In una stagione lirica intitolata “Forze della natura” si inserisce compiutamente La Wally, opera che indaga da vicino la potenza delle passioni umane in contrasto con il candore e la purezza dell’ambientazione. Uno scontro titanico tra violenza, sopraffazione, dolore, e bucolico paesaggio alpino. È questa la cornice dell’ultima produzione di Oper.a 20.21, stagione organizzata tra Trento e Bolzano dalla Fondazione Haydn.
Risale al 2017 l’ultima rappresentazione italiana del lavoro di Alfredo Catalani, che prima mancava dai nostri palcoscenici da qualche decennio. L’estrema fatica del compositore lucchese è particolarmente attesa per la rarità con cui viene messa in scena, complice anche il contesto in cui nacque nel 1892 e una certa dose di sfortuna toccata all’autore, prematuramente stroncato dalla tisi appena un anno dopo. Schiacciata tra i primi successi pucciniani e il trionfo di Cavalleria rusticana, La Wally, con le sue tinte alpestri e lo sguardo rivolto allo stile mitteleuropeo, viene estromessa dall’ampio circuito teatrale dell’epoca. Il superamento dei numeri chiusi si rifà al teatro wagneriano con un primo audace rinnovamento dell’impianto drammatico, attraverso un ampio e rilevante utilizzo dell’orchestra e del linguaggio sinfonico. Le poche, riconoscibili, formule melodrammatiche consuete si inseriscono nella narrazione rischiando tuttavia di ridimensionare il valore del lavoro nel suo complesso. Il clima fantastico, percorso con estrema linearità d’intenti da Catalani, si scontra con il verismo imperante e le incomprensioni di pubblico e critica, fortemente indirizzate verso linguaggi di altro tipo.
L’assunto dello spettacolo al Teatro Comunale di Bolzano è duplice: da un lato cogliere i dissidi interiori della protagonista al cospetto delle convenzioni sociali, dall’altro dar corpo alla forza della donna, oppressa da un ambiente prepotentemente maschilista. L’allestimento si inserisce nella recente rilettura in chiave neo femminista di molti melodrammi: in questo caso Wally sfida gli schemi prestabiliti e impone il proprio carattere nel tentativo di far valere una scelta di vita in controtendenza. Il lavoro di Nicola Raab, regia, e di Mirella Weingarten, scene, appare da subito perfettamente sintonico, palesando la comune predilezione per l’astrazione. Sul palco incombono “due enormi monoliti difficili da muovere”, come indica la stessa Weingarten, che delineano un paesaggio quasi metafisico in cui le luci, sapientemente predispose da Clifton Taylor, hanno una funzione fondamentale nella realizzazione degli spazi e delle ambientazioni. La gelida solitudine umana, lo scontro generazionale e la costante lotta per l’identità di genere sono tematiche affrontate nello spettacolo che non è collocato temporalmente, salvo per i costumi tradizionali di Julia Müer. Eccezion fatta per qualche scena d’assieme, volutamente statica e sempre minimale, Raab plasma con precisione i vari personaggi dei quali si colgono tanto i sentimenti e le aspirazioni, quanto i vizi e le negatività nell’agire quotidiano.
Artefice di una cristallina e pastosa narrazione musicale è l’estone Arvo Volmer, direttore principale dell’Orchestra Haydn e impegnato per la prima volta in un’opera a Bolzano. La sua lettura punta molto sull’elemento sinfonico, solidamente presente nella scrittura di Catalani. Il consolidato rapporto con la compagine assicura inoltre una risposta solerte e precisa: l’orchestra conferma ancora una volta il proprio affiatamento e la predilezione per il repertorio tardottocentesco e novecentesco. Volmer asseconda le voci senza mai trascurare le esigenze della partitura e i suoi influssi teutonici. All’attenzione per il fraseggio e l’interpretazione, si abbinano intuizioni personali nella realizzazione degli impasti timbrici e nella sapiente supervisione dei vari gruppi strumentali.
La stessa cura esecutiva è reperibile in Charlotte-Anne Shipley, Wally. Il soprano, forte di accurati e ampi studi musicali, affronta le difficoltà del ruolo protagonistico dando buon risalto alle intense emozioni delineate nel dipanarsi del dramma. La resa vocale risulta compatta, salvo qualche lieve cedimento nella zona grave, e la linea canora appare sorretta da solida tecnica. La celebre “Ebben? Ne andrò lontana” è cesellata con raffinatezza e sensibilità, cifre indispensabili all’efficace realizzazione delle intenzioni accorate ma ferme della giovane donna.
Al contrario, convince meno la prova di Ferdinand von Bothmer che, nelle vesti di Hagenbach, soffre di una certa disomogeneità nell’emissione, evidente soprattutto nella prima parte della serata. L’artista coglie però le caratteristiche peculiari del giovane, volubile e vanesio, nella realizzazione scenica, valida per le sue abilità attoriali.
Ashley David Prewett è il pretendente Gellner. I mezzi vocali gli consentono di dare piena caratterizzazione all’articolazione e alla travagliata umanità del corteggiatore. La figura del tronfio padre-padrone Stromminger emerge con credibilità nella resa di Alessandro Guerzoni. Il ruolo en travesti di Walter beneficia della gioviale prestazione di Francesca Sorteni, mentre Francesca Sartorato tratteggia una convincente Afra. Enrico Marchesini, nei panni del Pedone di Schnals, funge da presenza fissa e muto commento al disagio esistenziale e alle sue implicazioni nella contemporaneità.
Ottimo successo finale per una gradita conclusione di stagione, in attesa della prossima già annunciata e ricca di proposte nuove e stimolanti.
Teatro Comunale di Bolzano – Stagione 2018/19
LA WALLY
Libretto di Luigi Illica
Musica di Alfredo Catalani
Wally Charlotte-Anne Shipley
Stromminger Alessandro Guerzoni
Afra Francesca Sartorato
Walter Francesca Sorteni
Hagenbach Ferdinand von Bothmer
Gellner Ashley David Prewett
Pedone Enrico Marchesini
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore Arvo Volmer
Coro Ensemble Vocale Continuum
Maestro del coro Luigi Azzolini
Regia Nicola Raab
Scene Mirella Weingarten
Costumi Julia Müer
Lighting design Clifton Taylor
Nuovo allestimento
Bolzano, 23 marzo 2019