Un gioco di teatro nel teatro, elevato al quadrato. Cristina Mazzavillani Muti per Pagliacci di Ruggero Leoncavallo in scena al Teatro Municipale di Piacenza, ritaglia un palcoscenico nel palcoscenico e, complici le luci fredde di Vincent Longuemare, concentra l’attenzione dello spettatore sui personaggi e sulle loro passioni. Si tratta di una produzione nel complesso tradizionale ma non priva di spunti interessanti, a cominciare dal grande schermo bianco collocato sullo sfondo, ove compaiono le ombre dei protagonisti prima o dopo il loro ingresso in scena. Un espediente semplice ed efficace, così come poetica appare la presenza di un atletico acrobata (il bravissimo Andrea Neyroz) che si muove davanti e dietro questo schermo con eleganza e leggerezza (bella l’idea di affidare alla sua ombra il commento visivo dell’Intermezzo). Una pedana circolare sta al centro del palco, dunque, circondata da vistosi fari, alcuni dei quali mossi da mimi, con un ricco e colorato guardaroba sul fondo (i vivaci costumi di Alessandro Lai). Quella stessa pedana sarà, nel secondo atto, il palcoscenico per Colombina, Arlecchino e Pagliaccio, col coro disposto tutt’intorno. Quest’ultimo, oltre ad essere musicalmente preciso (merito anche del direttore Corrado Casati), si muove con buona disinvoltura, mentre i protagonisti sembrano talvolta un po’ lasciati a sé stessi e per questo ricorrono a pose stereotipate.
Le note migliori di questo allestimento provengono tuttavia dall’orchestra, la giovanile Luigi Cherubini, e dal direttore Valdimir Ovodok, che confezionano un’esecuzione eccellente. Anzitutto per la bellezza del suono nel suo complesso e la bravura dei singoli elementi della compagine. E poi per la capacità di trasmettere l’impeto della poetica verista senza scadere nell’eccesso ma anzi conferendogli maggiore pregnanza proprio grazie a un fraseggio duttile e cangiante, a sonorità sempre calibratissime, a preziosi impasti timbrici e a un incedere orchestrale che sembra respirare col canto. Stupisce che un giovane maestro non italiano dimostri di conoscere così a fondo questa partitura e ne restituisca una lettura scevra di retorica, come asciugata nella sua essenzialità, con una peculiare attenzione allo strumentale, senza perdere per questo di vista l’insieme. Probabilmente, Ovodok ha anche fatto tesoro degli insegnamenti di Riccardo Muti, col quale nel 2015 ha frequentato l’Accademia dell’Opera Italiana. E sappiamo quanto Muti ami Pagliacci.
Disomogeneo il cast vocale. Il migliore è parso il Tonio scenicamente e vocalmente imponente di Kiril Manolov, bieco e viscido quanto basta per suscitare il ribrezzo non solo di Nedda. Che era la giovane e bella madrilena Estibaliz Martyn: il timbro è gradevole e luminoso, la voce agile e sicura in acuto, ma troppo leggera, poco consistente nei centri e nelle note gravi, quindi sostanzialmente inadatta al ruolo. Il tenore Diego Cavazzin ha cantato con partecipazione e bel fraseggio, ottenendo vivo apprezzamento dal pubblico, ma la voce accusa qualche problema tecnico nell’emissione, soprattutto nella zona centrale della tessitura, e comunque non possiede l’ampiezza e il colore per il temibilissimo ruolo di Canio. Ottimi per converso Giovanni Sala nei panni di Beppe e soprattutto Vittorio Prato in quelli di Silvio (si notava l’ascendenza belcantistica nell’eleganza del suo canto). Apprezzabile il contributo delle Voci bianche del Coro farnesiano di Piacenza, dirette da Mario Pigazzini, così come quello di Carlo Nicolini e Federico Cucinotta nelle vesti di due contadini.
Teatro Municipale – Stagione lirica 2018/2019
PAGLIACCI
Dramma in un prologo e due atti
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo
Nedda Estibaliz Martyn
Canio Diego Cavazzin
Tonio Kiril Manolov
Beppe Giovanni Sala
Silvio Vittorio Prato
Due contadini Carlo Nicolini e Federico Cucinotta
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Voci bianche del Coro farnesiano di Piacenza
Direttore Vladimir Ovodok
Maestro del coro Corrado Casati
Maestro del coro di Voci bianche Mario Pigazzini
Regia e ideazione scenica Cristina Mazzavillani Muti
Ideazione spazio e luce Vincent Longuemare
Costumi Alessandro Lai
Coproduzione Ravenna Festival, Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatri di Piacenza
Piacenza, 7 ottobre 2018