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Barcellona, Gran Teatre del Liceu – Luisa Miller

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Due cast di lusso per la Luisa Miller di Verdi, ultimo titolo della stagione del Liceu di Barcellona. Opera (ingiustamente) considerata minore nel catalogo del Cigno di Busseto, Luisa Miller necessita di ben sei cantanti all’altezza dei rispettivi ruoli e lo storico teatro catalano è riuscito nell’impresa. A cominciare dalla protagonista, nei cui panni si alternano due stelle di prima grandezza del panorama lirico internazionale: Sondra Radvanosky ed Eleonora Buratto, per voce e temperamento tra loro molto diverse. Se il soprano americano imposta la sua lettura in modo fortemente drammatico, la giovane cantante mantovana legge invece Luisa sotto la lente di un intenso lirismo. Entrambe vantano una magnetica presenza scenica, che nel caso di Radvanosky si alimenta anche di un indubitabile carisma che viene da una lunga frequentazione con i palcoscenici più prestigiosi del mondo. La sua voce è ampia e solida in ogni registro, ma capace di piegarsi a dolcissime mezzevoci, con una duttilità che meraviglia. Incisiva nel fraseggio e nello scandire la parola, sicura nel canto d’agilità, offre il ritratto di una donna ferita ma non prona ai colpi della sorte avversa. Una prestazione maiuscola, alla quale il pubblico della prima tributa una meritatissima ovazione. Di diverso segno, dicevamo, ma ugualmente ragguardevole l’interpretazione di Eleonora Buratto, che debuttava nel ruolo. Il suo timbro rotondo e ricco di armonici sa avere all’occorrenza la consistenza di una lama o caricarsi dello struggimento della nostalgia, in un canto costantemente sostenuto, sul fiato, delibato con una facilità e una morbidezza straordinarie. Il soprano è perfetta nelle agilità, sgranate con una precisione tecnica che nulla sacrifica all’espressività del canto, anzi, ne amplifica il portato emotivo. Buratto vanta una musicalità che ferisce il sentimento del bello e rivela l’animo più dolente di Luisa, facendone quasi un’eroina belliniana giunta da un lontano Eliso a raccontarci tutta la sua inconsolabile desolazione.

Il tenore Piotr Beczala vanta un colore di voce molto bello ed è un interprete particolarmente efficace sul palco: la sua lettura attenta e partecipe di Rodolfo gli vale un grande successo di pubblico, letteralmente in delirio dopo la celebre aria “Quando le sere al placido”, forse la pagina di maggior pregio scritta da Verdi per la corda tenorile. Il giovane Arturo Chacón-Cruz, Rodolfo accanto a Buratto, vanta uno strumento importante per volume e timbro, ma canta quasi sempre forte o fortissimo, risolvendo in una generica concitazione un personaggio che invece Beczala ha saputo dipingere in tutte le sue sfumature. Straordinario per bellezza di voce e nobiltà di interpretazione il Miller di Juan Jesús Rodríguez, autentico baritono verdiano, mentre Michael Chioldi, Miller con Radvanovsky, si è dimostrato meno incisivo, pur confezionando un’interpretazione più che discreta. Ottimi Dmitry Belosselskiy e Carlo Colombara nelle vesti del Conte Walter: più corrusco e determinato il primo, assorto e di ricamato fraseggio il secondo. Lo stesso dicasi per i due interpreti di Wurm, entrambi perfetti nei panni del viscido cattivo: dal colore di voce più scuro Marko Mimica, dalla più spiccata musicalità Marco Spotti. Nelle vesti della Duchessa J’Nai Bridges esibisce uno strumento docile e vellutato, mentre Sonia Prina mette la sua sapienza di barocchista a servizio di un personaggio più volitivo che sensuale. Completano in modo adeguato il cast Gemma Coma-Alabert (Laura) e Albert Casals (un contadino), mentre si disimpegna bene il coro diretto da Conxita Garcia.
Alterna la direzione di Domingo Hyndoian, che si assesta su una discreta routine nei primi due atti e trova accenti più convincenti nel superbo terzo atto, dove si respira già aria di Traviata: qui, l’orchestra catalana si fa corrusca e drammatica, in una pittura visiva ricca di colori e ritmicamente centrata.

Resta da dire dello spettacolo di Damiano Michieletto, creato nel 2009 per l’Opera di Zurigo e ripreso da Ulrich Senn, con le suggestive luci di Hans-Rudolf Kunz, i raffinati costumi di Carla Teti e i video di Tito Schüssel. Come sempre per il regista veneziano, l’impianto scenico, firmato dal fido Paolo Fantin, ha un ruolo fondamentale. Una pedana girevole rivela di volta in volta gli ambienti legati a Luisa o a Rodolfo, mentre tutt’intorno, il fondale del palco è diviso a metà tra una parte alta di pertinenza di un palazzo nobiliare e una più bassa, posta a specchio della superiore, relativa a una dimora più umile, quasi a voler sottolineare la distanza tra i due mondi di appartenenza dei protagonisti. Mondi inconciliabili, non solo per la differenza di lignaggio, ma soprattutto per i valori di riferimento: una famiglia che è tutt’uno con la religione per Luisa, un legame parentale che è invece innervato di ambizione e inganno per Rodolfo. Resta il passato, quell’infanzia condivisa dai due, ove le differenze si annullano e gli amanti, fanciulli e spogli dei rispettivi abiti che ne definiscono anche i ruoli sociali, possono invece volersi bene senza pensieri. Così, sulla scena compaiono in diversi momenti dell’opera due bravissimi figuranti bambini che con l’incantata leggerezza della sola loro presenza stemperano gli umori gravi di un dramma cupo e, a tratti, anche poco sensato.
Vivissimo il successo di pubblico sia per il primo che per il secondo (solo cronologicamente) cast.

Gran Teatre del Liceu – Stagione 201819
LUISA MILLER
Melodramma tragico in tre atti
Libretto di Salvatore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi

Il Conte Walter Dmitry Belosselskiy / Carlo Colombara
Rodolfo Piotr Beczala / Arturo Chacón-Cruz
Federica J’Nai Bridges / Sonia Prina
Wurm Marko Mimica / Marco Spotti
Miller Michael Chioldi / Juan Jesús Rodríguez
Luisa Sondra Radvanovsky / Eleonora Buratto
Laura Gemma Coma-Alabert
Un contadino Albert Casals
Bambini Lara Mendoza / Paula Cambra
Pau Costa / Koen Palomar

Orchestra sinfonica e coro del Gran Teatre del Liceu
Direttore Domingo Hindoyan
Maestro del coro Conxita Garcia
Regia Damiano Michieletto ripresa da Ulrich Senn
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Hans-Rodolfo Kunz
Video Timo Schüssel
Produzione Opernhaus Zürich
Barcellona, 14 e 15 luglio 2019

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