Fra gli appuntamenti fissi del Festival di Salisburgo i concerti di Riccardo Muti con i Wiener Philharmoniker sono soliti registrare il tutto esaurito: tanto più quest’anno, che vede in cartellone la Messa da Requiem verdiana, scelta per commemorare il trentesimo anniversario dalla morte di Herbert von Karajan. Una scelta quanto mai azzeccata, visto che l’imponente Messa per i defunti era stata in origine pensata da Verdi per onorare un grandissimo musicista, Gioacchino Rossini. Dopo la sua morte avvenuta nel 1868, Verdi aveva pensato a un‘operazione culturale di alto profilo, che avrebbe coinvolto 13 compositori italiani dell’epoca impegnati nella stesura delle diverse parti della messa, tenendo per sé il Libera me Domine finale. Purtroppo però la scarsa luingimiranza dei vari attori coinvolti, dalle autorità locali agli stessi musicisti, fece sì che l’operazione non andasse in porto. Fortunatamente il lavoro di Verdi non fu perso dato che, cinque anni più tardi, la morte di Manzoni diede al compositore l’occasione di portare a termine la partitura dell’intera Messa da Requiem, che fu poi eseguita per la prima volta nella Chiesa di San Marco a Milano, riscuotendo immediatemente un grande successo. Successo che puntualmente si ripete davanti al pubblico di tutto il mondo a ogni esecuzione di un capolavoro capace di toccare le corde interiori di tutti, al di là delle personali convinzioni, proponendo una riflessione intima ma anche potentemente drammatica sulla morte.
La Messa da Requiem è una partitura di cui Riccardo Muti può vantare una conoscenza che dire approfondita sarebbe riduttivo: si sente a ogni esecuzione un livello di interiorizzazione e di immedesimazione con la musica che hanno l’effetto di coinvolgere il pubblico in maniera completa. Naturalmente la qualità dell’orchestra non è un optional e con i Wiener si va sul sicuro: sfoggiano la loro abituale compattezza di suono, rispondendo con immediatezza alle indicazioni del direttore, al quale peraltro li lega una lunga consuetudine. L’esecuzione che abbiamo sentito alla prima del 13 agosto si è distinta per i momenti di grande impeto, come nell’esplosione del Dies irae. Particolarmente convincenti sono stati gli interventi degli ottoni, che hanno creato un’atmosfera quasi inquietante prima del Tuba Mirum.
L’esecuzione si avvaleva di un quartetto vocale di altissimo livello, fra cui spiccava il mezzosoprano Anita Rachvelishvili. La giovane cantante, che il pubblico italiano conosce fin al suo eccezionale debutto come Carmen alla Scala dieci anni fa, ha la stoffa della vera fuoriclasse. Il timbro scuro e compatto e l’emissione sicura si accompagnano a una grande capacità di trovare nella voce colori sempre diversi. Bellissimo è stato l‘attacco del Lux aeterna. Non da meno era il basso Ildar Abdrazakov, un cantante che si caratterizza per la sobrietà e il gusto che sa esibire in ogni circostanza, e per la ricerca costante di dare un senso alla parola cantata, come quando articola e ripete la parola mors alla fine del Mors stupebit. Il tenore Francesco Meli ha esibito un timbro solare e squillante, senza esitazioni, anche se l’Ingemisco è passato con minore evidenza di altre parti solistiche. Completava la formazione il soprano Krassimira Stoyanova, che già aveva partecipato al Requiem diretto da Muti sullo stesso palcoscenico nel 2013. La cantante ha esibito voce sicura e potente, senza risparmiarsi, ma è arrivata stanca al finale e il Libera me, pure affrontato con impeto, lasciava poi trasparire qualche opacità nel registro grave.
Alla fine grande successo per tutti da parte di un pubblico entusiasta che gremiva tutti gli spazi del Grosses Festspielhaus. Si ripete il 15 e il 17 agosto, e la caccia al biglietto prosegue.
Salzburger Festspiele 2019
MESSA DA REQUIEM
Musica di Giuseppe Verdi
In memoria di Herbert von Karajan
Krassimira Stoyanova soprano
Anita Rachvelishvili mezzosoprano
Francesco Meli tenore
Ildar Abdrazakov basso
Wiener Philharmoniker
Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor
Direttore Riccardo Muti
Maestro del coro Ernst Raffelsberger
Salisburgo, Grosses Festspielhaus, 13 agosto 2019