Assieme alla prima rappresentazione in forma scenica di L’ange de Nisida, vera e propria scoperta per il Donizetti Opera, la programmazione 2019 del festival è arricchita da un’altra rarità, Pietro il Grande, Kzar delle Russie che rientra nel ciclo #Donizetti200, progetto intento a riportare in scena ogni anno un titolo donizettiano giunto al suo secondo centenario.
Il melodramma burlesco in due atti, frutto della sagace penna del marchese Gherardo Bevilacqua Aldobrandini, trae ispirazione dalla commedia Le menuisier de Livonie, ou Les illustres voyageurs (nella versione italiana Il falegname di Livonia) di Alexandre Duval, con un evidente attenzione alla versione operistica concepita nello stesso 1819 da Felice Romani per Giovanni Pacini. La vicenda è piuttosto lineare e poggia sul tipico tema del travestimento o dell’equivoco identitario che coinvolge addirittura lo zar di tutte le Russie, Pietro il Grande. Le tematiche politiche vengono però stemperate in una struttura che condensa l’azione dando maggiore risalto ai caratteri buffi, alle formule musicali tipiche d’inizio Ottocento e mantenendo qualche tratto polemico. I rimandi musicali a Mozart, Rossini e Mayr sono evidenti fin dalla sinfonia introduttiva, d’altronde il ventiduenne Donizetti sta ancora maturando un gusto personale che troverà la propria strada con l’intensa pratica compositiva dei lustri seguenti.
È chiamata a cogliere gli aspetti farseschi, in qualche modo influenzati dal fortunato genere semiserio, la compagnia Ondadurto Teatro, istituita a Roma nel 2005 e guidata da Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali, che debutta in ambito lirico. Il suo linguaggio ha alcune cifre precipue: si avvale di grandi costruzioni, frequentemente movimentate in scena per creare spazi cangianti, attrezzature e, soprattutto, proiezioni visive. Queste ultime, curate dal light designer Marco Alba, si sviluppano quasi costantemente durante lo spettacolo e animano la narrazione, apportando un gradito elemento coloristico alla messinscena, ma appaiono spesso fuorvianti e abusate, nonostante gli abili sviluppi inventivi. L’opera è interamente immersa nel linguaggio avanguardistico novecentesco: l’arte visiva e concettuale di Vladímir Vladímirovič Majakóvskij, con il suo trionfo geometrico e futurista, influenza la concezione del palcoscenico in cui vengono mosse strutture dalle più disparate forme logiche. Il team registico tenta un parallelismo tra le innovazioni apportate da Pietro il Grande e la profonda rottura con il passato attuata in ambito culturale al principio del Novecento, con lo sconvolgimento epocale della Rivoluzione d’Ottobre. Come s’è detto l’operazione ambisce a ravvivare una trama di per sé fragile e cerca di caratterizzare con tinte e forme i vari personaggi in azione, vestiti di tutto punto dall’inventiva di K. B. Project.
La coordinazione musicale è nelle mani di Rinaldo Alessandrini, specialista del repertorio barocco. La sua concertazione predilige tempi asciutti, una resa lineare e coesa, attenta alle esigenze dei solisti e soprattutto ben assecondata dal rigore filologico della giovane orchestra Gli Originali, dotata per l’appunto di strumenti dell’epoca donizettiana. La lettura, memore delle esperienze direttoriali nel campo della musica antica, non perde di vista gli influssi classici e rossiniani sul linguaggio donizettiano che pure trova il giusto spazio nelle prime, già interessanti, prove musicali. Valido e consistente l’apporto del Coro Donizetti Opera preparato da Fabio Tartari.
Il protagonista Pietro il Grande è affidato alla dimestichezza attoriale di Roberto de Candia, vero istrione del palcoscenico. Il suo lavoro sul personaggio dimostra l’afflato con cui veste i panni del potente, sotto mentite spoglie, e la perizia nella delineazione delle peculiarità che emergono dalla partitura. Del pari efficace, per cura del fraseggio e per attenzione ai tratti caricaturali, la prestazione di Marco Filippo Romano che tratteggia il magistrato Ser Cuccupis con un’innata, travolgente e scaltra vis comica. Il languido e al contempo irascibile Carlo Scavronski, l’amoroso della situazione, ha in Francisco Brito un interprete ideale per malia timbrica ed efficacia scenica. Nonostante alcune disomogeneità e forzature nell’emissione, specie con il procedere della serata, la resa complessiva assicura al ruolo del giovane falegname una credibile lettura.
Il versante femminile si compone di altrettante valide artiste. La locandiera Madama Fritz beneficia delle presenza di Paola Gardina, cantante dotata di musicalità e dominio della scena. La parte, cui Donizetti e Bevilacqua Aldobrandini assicurano consistente ampiezza, ha anche una certa discontinuità psicologica ben rilevata dalla cantante che si avvale delle proprie potenzialità interpretative per renderne appieno i tormenti e le contraddizioni. Loriana Castellano, nei panni della zarina Caterina, esibisce l’efficacia attoriale e canora della comprovata interprete capace di dar corpo a una figura un po’ sacrificata nella versione donizettiana dell’opera. Altrettanto valida, per correttezza vocale e attenzione alle esigenze musicali, Nina Solodovnikova come Anna Mazepa. Calibrata ed efficace la resa dell’usuraio Firman-Trombest di Tommaso Barea, meno convincente invece l’Hondedisky, capitano moscovita, di Marcello Nardis. Completa la compagnia Stefano Gentili, Notaio.
Il calore finale, proveniente dal gremito teatro, assicura un ottimo successo alla produzione che testimonia il buon lavoro svolto negli ultimi anni dal Donizetti Opera.
Donizetti Opera 2019
PIETRO IL GRANDE, KZAR DELLE RUSSIE
Melodramma burlesco in due atti
di Gherardo Bevilacqua Aldobrandini
Musica di Gaetano Donizetti
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri
Pietro il Grande Roberto de Candia
Caterina Loriana Castellano
Madama Fritz Paola Gardina
Annetta Mazepa Nina Solodovnikova
Carlo Scavronski Francisco Brito
Ser Cuccupis Marco Filippo Romano
Firman-Trombest Tommaso Barea
Hondedisky Marcello Nardis
Notaio Stefano Gentili
Orchestra Gli Oiginali
Coro Donizetti Opera
Direttore Rinaldo Alessandrini
Maestro del coro Fabio Tartari
Regia, macchinari e scene Ondadurto Teatro – Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali
Costumi K.B. Project
Lighting design Marco Alba
Assistente alla regia Adriana Laespada
Nuovo allestimento, produzione Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo
Bergamo, Teatro Sociale, 23 novembre 2019