Lui è considerato l’enfant terrible del podio, un po’ dark e un po’ mistico, un po’ eretico e un po’ rock. Lei è la regina di Salisburgo e del barocco musicale, probabilmente la cantante lirica italiana più famosa a livello internazionale. Entrambi divisivi, venerati come santi dai propri ammiratori e ferocemente osteggiati dai detrattori, freschi dell’ennesimo successo al Salzburger Festspiele, per la loro prima collaborazione hanno scelto uno dei palcoscenici più prestigiosi al mondo, quello del Lucerne Festival, quest’anno incentrato sul tema del “Potere”. Di chi stiamo parlando? Ovviamente del direttore d’orchestra Teodor Currentzis e del mezzosoprano Cecilia Bartoli. Sulle tavole della Konzertsaal nell’avveniristico KKL Luzern, gioiello architettonico della città svizzera, affacciato sulle rive del lago dei Quattro Cantoni e progettato dall’archistar Jean Nouvel, i due artisti propongono un concerto (già esaurito da marzo) dove, a farla da padrone, è un compositore congeniale ad ambedue, Wolfgang Amadeus Mozart.
Il maestro greco è alla guida dell’ensemble corale e orchestrale musicAeterna, da lui fondato nel 2004 a Novosibirsk, in Siberia, dal 2011 al 2019 in pianta stabile al Teatro di Perm; con gestualità scattante e molleggiata, dirigendo senza bacchetta e spesso muovendosi con tutto il corpo come se stesse danzando, facendosi trascinare dal potere dionisiaco della musica, Currentzis ottiene dall’orchestra un suono crepitante e sferzante, che ben corre per la sala, mentre il coro spicca per la precisione e per la chiarezza nella dizione.
La serata si apre con il Kyrie in re minore per coro e orchestra, K 341 (K 368a), composto negli anni Ottanta del XVIII secolo, cesellato con tenue delicatezza e contraddistinto da un forte afflato spirituale, trattenuto nel suo dipanarsi ma pur sempre efficace. Seguono tre brani tratti dalla cantata Davide penitente, K 469, musicata nel 1785 su testi del letterato e musicologo calabrese Saverio Mattei, basata sui Salmi dell’Antico Testamento: è qui che fa l’ingresso sul palcoscenico la diva italiana, illuminata costantemente da un occhio di bue, con indosso un abito maschile di foggia settecentesca bianco e nero. Nell’aria per coro e soprano “Alzai le flebili voci al Signor” dà prova di un’encomiabile tenuta dei fiati, di preziosi filati serici e di una raffinata sensibilità musicale, ma è nella successiva “Lungi le cure ingrate” che emergono tutte le qualità della sua arte: uno strumento vocale ben in maschera, emesso omogeneamente, in grado di passare morbidamente e con naturalezza da un registro grave del colore dell’ebano ad acuti luminosi e al fulmicotone; le vorticose infiorettature sciorinate con velocità ed estrema scioltezza; la politezza nel porgere la parola.
Conclude la prima parte del programma una selezione da La clemenza di Tito, a detta di chi scrive uno dei capolavori indiscussi del Salisburghese. La Marcia, il coro “Serbate, oh Dei custodi” e l’Ouverture vengono resi dal direttore greco-russo e da musicAeterna con un piglio deciso e rapinoso, brillante nelle sonorità, quasi marziale nel loro incedere; i brani sinfonici e corali sono inframmezzati dalle due arie di Sesto. Nella prima, “Deh per questo istante solo”, la Bartoli si adegua con facilità all’agogica variegata dei tempi e alle dinamiche scelte da Currentzis, dando vita a un’interpretazione accorata e dolente e proponendo, altresì, gustose variazioni e vocalizzi adamantini; nella seconda, la toccante “Parto, parto, ma tu ben mio”, grazie anche a un fraseggio scavato nella pietra il mezzosoprano instaura un commovente, dilaniante dialogo con il clarinetto solista, un po’ come già era accaduto nel 2017 al Salzburger Festspiele durante le recite della Clemenza con regia di Peter Sellars, protagonisti sempre il maestro ateniese e Marianne Crebassa: nella performance di Lucerna, piace almeno ricordare come la cantante romana ripeta, quasi a fior di labbra e con un anelito sofferente, “Guardami”, rivolta al clarinettista che le dà le spalle, il talentuoso Florian Schuele.
