso gli Intermedi, da cui l’opera lirica deriva? Era prassi nel Cinquecento eseguire, durante i cambi di scena tra gli atti delle rappresentazioni teatrali, alcuni intermezzi in musica per simboleggiare lo scorrere del tempo. Nel giro di pochi decenni, tuttavia, la musica prese sempre più il sopravvento, tanto che da brevi composizioni musicali, spesso svincolate dalla narrazione teatrale stessa, si arrivò a composizioni sempre più complesse, anche con intervento di voci; già a metà del secolo erano diventati l’attrattiva principale di una messa in scena, cosa di cui si lamentava il grande intellettuale fiorentino del tempo Anton Francesco Grazzini detto il Lasca.

Nel 1589 a Firenze si sposarono Ferdinando de’ Medici, “scardinalizzato” da poco per diventare Granduca di Toscana dopo la morte improvvisa del fratello Francesco, e Cristina di Lorena, nipote di Caterina de’ Medici, unendo così i due rami della famiglia. I festeggiamenti come sempre furono gloriosi, e tra i vari divertimenti fu programmata la messa in scena della commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli, che comprendeva anche gli usuali intermezzi. Per questi ci fu una notevole unione di forze: Bernardo Buontalenti si occupò della messa in scena, mentre le musiche vennero composte da Cristofano Malvezzi, Luca Marenzio, Giulio Caccini, Jacopo Peri, Emilio de’ Cavalieri e Giovanni de’ Bardi di Vernio, quello della nota Camerata, che lavorò anche ai testi con Ottavio Rinuccini, Giovanni Battista Strozzi e Laura Lucchesini, producendo sei intermedi il cui tema portante è il potere della musica come armonia celeste, di cui Ferdinando veniva presentato come garante. Il risultato di un tale dispiego di energie a scopo propagandistico fu una vera e propria Gesamtkunstwerk che fece impazzire i colti spettatori presenti, così che gli stessi Intermezzi furono replicati varie volte anche in seno ad altre commedie. Ma cosa fa di questi pezzi encomiastici il vero laboratorio da cui fiorì poi l’opera? In pratica, vi figurano due elementi di assoluta novità: il primo è visibile già nell’iniziale Dalle più alte sfere, in cui il canto monodico del solista è accompagnato dal basso continuo, anticipazione di quello che avverrà di lì a poco con le favole in musica di Monteverdi; l’altro invece è l’unità tra soggetto della finzione poetica e il relativo attore, per cui esiste un’intima connessione tra il soggetto del canto e chi lo declama, cosa che solitamente non avveniva nei madrigali, in cui spesso più voci intonavano i sentimenti di un soggetto singolare, in virtù della finzione scenica.

Il Festival del Maggio Musicale Fiorentino continua dunque la riscoperta del teatro in musica degli albori, come già fatto lo scorso anno con La Dafne di Marco da Gagliano, proponendo sfide a se stesso e al pubblico (praticamente il vero compito di un festival).
Il regista Valentino Villa dimostra di aver compreso le problematiche che un lavoro del genere comporta: come rendere infatti un testo musicale e teatrale del genere per cercare di produrre anche un minimo della meraviglia provata dai primi spettatori di questi Intermezzi? Innanzitutto è aiutato dall’evocativo luogo, cioè gli spazi compresi tra Palazzo Pitti e la Grotta del Buontalenti, un luogo dunque carico di suggestioni medicee, e in cui vi è la mano di uno degli artefici dell’originaria rappresentazione degli Intermedi, dato che Buontalenti stava lavorando alla Grotta negli stessi anni. Data poi l’inconsistenza narrativa dei vari intermedi e l’assenza di una vera e propria continuità, Villa decide di unire tutto il materiale mettendo in scena un matrimonio che vuole evocare l’originale contesto da cui scaturirono. Gli spettatori prendono parte ai festeggiamenti, in uno spettacolo itinerante fra tre palchi allestiti nella verzura. Gli spostamenti vengono accompagnati da una moderna cronaca giornalistica del matrimonio tra Ferdinando e Cristina, aggiornato ai tempi moderni, come avviene solitamente ai giorni nostri con i matrimoni delle case reali europee. I sei solisti, agghindati in abiti stravaganti, un po’ kitsch ma di ottima fattura, firmati da Gianluca Sbicca, sono gli invitati d’onore, mentre i figuranti tutto intorno si articolano in scene che richiamano le azioni dei vari Intermezzi. Tra mirror balls, bottiglie di champagne, quadri cinquecenteschi rivisitati, e suggestivi effetti di luce, Villa riesce a cogliere tutto il lato pop di un simile lavoro, immergendo il pubblico all’interno dello stesso spettacolo, grazie alle continue interazioni dei figuranti, in un caleidoscopio di immagini che sembrano uscite da un servizio fotografico di David La Chapelle.

