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Como, Teatro Sociale – Macbeth

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Dopo aver debuttato al Teatro Fraschini di Pavia approda sulle tavole del Teatro Sociale di Como, proprio alla vigilia di Ognissanti (o notte di Halloween che dir si voglia), un titolo dove sono preponderanti elementi quali l’occulto, la magia nera, l’omicidio, il demoniaco, tra crocchi di streghe, incantesimi, grotte oscure e sanguinarie apparizioni di morti: Macbeth di Giuseppe Verdi. Prima concretizzazione del duraturo confronto tra il Cigno di Busseto e la drammaturgia di William Shakespeare, l’opera viene qui proposta nella versione solitamente sempre messa in scena, quella del 1865 di Parigi, in cui Verdi apportò modifiche alla partitura del 1847 che vide la luce sul palcoscenico fiorentino del Teatro della Pergola.

Sul versante musicale, la produzione si avvale della presenza di una bacchetta illustre, quella del settantaquattrenne Gianluigi Gelmetti. Alla guida dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, il maestro romano opta per una lettura di solida professionalità, tecnicamente compatta, staccando tempi soprattutto ampi, a volte eccessivamente dilatati. Con sonorità di colore ferrigno, spesso ovattate, presta attenzione a non mettere in difficoltà i cantanti, prediligendo volumi mai soverchianti o bandistici; nei concertati finali e nella scena delle apparizioni le percussioni risuonano maggiormente telluriche e vigorose. Quello di Gelmetti è, dunque, un Verdi ordinato, coeso, granitico, mai sanguigno, basato su di una buona intesa tra buca e palcoscenico, su di una notevole pulizia formale e su dinamiche differenziate tra di loro.

Nel ruolo del titolo si impone Angelo Veccia. In possesso di uno strumento vocale ricco di armonici, timbricamente chiaro, espanso e facilmente sfogato in acuti corposi, emesso morbidamente, il baritono dà vita a un personaggio dilaniato, nobile e austero, grazie anche a un fraseggio scavato a fondo nella pietra, dovizioso di inflessioni espressive, a un portamento aristocratico e a una recitazione a effetto. Particolarmente apprezzabile la resa dell’aria del IV atto “Pietà, rispetto, amore”, dove conferisce pregnante significato alla parola, brillando anche per nitide messe di voce.
È risaputo come, per la temibile parte di Lady Macbeth, Verdi volesse “una voce aspra, soffocata, cupa”. Al suo primo incontro con la Lady, il soprano Silvia Dalla Benetta sin dalla cavatina “Vieni! T’affretta” e dall’aria “La luce langue” si distingue per una vocalità squillante nel registro acuto, a tratti asprigna e tagliente nei sovracuti; le note medie risultano ben appoggiate e brunite, quelle gravi non sempre a fuoco. Durante il brindisi del II atto emerge la sua lunga e assidua frequentazione del repertorio belcantista, con agilità e trilli luminosi e puntuti; discutibili alcune scelte interpretative nell’attesa aria del sonnambulismo, conclusa con un re bemolle sovracuto abbastanza centrato. Sul versante scenico, con estrema eleganza la Dalla Benetta impersona una donna altera, determinata, sensuale senza mai scadere nell’enfatico, incisiva e penetrante nel fraseggiare, di forte impatto emotivo nel temperamento.
Strumento nel complesso omogeneo, pastoso e di colore sufficientemente scuro, emesso con sicurezza, il basso bielorusso Alexey Birkus è un Banco autoritario, signorile, levigato e tornito nella dizione, essenziale nella recitazione. Toccante l’interpretazione dell’adagio “Come dal ciel precipita”, venato di malinconica nobiltà. Come ampiamente dimostrato nell’aria del IV atto “Ah, la paterna mano”, resa con accorata drammaticità, il Macduff di Giuseppe Distefano si dà con generosità, grazie a una vocalità prettamente mediterranea, schietta e solare nel timbro, sonora nell’emissione e voluminosa, sfrontata nella salita all’acuto.
Svettante il Malcolm di Alessandro Fantoni; efficace la Dama di Lady Macbeth del mezzosoprano polacco Katarzyna Medlarska, netta nella pronuncia e dalla voce ambrata; puntuale e vocalmente preciso il basso-baritono Alberto Comes nella triplice parte del Medico, del Domestico di Macbeth e del Sicario.
Efficienti e icastici i numerosi interventi del Coro OperaLombardia, guidati con fermezza da Diego Maccagnola, con una menzione speciale per l’emozionante Finale I “Schiudi, inferno, la bocca, ed inghiotti”, il luciferino coro di streghe “Tre volte miagola la gatta in fregola” e lo straziante “Patria oppressa!”.

Allestimento del Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, quello di Elena Barbalich è uno spettacolo visivamente di notevole impatto estetico, fortemente simbolico e astratto, pervaso da atmosfere plumbee. Le sobrie scenografie di Tommaso Lagattolla, di una bellezza raffinata e laccata, sono costellate di sparuti oggetti di scena; caratteristiche preponderanti sono l’utilizzo di tulle, vaporosi sipari e di un fondale scabro e, soprattutto, la presenza di un grande cerchio specchiante e riflettente, di valenza polifunzionale. Mosso e inclinato in differenti angolazioni, l’elemento scenico assume, di volta in volta, ruoli diversi: calderone delle streghe, simbolo del mondo medievale e della circolarità della tragedia in atto, tavolo del banchetto, pendolo oscillante, lago nei cui riflessi il piccolo Fleanzio scorge l’arrivo degli assassini del padre, occhio della coscienza tormentata di Macbeth. Questo lugubre clima di onirismo angosciato, di visionario spazio indefinito originato dalla mente del protagonista, ha luogo in una Scozia barbarica, violenta e rituale, in omaggio alla pellicola cinematografica di Orson Welles del 1948, come desumibile dai costumi medievali di alta fattura curati dallo stesso Lagattolla, improntati alle tonalità del nero, del grigio e del viola, nonché dalle coreografie ferine di Danilo Rubeca. Un ruolo fondamentale lo giocano le belle luci di Giuseppe Ruggiero, potentemente evocative, dove l’uso dei colori ha connotazioni simboliche: e così, per esempio, il blu allude alla regalità, il rosso all’omicidio e alle passioni irrefrenabili e istintuali, il viola al demoniaco e alla contrita penitenza, il giallo miscelato con il verde alla follia e al disordine civile e morale. Variegata la recitazione e la movimentazione delle masse, di sapore quasi liturgico nelle movenze solenni e cadenzate, più naturalistica e tradizionale la gestualità dei solisti, spesso relegati al proscenio.
Al termine, calorosa accoglienza per tutti gli interpreti. Le prossime tappe della tournée di OperaLombardia saranno il Teatro Grande di Brescia (14 e 16 novembre) e il Teatro Ponchielli di Cremona (22 e 24 novembre).

Teatro Sociale – Stagione 2019/20
MACBETH
Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi

Macbeth Angelo Veccia
Banco Alexey Birkus
Lady Macbeth Silvia Dalla Benetta
Dama di Lady Macbeth Katarzyna Medlarska
Macduff Giuseppe Distefano
Malcolm Alessandro Fantoni
Medico/Un Domestico di Macbeth/Sicario Alberto Comes

Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro OperaLombardia
Direttore Gianluigi Gelmetti
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia Elena Barbalich
Assistente alla regia Costanza Degani
Scene e costumi Tommaso Lagattolla
Assistente alle scene e ai costumi Alessio Rosati
Luci Giuseppe Ruggiero
Coreografie Danilo Rubeca
Allestimento del Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona
Como, 31 ottobre 2019

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