È l’ultimo peccato di vecchiaia di Gioachino Rossini, anzi “peccato mortale” come lui stesso lo definì, e proprio con questo peccato, la Petite messe solennelle, si è voluta chiudere a Pesaro la 39ª edizione del Rossini Opera Festival, quella del 150° anniversario dalla morte del sommo compositore. “Giove Rossini”, lo apostrofò Giacomo Mayerbeer in una encomiastica lettera indirizzatagli all’indomani delle prime esecuzioni del capolavoro sacro. Un’opera, questa, che segna una terza via tra l’esigenza del ritorno all’antico, richiamato nel recupero del canto gregoriano e della polifonia cinque-seicentesca, e le istanze di maggior rinnovamento, nel segno di uno stile fortemente radicato nel presente, che si riferiscono in particolare alla scrittura orchestrale. E se alcuni dei primi commentatori videro proprio nell’orchestrazione il punto di presunta debolezza del lavoro, in realtà, come scrive Ilaria Narici nel saggio del programma di sala, “Rossini ancora una volta ama presentarsi come il grande ‘inattuale’ e non persegue la moda di un’orchestrazione scintillante bensì, da mélodiste quale era, chiama innanzitutto l’orchestra a sostenere e avvolgere le voci dei quattro solisti e del Coro”. L’organico orchestrale resta comunque importante in termini puramente numerici, e ciò può creare, in sede di esecuzione, qualche problema di bilanciamento con le voci di coro e solisti, soprattutto alla luce del fatto che questa Messa venne concepita in un primo momento in versione cameristica, con due pianoforti e armonium.
In tale inconveniente è incappata talvolta anche l’esecuzione pesarese, che non ha convinto per diverse ragioni. Anzitutto, la direzione alterna di Giacomo Sagripanti che, nonostante avesse a disposizione l’ottima Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, non ha saputo trarre il meglio da tale compagine. La sua è stata una lettura priva di una visione complessiva, limitandosi a una generica enfasi retorica con conseguente spinta sui contrasti dinamici, che in alcuni casi ha portato a un fastidioso effetto bandistico; il gesto, pur teatrale in certi passaggi, mancava di quella precisione che poteva consentire ai musicisti pulizia e nitore negli attacchi, con l’aggiunta di alcuni disequilibri sonori nelle diverse sezioni. All’attivo dell’interpretazione di Sagripanti si possono mettere un certo gusto nell’accompagnare le voci e la soddisfacente esecuzione del Prélude religieux scritto per il momento dell’Offertorio e qui proposto nella singolare orchestrazione di Alberto Zedda (la versione originale di Rossini prevede l’organo solo e interventi iniziali e conclusivi dei fiati). In tale enigmatica pagina, Sagripanti ha saputo ben rendere le sonorità cineree di alcuni passaggi, restituendone l’afflato lirico pervaso da una sottile inquietudine. Non pienamente soddisfacente anche la prestazione del Coro del Teatro della Fortuna diretto da Mirca Rosciani, debole in particolare nella sezione femminile.
Molto validi per converso i quattro solisti. Il basso Nicolas Courjal vanta una voce di bel colore scuro e di ampia consistenza: al netto di piccole imprecisioni nella pronuncia del latino, ha convinto per proprietà stilistica e morbidezza di emissione. Il tenore Celso Albelo ha messo il suo talento di raffinato belcantista a servizio di una musica che echeggia moduli operistici, in particolare nel “Domine Deus”, eseguito con slancio e sicurezza. Mancava forse una certa qual rotondità nella voce, ma l’interprete resta notevolissimo. Parimenti di livello la prestazione di Daniela Barcellona, rossiniana d’elezione, particolarmente efficace nella pagina conclusiva, il dolente “Agnus Dei” nel quale si coglie chiaramente la predilezione del compositore per il registro mezzosopranile. Carmela Remigio ha brillato per stile ed eleganza: la sua voce chiara ed estesa, omogenea in tutti i registri, si è fatta latrice di un canto nobile e aulico (penso soprattutto a “O salutaris hostia”), e ha trovato inedita lucentezza nel confronto con il timbro morbido e rotondo di Daniela Barcellona (bellissimo il “Qui tollis”, con etereo accompagnamento di arpe).
Vivo successo da parte del pubblico che affollava il Teatro Rossini.
39° Rossini Opera Festival
PETITE MESSE SOLENNELLE
Per soli, coro, organo e orchestra
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini,
in collaborazione con Casa Ricordi, a cura di Davide Daolmi
Soprano Carmela Remigio
Mezzosoprano Daniela Barcellona
Tenore Celso Albelo
Basso Nicolas Courjal
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Coro del Teatro della Fortuna M. Agostini
Direttore Giacomo Sagripanti
Maestro del coro Mirca Rosciani
Pesaro, Teatro Rossini, 23 agosto 2018