Le metamorfosi di Pasquale, l’ultima opera composta da Gaspare Spontini per le scene italiane, viene rappresentata a Venezia durante il carnevale del 1802. Trattandosi di una farsa, lavoro in un solo atto e senza coro, non può che esser allestita al Teatro Giustiniani di San Moisé, luogo deputato per quel genere e dove a distanza di pochi anni avverrà il debutto ufficiale di Gioachino Rossini. L’accoglienza non è delle migliori e il ventottenne Spontini decide così, dopo avere lavorato freneticamente lungo tutta la penisola, da Palermo a Venezia, di trasferirsi a Parigi. In pochi anni conquisterà il successo con lavori quali La vestale (1807) e Fernand Cortez (1809). Grazie anche all’ascesa di Rossini, la produzione italiana del corregionale Spontini finisce nell’oblio. Solo in anni recenti sono tornati alla luce manoscritti che sembravano perduti, alcuni dei quali ritrovati nel castello di Ursel a Hingene nelle Fiandre e lì giunti attraverso gli eredi della moglie di Spontini, Céleste Érard, spentasi a Parigi nel 1878. È questo il caso delle Metamorfosi di Pasquale che sono tornate a Venezia, al Teatro Malibran, dopo oltre duecento anni, in un nuovo allestimento che la Fondazione Teatro La Fenice ha prodotto con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia che firma scene e costumi.
L’ascolto di questa farsa ha confermato che la produzione italiana di Spontini è legata ai modelli della scuola partenopea («celebre Maestro di Cappella Napoletano» è chiamato nel libretto il compositore), ma la sapienza armonica e la capacità contrappuntistica conoscono un ulteriore approfondimento, preannunciando quell’evoluzione di linguaggio che porterà ai lavori della maturità. Il librettista veneziano Giuseppe Maria Foppa fornisce un libretto che non presenta particolari elementi di novità, ma che prevede dieci numeri musicali nei quali Spontini ha modo di definire i caratteri dei diversi personaggi. Tra tutti spicca la cameriera Lisetta che oltre ad avere la parte più rilevante e impegnativa virtuosisticamente, canta, nel finale, un’aria bipartita con corno inglese solista. È questa una prassi tipica del San Moisé e alla quale non si sottrarrà Rossini: si pensi al Signor Bruschino, sempre con la collaborazione del librettista Foppa. Tra le pagine più riuscite, oltre alla piacevole sinfonia, che tuttavia è un ricorrente riutilizzo di un’opera precedente (un po’ come la sinfonia del Barbiere rossiniano), c’è da annoverare il sestetto.
Tutta la vicenda ruota attorno alla figura di Pasquale, avventuriero che torna al proprio villaggio dopo anni di peregrinazioni in cerca di fortuna. Addormentatosi sotto un albero, si risveglia vestito con gli abiti di un marchese, con tanto di servo (Frontino) a sua disposizione. Crede così di aver afferrato la fortuna e tenta di approfittarne per migliorare il suo stato e per riconquistare il cuore di Lisetta, in passato sua promessa sposa, poi abbandonata, e ora prossima alle nozze con Frontino. In realtà, proprio Frontino ha messo in piedi questa situazione per consentire al vero marchese di evitare fastidi con la giustizia e di poter infine ottenere la mano dell’amata Costanza. La vicenda si conclude con un doppio matrimonio: Costanza-marchese e Lisetta-Frontino. Solo Pasquale resta beffato e deriso. «Tutto è illusione nel mondo», recita il sottotitolo del libretto, anticipando, di fatto, il celeberrimo «Tutto nel mondo è burla» del verdiano Falstaff.
Bepi Morassi, il regista, ambienta la farsa in un caffè-concerto agli inizi del Novecento, nel quale si aggirano ballerine in cerca di successo. Il padre di Costanza diviene così il proprietario di una specie di Gran Caffè Gambrinus, pur senza l’eleganza liberty dello storico locale napoletano. Non mancano, inoltre, le trovate divertenti che Morassi ha assimilato dalla sua passata consuetudine con la commedia dell’arte. Sotto il profilo drammaturgico, l’intreccio della vicenda, che da un lato ricalca modelli consolidati e, dall’altro, presenta alcune debolezze, non sempre trae giovamento dal gioco scenico.
L’allestimento veneziano, basato sull’edizione critica a cura di Federico Agostinelli, ha affidato scene, costumi e luci alla scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Apprezzabile l’impegno degli studenti, in particolare Piero De Francesco (scene) e Elena Utenti (costumi). Naturalmente, questo è solo un passo, seppur importante, di un cammino ancora lungo.
Alla guida dell’orchestra della Fenice Gianluca Capuano mantiene un ritmo costantemente vivo, pur senza illuminazioni particolari o sottolineature degli squarci lirici che la partitura offre. Nel cast s’impone, anche per il numero degli interventi musicali, il soprano siberiano Irina Dubrovskaya, una Lisetta nell’insieme adeguata vocalmente e scenicamente. Anche Michela Antenucci, nel ruolo più piccolo di Costanza, si fa apprezzare per misura ed equilibrio. Sul fronte maschile le parti del marchese, il tenore Giorgio Misseri, e di Frontino, il baritono Carlo Checchi, avrebbero bisogno di maggior peso vocale.
A dispetto del titolo, Pasquale non ha uno spessore musicale di particolar rilievo, anche se l’azione drammatica ruota intorno a lui. La resa che ne offre il basso-baritono Andrea Patucelli è complessivamente corretta e puntuale. Funzionali ancora Francesco Basso (barone) e Christian Collia nel doppio ruolo del cavaliere/sergente.
Teatro Malibran – Stagione lirica e balletto 2017/18 del Teatro La Fenice
LE METAMORFOSI DI PASQUALE
o sia Tutto è illusione nel mondo
Farsa giocosa per musica
Libretto di Giuseppe Maria Foppa
Musica di Gaspare Spontini
Prima rappresentazione in tempi moderni
Il barone Francesco Basso
Costanza Michela Antenucci
Il cavaliere/Un sergente Christian Collia
Lisetta Irina Dubrovskaya
Il marchese Giorgio Misseri
Frontino Carlo Checchi
Pasquale Andrea Patucelli
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore e Maestro al clavicembalo Gianluca Capuano
Regia Bepi Morassi
Scene e costumi Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia
Scene Piero De Francesco
Costumi Elena Utenti
Progetto “Atelier della Fenice al Malibran”
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi
Venezia, 19 gennaio 2018