Como, Teatro Sociale – Aida

Correva l’ormai lontano 2001 quando, in occasione del centenario di morte di Giuseppe Verdi, si decise di mettere in scena, nel minuscolo Teatro di Busseto (sette metri di proscenio e una capienza di duecentocinquanta posti), una delle opere più monumentali del compositore, Aida. A volere fortemente tale celeberrimo titolo su libretto del lecchese Antonio Ghislanzoni, accettando la sfida di allestirlo nello spazio ridotto del teatrino-bomboniera curandone regia e scenografie, fu il compianto Franco Zeffirelli, fautore di un vero e proprio gioiellino, una “Aidina piccola piccola ma immensamente grande”, come l’ha definita il maestro stesso, riproposta quest’anno dal Teatro Regio di Parma in coproduzione con OperaLombardia.

Di solido impianto tradizionale lo spettacolo, oggi ripreso con dimestichezza da Stefano Trespidi, è un cammeo prezioso in cui emergono in toto le caratteristiche dell’arte zeffirelliana: una maniacale cura di ogni singolo particolare; un gusto estetizzante oleografico, spesso sfociante nel barocchismo; un saldo rigore formale; una grandeur quasi liturgica; la fedeltà filologica al testo e al dettato; il perseguimento del Bello assoluto, il tutto forgiato e unificato da un’imaginifica potenza creatrice. Nella fattispecie, l’Aida qui recensita, vista sulle tavole del Teatro Sociale di Como in un piovoso pomeriggio di inizio dicembre, è un profluvio di oro, bassorilievi, geroglifici, gigantesche statue di divinità nilotiche, incenso profumato, ieratici soldati dipinti di blu acceso; un antico Egitto solivo e al contempo notturno, sacrale e misterioso, voluttuoso e fantasioso, dalla dimensione maggiormente privata e intimistica. In tale struttura, dove la recitazione dei solisti e delle masse è improntata a una gestualità tutto sommato convenzionale, a tratti rituale, viene dato maggiore rilievo alle emozioni e agli affetti dei personaggi, filtrati come attraverso una lente d’ingrandimento: per esempio, a inizio del I atto Radamès e Amneris si baciano appassionatamente, provocando lo sgomento di Aida; oppure, durante il Finale secondo, la schiava etiope e il condottiero si scambiano uno sguardo intenso. E, vivaddio, Aida è truccata di nero, con buona pace dei benpensanti (veri o presunti tali) e del politicamente corretto che imperversa ai giorni nostri, fautori di un’inspiegabile battaglia contro il blackface. Fastosi ed eleganti i bei costumi di Anna Anni, ripresi da Lorena Marin ed estremamente curati (si vogliono citare almeno i due semplici abiti indossati dalla protagonista, giocati sulle cromie del rosso nei primi due atti e del blu negli ultimi due, che rimandano alla foggia degli indumenti femminili in cotone in uso in Africa orientale); solenni le coreografie di Luc Bouy nel I atto (vengono infatti tagliati tutti i ballabili del II atto), guidate dalla valida e aggraziata ballerina solista Giorgia Giancon nei panni di una spirituale sacerdotessa del tempio di Vulcano; potentemente atmosferiche ed evocative le luci di Fiammetta Baldiserri, come sempre garanzia di qualità.

Sul podio dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, con gusto Francesco Cilluffo dà vita a una lettura vibrante e tesa, di sapore quasi novecentesco in alcuni passaggi (a titolo esemplificativo, si menzionino le taglienti percussioni nella gran scena del giudizio di Radamès), dosando sapientemente le parti di maggior trionfalismo, improntate a sonorità piene e rutilanti ma mai soverchianti o bandistiche, e soffici pennellate di suono nuancée e perlaceo, in particolare nell’incipit dell’atto III o nel Finale ultimo.

Vocalità pastosa del colore del caramello ed emessa morbidamente, omogenea in tutti i registri e corposa in acuto, Maria Teresa Leva impersona una protagonista determinata, combattiva, passionale e, al contempo, affranta; nella scena “Ritorna vincitor!” e, ancor più, nella romanza “O cieli azzurri”, entrambe accolte da scroscianti applausi a scena aperta, il soprano dà prova di una salda tenuta dei fiati, esibendo con grazia e precisione messe di voce e filati di impalpabile, serica consistenza, di suggestiva bellezza.
Grazie a uno strumento vocale rigoglioso e sonoro, timbricamente caldo, facile all’acuto ed emesso stentoreamente, e servendosi di un fraseggio enfatico, a tratti poco approfondito, il tenore Samuele Simoncini delinea un Radamès eroico, poderoso, scenicamente prestante, affrontando complessivamente con sicurezza la romanza “Celeste Aida”, anch’essa applaudita dal pubblico.
L’Amneris di Cristina Melis si distingue per una voce mezzosopranile ambrata, vellutata nelle note basse, lucente in quelle alte, come ampiamente dimostrato soprattutto nel quarto atto, dove conclude l’impegnativa Scena del Giudizio con un la timbrato e sfolgorante. L’attrice è, poi, credibile, interpretando una donna risoluta e innamorata, non la solita virago alla quale siamo spesso abituati.
Il baritono coreano Leon Kim è un Amonasro solido, vocalmente tonante e vigoroso nella recitazione, avaro di sfumature nel porgere la parola. Statuario e maestoso il Ramfis del basso Fabrizio Beggi; composto il Re d’Egitto di Francesco Milanese; ben caratterizzato il messaggero di Alessandro Mundula; musicale la sacerdotessa di Teresa Di Bari.
Centrati ed espressivi gli interventi del Coro OperaLombardia, guidato con padronanza da Diego Maccagnola.
Teatro quasi esaurito e festante successo di pubblico, con ovazioni specialmente per Leva, Simoncini, Melis e Cilluffo. Un riuscito, gradito e doveroso omaggio alla memoria e all’arte del maestro Zeffirelli, scomparso lo scorso 15 giugno. [Rating:4/5]

Teatro Sociale – Stagione 2019/20
AIDA
Opera drammatica in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi

Aida Maria Teresa Leva
Radamès Samuele Simoncini
Amneris Cristina Melis
Amonasro Leon Kim
Ramfis Fabrizio Beggi
Il Re d’Egitto Francesco Milanese
Una sacerdotessa Teresa Di Bari
Un messaggero Alessandro Mundula

Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro OperaLombardia
Direttore Francesco Cilluffo
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia e scene Franco Zeffirelli riprese da Stefano Trespidi
Costumi Anna Anni ripresi da Lorena Marin
Luci Fiammetta Baldiserri
Coreografia Luc Bouy
Assistente regia Giulia Bonuccelli
Assistente costumi Sara Tosoni
Allestimento realizzato per il Teatro di Busseto
in occasione del primo centenario della morte di Giuseppe Verdi,
ripreso dal Teatro Regio di Parma
in coproduzione con i Teatri di OperaLombardia
Como, 1 dicembre 2019