In Germania, nel bel mezzo della Foresta Nera, sorge Bad Wildbad, piccola località termale circondata dal verde e da piacevoli colline. Chi potrebbe sospettare che questo luogo, turistico ma non certo preso d’assalto oggi, anche in virtù di una posizione decentrata, abbia accolto il sofferente Gioachino Rossini in cerca di sollievo ai propri dolori? Eppure nel 1856 il compositore trascorre qui una ventina di giorni trovando la tranquillità ideale per riprendere poi, a pieno regime, le proprie attività. Da ben 31 anni la cittadina omaggia l’ospite illustre con un festival a lui dedicato: Rossini in Wildbad, Belcanto Opera Festival si impone come un baluardo della musica del pesarese, in particolare di quella più rara, e non solo, poiché trovano spazio anche lavori di altri autori sovente poco conosciuti, con frequenti prime esecuzioni in tempi moderni.
L’inaugurazione della manifestazione tocca a un lavoro imponente: Matilde di Shabran o sia Bellezza e cuor di ferro, nota anche col titolo Corradino, Cuor di ferro, scelto dal festival in occasione di questa ripresa. Il melodramma giocoso in due atti ha più di qualche somiglianza con il genere semiserio, allora nelle grazie del pubblico. La vicenda del misogino Corradino, particolarmente crudele con chi gli si avvicina, specie con le donne, prende le mosse da un libretto arguto ma intricato di Jacopo Ferretti che a sua volta si rifà a varie fonti, tra le quali François-Benoît-Henri Hoffman, Monvel, Antonio Sografi e Gaetano Rossi. Rossini lavora alacremente al progetto, con i consueti tempi strettissimi, ma non riesce a rispettare la scadenza. La prima esecuzione slitta e il lavoro è completato con l’ausilio di un ignoto collaboratore per i recitativi e Giovanni Pacini per alcuni passaggi. Il debutto, con Niccolò Paganini primo violino, in sostituzione del titolare ammalato, al Teatro Apollo di Roma il 24 febbraio 1821 sortisce scarso entusiasmo ma nel giro di qualche tempo l’opera beneficia di varie riprese, con importanti allestimenti a Napoli e Vienna.
A Bad Wildbad si è deciso di rappresentare la versione romana, dunque l’opera così com’è stata udita al suo esordio. L’arduo compito di introdurre gli spettatori nel noir gotico rossiniano spetta a Stefania Bonfadelli, soprano che si cimenta con la regia da qualche anno. La sua lettura, ispirata anche dal film Wall Street di Oliver Stone, sposta l’azione in una moderna redazione giornalistica dove le frenesie, le invidie e le ipocrisie sono all’ordine del giorno. Il boss Corradino tiene in scacco tutto lo staff, terrorizzato dal suo carattere irascibile e mutevole. Ciascuno rispetta la propria mansione, in un ambiente tutto al maschile: la misoginia del capo tiene distante qualsiasi presenza femminile, fino all’intrusione di Matilde di Shabran, figlia di un valoroso uomo d’armi, la quale scombussola gli anomali equilibri destando amore in Corradino. Bonfadelli inserisce alcune rivendicazioni femministe, che in un’opera come questa possono anche funzionare, caratterizza i personaggi (per i quali firma anche i sobri costumi), ne cura l’azione ma sembra non cogliere appieno gli aspetti salienti del melodramma, resi meno evidenti dalla trasposizione, a tratti forzata, che tende a far perdere i collegamenti e i legami durante lo svolgimento dell’azione. È certamente apprezzabile il piglio con cui viene gestita la narrazione, sempre vivace e ben strutturata. Salvo alcune ingenuità, le scene curate da Serena Rocco delineano con credibilità l’interno della redazione e le tinte monocrome tipiche degli odierni uffici.
Reggono le fila dell’esecuzione musicale José Miguel Pérez-Sierra dal podio e Gianluca Ascheri che accompagna con precisione i recitativi. Pérez-Sierra guida i solisti attraverso le molteplici insidie della lunga e complessa partitura. La sua lettura rivela la padronanza del linguaggio rossiniano, mai posposto alla solerte attenzione per le esigenze dei cantanti. Il susseguirsi dei vari numeri non soffre frammentazioni, anzi mantiene una solida coesione di concerto con il lavoro di Ascheri. Rispondono con puntualità l’orchestra polacca Passionart Orchestra Krakow e il Coro Górecki Chamber Choir, preparato da Marcin Wróbel.