La parte musicale ben si adatta a questo profluvio di immagini. Federico Maria Sardelli dà una lettura apollinea che attenua i contrasti, ritrovando una sorta di purezza originaria della linea melodica; le voci non vengono mai sopraffatte e risultano sempre ben udibili, pur in condizioni non ottimali di acustica. Allo stesso tempo il direttore sa dare un buon passo teatrale a questa musica, evitando di cadere nella monotonia che una impostazione del genere potrebbe creare. L’Orchestra Modo Antiquo risponde convinta al gesto scattante del direttore, offrendo una prova in crescendo.
Ottimi si rivelano gli interventi del Coro Ricercare Ensemble, preparato da Alberto Allegrezza, che mette in evidenza la sua vocalità corposa senza perdere l’appropriatezza del linguaggio.

Ben amalgamate invece le voci dei solisti. A Rossana Bertini sono affidate le pagine soliste più complesse: la coloratura, soprattutto nel suo primo intervento, non è sempre a fuoco, ma la voce poi si scalda e offre infine una prestazione convincente, anche grazie alla buona proiezione dello strumento. Elena Bertuzzi ha volume più contenuto, ma declama convinta e con proprietà di accenti, mentre il caldo strumento di Candida Guida ben si fonde con le altre negli assieme. Marco Scavazza si distingue nel lamento di Anfione per la linea omogenea e le agilità adeguatamente cesellate, e ben gli rispondono negli interventi di eco Mauro Borgioni e Paolo Fanciullacci.
Il pubblico si lascia condurre per mano in questa avventura e alla fine tributa grandi applausi a tutti, per poi uscire in Piazza Pitti accompagnato dal rullo dei tamburi degli sbandieratori della città di Firenze. Se non è un trattamento da ospiti esclusivi questo…

82° Festival del Maggio Musicale Fiorentino
INTERMEDI DELLA PELLEGRINA
Sei intermedi coreografici e musicali fatti per la commedia di Girolamo Bargagli
rappresentata in Firenze nelle Nozze del Serenissimo Don Ferdinando Medici
e Madama Cristina di Lorena Gran Duchi di Toscana (1589)

Musiche di
Cristofano Malvezzi (I intermedio su testo di Giovanni de’ Bardi e Ottavio Rinuccini)
Luca Marenzio (II e III intermedio su testi di Ottavio Rinuccini)
Giulio Caccini, Cristofano Malvezzi, Giovanni de’ Bardi (IV intermedio
su testo di Giovanni Battista Strozzi)

Cristofano Malvezzi, Jacopo Peri (V intermedio
su testo di Ottavio Rinuccini e Giovanni de’ Bardi)

Cristofano Malvezzi, Emilio de’ Cavalieri (VI intermedio
su testo di Ottavio Rinuccini e Laura Lucchesini)

Soprano I Rossana Bertini
Soprano II Elena Bertuzzi
Contralto Candida Guida
Tenore Paolo Fanciullacci
Baritono Marco Scavazza
Basso Mauro Borgioni

Orchestra Modo Antiquo
Coro Ricercare Ensemble e la Compagnia Dramatodìa
Direttore Federico Maria Sardelli
Maestro del coro Alberto Allegrezza
Regia Valentino Villa
Impianto scenico Saverio Santoliquido
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Alessandro Tutini
Movimenti coreografici Marco Angelilli
Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, 18 giugno 2019

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