Dopo l’intervallo, la serata riprende con le tinte corrusche dell’Ouverture del Don Giovanni, in una lettura pervasa da lucori taglienti e sciabolate pungenti, che sa di zolfo infernale e gronda carnale erotismo. Fasciata in un abito con strascico e scollatura generosa, in tessuto verde cangiante, Cecilia Bartoli propende per una resa sfaccettata del recitativo e aria “In quali eccessi, o numi […] Mi tradì quell’alma ingrata”, con sapienti variazioni nel da capo, interpretando una Donna Elvira inizialmente furiosa e assetata di vendetta, salvo poi subito mutare in dama fragile, ancora perdutamente innamorata del seduttore e fiduciosa in un suo pentimento – vana illusione, verrebbe da dire. È la volta, poi, di quel gioiellino d’opera che è il Così fan tutte, con la sua Ouverture ariosa, di una leggerezza frenetica per i tempi adottati da Currentzis, e con il sensuale duetto del secondo atto “Fra gli amplessi in pochi istanti” dove, accanto alla vezzosa Fiordiligi di donna Cecilia, troviamo il Ferrando volenteroso e dalla dizione arruffata del giovane tenore cinese Mingjie Lei. A seguire, l’ensemble musicAeterna esegue la Musica funebre massonica, K 477 (K 479a) “Maurerische Trauermusik” del 1785, dai ritmi solenni e icastici, più compassati, e dalla tinta funerea. Conclude il programma ufficiale “Ch’io mi scordi di te? […] Non temer, amato bene”, recitativo e aria per soprano, pianoforte e orchestra del 1786. Accompagnata al pianoforte dal tocco impeccabile e smaltato di Maria Shabashova, il brano è la summa della sopraffina arte vocale, scenica e attoriale della Bartoli, che con trasporto sbalza a tuttotondo una vena maggiormente lirica e patetica, furenti accensioni d’ira, un ampio respiro cameristico e marcate doti espressive. Come bis, il mezzosoprano propone uno dei suoi cavalli di battaglia, l’Alleluia conclusivo del mottetto per soprano e orchestra Exultate, jubilate, interpretato con brio, messe di voce cristalline e virtuosa coloratura.
Al termine, successo festante e prolungato con fragorosi applausi (invero già numerosi e ripetuti nel corso della serata), e Cecilia Bartoli omaggiata di diversi mazzi di fiori da parte di alcuni spettatori
Konzertsaal KKL Luzern – Lucerne Festival 2019
CONCERTO DI TEODOR CURRENTZIS E CECILIA BARTOLI
Wolfgang Amadeus Mozart
Kyrie in re minore per coro e orchestra, K 341 (K 368a)
Cantata Davide penitente, K 469: coro e soprano “Alzai le flebili voci al Signor”
coro “Cantiam le glorie”
aria “Lungi le cure ingrate”
La clemenza di Tito: Marcia
coro “Serbate, oh Dei custodi”
aria di Sesto “Deh per questo istante solo”
Ouverture
aria di Sesto “Parto, parto, ma tu ben mio”
Don Giovanni: Ouverture
recitativo e aria di Donna Elvira “In quali eccessi, o numi…Mi tradì quell’alma ingrata”
Così fan tutte: Ouverture
duetto di Fiordiligi e Ferrando “Fra gli amplessi in pochi istanti”
Musica funebre massonica, K 477 (K 479a) “Maurerische Trauermusik”
“Ch’io mi scordi di te?…Non temer, amato bene”, K 505, recitativo e aria in mi bemolle maggiore per soprano, pianoforte e orchestra
Bis: W. A. Mozart, Exultate, jubilate, mottetto per soprano e orchestra, “Alleluia”
musicAeterna
Direttore Teodor Currentzis
Mezzosoprano Cecilia Bartoli
Tenore Mingjie Lei
Lucerna, 13 settembre 2019