Dopo quasi trecento anni di oblio, La Gloria e Himeneo è stata riscoperta dal fondo vivaldiano della Biblioteca di Torino, divenendo presto oggetto di numerose riprese e incisioni discografiche. Il piccolo gioiello è arrivato anche a Padova nell’ambito della rassegna “Castello Festival 2018”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune. La serenata di Antonio Vivaldi è stata così eseguita nella suggestiva atmosfera del cortile interno dell’antico castello della signoria carrarese: un angolo da poco restituito alla città con una vista mozzafiato sulla torre della Specola.
La composizione è un perfetto esempio di musica d’occasione in voga agli inizi del Settecento. Si tratta di una serenata a due voci e orchestra da camera realizzata da Vivaldi nel 1725 in occasione delle nozze tra il re di Francia Luigi XV e la principessa polacca Maria Leszczynska. Il libretto è attribuito a Domenico Lalli, letterato di una certa fama nella Venezia degli inizi del XVIII secolo. Il testo ha tutti i crismi della poesia encomiastica: pochissima azione drammaturgica, come testimoniano i recitativi brevi ed essenziali, che inanellano una lunga sequela di pezzi chiusi (nove arie e due duetti).
Secondo l’uso arcadico, i protagonisti della serenata sono due personificazioni provenienti dalla mitologia antica: da una parte la Gloria, dall’altra Imeneo, la divinità protettrice dei matrimoni nella cultura greco-latina. Pur nella costante cornice festiva ed encomiastica, il libretto esplora numerosi topoi della poesia pastorale e moraleggiante, alternando arie riflessive e trasognate ad auguri e precisi riferimenti alla coppia reale. Un testo molto lontano dal gusto di oggi, che a prima vista risulta poco attraente non solo per il pubblico, ma persino per gli addetti ai lavori. Tuttavia, nonostante il carattere propagandistico e il legame con un’occasione storica ben specifica, la musica vivaldiana è di altissima ispirazione e avvolge l’ascoltatore nella sua fantasia melodica e timbrica lussureggiante. Le arie presenti nella partitura sono notevoli e dimostrano un alto grado di maturazione del compositore, che ormai era considerato un punto di riferimento nel panorama operistico e strumentale nell’Europa dell’epoca.
Nel giugno 2017, Claudio Scimone e i Solisti Veneti avevano già presentato la partitura al Teatro Olimpico di Vicenza in prima esecuzione moderna con i mezzosoprani Leyla Martinucci e Lara Larsen rispettivamente nei ruoli della Gloria e di Imeneo. La performance è stata dunque riproposta anche a Padova con la stessa formazione orchestrale e con Ivana Srbljian nella parte di Imeneo. Per la ripresa le due cantanti hanno indossato costumi realizzati da Nicolao Atelier con l’intento di dare un senso di teatralità e di ambientazione d’epoca all’esecuzione. In realtà, al di là dei costumi, non è stata proposta alcuna drammatizzazione della composizione, che ha assunto la forma di concerto.
Leyla Martinucci ha mostrato una voce pregevole nel registro medio e basso. Il suo timbro ambrato e pieno si lascia apprezzare soprattutto nei momenti in cui il canto indugia in linee melodiche nobili e pacate, mentre le agilità e gli ornamenti non sono sempre precisi e particolarmente aggraziati. Gli esiti migliori si possono riconoscere, ad esempio, nell’aria “Al seren d’amica calma”, forse la più commovente dell’intera partitura. Si segnalano anche il fraseggio ottimo e un certo scrupolo nell’interpretazione dei recitativi.
Ivana Srbljan ha saputo affrontare in modo eccellente le parti in legato e le acrobazie spericolate imposte dal ruolo di Imeneo. Tuttavia, la voce non è particolarmente potente e, probabilmente, è troppo acuta per la parte: nei momenti in cui è richiesto un canto di maggiore forza, la cantante sembra impari al compito e non riesce a dare al personaggio la prestanza e la ricchezza timbrica richiesta.
La lettura critica a cura di Scimone e Carlo Steno Rossi ha previsto l’inserimento di alcune modifiche sia nell’organico orchestrale che nella partitura. In primo luogo, la serenata è stata dotata di una sinfonia di apertura altrimenti assente. Dal punto di vista della componente orchestrale, l’organico di soli archi e continuo è stato arricchito dalla presenza di una compagine di strumenti a fiato, inseriti nella strumentazione di alcune arie (in un caso, a sorpresa a variazione del “da capo” di un’aria). Anche i recitativi sono stati ben concertati con una certa varietà di colori strumentali. Qualche perplessità, invece, ha destato l’inserimento di acuti “di forza” a conclusione dell’esecuzione delle arie con conseguente taglio del ritornello: una prassi forse dettata dal desiderio di compiacere il pubblico, ma che rompe il delicato equilibrio formale dell’opera barocca.
I Solisti Veneti, diretti da Scimone, si sono disimpegnati complessivamente bene. Forse, data l’esecuzione all’aperto, il suono non è risultato sempre brillante, soprattutto negli interventi degli strumenti a fiato, e la grande varietà timbrica ed espressiva dello strumentale vivaldiano non è stata messa in luce pienamente. Non sono mancati, tuttavia, momenti di estrema finezza: ad esempio, molto riuscita l’esecuzione della già citata aria della Gloria.
L’accoglienza finale è stata decisamente positiva, segno di un crescente interesse anche da parte del pubblico più vasto verso il repertorio dimenticato del Settecento italiano. Una scommessa vinta da parte degli organizzatori della rassegna: la sensualità barocca della musica vivaldiana è riuscita a soggiogare gli ascoltatori ancora esattamente come trecento anni fa.
Cortile del Castello Carrarese di Padova – Castello Festival 2018
LA GLORIA E HIMENEO
Serenata a due voci e basso continuo
Libretto attribuito a Domenico Lalli
Musica di Antonio Vivaldi
La Gloria Leyla Martinucci
Himeneo Ivana Srbljan
I Solisti Veneti
Direttore Claudio Scimone
Costumi Nicolao Atelier
Padova, 19 luglio 2018