La protagonista Sara Blanch, Matilde di Shabran, offre una prova convincente sotto ogni aspetto. Il soprano catalano non teme acuti e sopracuti, raggiunti con estrema facilità, e mantiene omogeneità nell’emissione anche in zona centrale cui si aggiunge la disinvolta presenza scenica che giova alle richieste registiche di mobilità e naturalezza. Blanch affronta il ruolo dandone un’interpretazione volitiva ma al contempo profondamente umana negli accenti, senza trascurare mai il fraseggio, dettagliato con estrema cura.
Al suo fianco agisce Michele Angelini nei panni del feroce Corradino. Raramente presente sui palcoscenici del nostro paese, in occasione della prima recita l’artista italo americano esibisce però solo la sua abilità teatrale, essendo indisposto e impossibilitato a cantare. Alla sua recitazione si abbina la voce del collega Francisco Brito (posizionato a fianco del palcoscenico), giunto con scarsissimo preavviso a sostenere la temibile parte tenorile. Il cantante argentino si impegna anima e corpo nella realizzazione della recita, offrendo al ruolo del sinistro signore la propria luminosa vocalità, messa un po’ alla prova dallo stile rossiniano. Un plauso all’impegno nello studio rapidissimo del personaggio e alla presenza a Bad Wildbad per consentire l’esecuzione della rara partitura.
La parte en travesti di Edoardo, figlio del nemico di Corradino, è affidata al mezzosoprano Victoria Yarovaya che esibisce timbro brunito, estensione ragguardevole e buona propensione per il canto d’agilità. Il poeta Isidoro è realizzato da Giulio Mastrototaro, veterano del festival. La quasi costante presenza del baritono nella località tedesca ha ulteriormente esaltato la camaleontica abilità nel vestire i panni buffi, perfettamente in sintonia con le esigenze comiche del repertorio del primo Ottocento. In Matilde la sua prestazione si rivela funzionale alle esigenze di un ruolo che condensa tutte le caratteristiche precipue del genere semiserio, comprese le implicazioni umane.
Al baritono Emmanuel Franco tocca la realizzazione del medico Aliprando: l’artista convince per colore vocale, naturalezza scenica e accortezza nella gestione del fraseggio. Ricardo Seguel, cui spetta un esordio immediato e per nulla agevole all’inizio del primo atto, mette al servizio di Ginardo, guardiano della torre, il suo bel timbro di basso baritono. Nonostante qualche disomogeneità, il basso Shi Zong convince per l’importanza dello strumento nei panni di Raimondo Lopez, padre di Edoardo. Efficaci gli apporti di Lamia Beuque, Contessa d’Arco, e Julian Henao Gonzalez, Egoldo e Rodrigo (entrambi membri dell’Akademie BelCanto).
Successo prolungato al termine per un’opera che meriterebbe più ampia attenzione nel circuito teatrale internazionale.
Rossini in Wildbad, Belcanto Opera Festival 2019
CORRADINO, CUOR DI FERRO (MATILDE DI SHABRAN)
Melodramma giocoso in due atti
Libretto di Jacopo Ferretti
Musica di Gioachino Rossini
Corradino Michele Angelini (azione scenica), Francisco Brito (voce)
Matilde di Shabran Sara Blanch
Raimondo Lopez Shi Zong
Edoardo Victoria Yarovaya
Aliprando Emmanuel Franco
Isidoro Giulio Mastrototaro
Contessa d‘Arco Lamia Beuque
Ginardo Ricardo Seguel
Egoldo Julian Henao Gonzalez
Rodrigo Julian Henao Gonzalez
Passionart Orchestra Krakow
Direttore José Miguel Pérez-Sierra
Górecki Chamber Choir
Maestro del coro Marcin Wróbel
Regia e costumi Stefania Bonfadelli
Scene Serena Rocco
Luci Michael Feichtmeier
Trinkhalle, Bad Wildbad, 18 luglio 2019