Apre la quinta edizione del Festival Solo Belcanto di Montisi un concerto dedicato a due primedonne indiscusse dell’operismo ottocentesco: le sorelle Carlotta e Barbara Marchisio. Figlie artistiche di Rossini, la cui sincera amicizia durante gli anni francesi fu dimostrata con la dedica dello spartito del Tell oltreché delle parti femminili de La petite messe solennelle, furono celebri anche in ruoli di Donizetti, Bellini e Verdi. Costituirono infatti una fenomenale coppia sui palcoscenici di tutta Europa trionfando nella Semiramide come nel Trovatore, fino alla prematura morte di Carlotta che segnò, in poco tempo, anche la fine della carriera della sorella. Barbara Marchisio, tuttavia, rimase una personalità di spicco nel mondo musicale fino agli inizi del XX secolo, detenendo una cattedra di canto al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Un festival che si prefigge di onorare il Belcanto e di dedicare l’edizione 2018 al Divus Rossini si presenta dunque con un ottimo biglietto da visita che ne sancisce un’inaugurazione egregia.
Con la dedica di un concerto a uno o più artisti del passato occorre anticipare una serie di considerazioni. La prima coinvolge l’aspetto programmatico, quanto cioè i brani scelti siano attinenti o meno con la carriera e le esperienze artistiche dei dedicatari, in questo caso appunto le due sorelle Marchisio; mentre la seconda coinvolge più direttamente gli interpreti moderni, in particolare quanto essi siano adatti a rispecchiare le caratteristiche interpretative e vocali dei loro predecessori illustri.
Sul primo fronte, il programma è coerentemente strutturato e presenta non solo pagine appartenute ai rispettivi repertori e noti per gli aneddoti biografici (ad esempio la Semiramide che era la loro opera più “redditizia”), ma persino alcune scelte assai stuzzicanti come Le gittane, un duetto dell’Album italiano di Rossini espressamente concepito per le due sorelle. Di fatto la dedica incrociata anche al Cigno di Pesaro – che segna trasversalmente tutto il festival – fa sì che la maggior parte dei brani guardi più a Rossini e non annoveri nessuna delle opere verdiane.
Sul secondo fronte si potrebbe aprire una lunga e articolata riflessione. Innanzitutto è difficile “immaginare” una vocalità di cui non si ha testimonianza acustica, ma soltanto descrizioni e recensioni più o meno attendibili e tuttavia molto soggettive; poi, il modo in cui il divismo – canoro e non – viene reso oggi, deve passare necessariamente attraverso un filtro che appartiene alle esperienze e alle conoscenze che l’interprete di oggi possiede e che potrebbero modificare in parte il modello originario; infine esistono dei limiti fisiologici, per cui non è mai scontato che un cantante di oggi abbia la stessa estensione e lo stesso bagaglio tecnico per rappresentare coerentemente il riferimento storico. Tutto ciò è necessario per comprendere quanto siano delicate alcune operazioni di “ricostruzione” del passato, soprattutto quando lo sforzo si concentra non nella creazione di un cast coerente per un lavoro unitario, ma nella riproposizione di un profilo artistico e musicale antologico.
Le due interpreti chiamate a incarnare Carlotta e Barbara, rispettivamente Silvia Dalla Benetta e Antonella Colaianni, hanno attinto al meglio delle loro qualità vocali e musicali. Certamente non possiedono quella identità di timbro e la similare emissione vocale che permise a Barbara di sostenere la sorella in difficoltà cantando fra le quinte in sua vece: infatti per volume e per colore le due voci sono assai dissimili. Silvia Dalla Benetta esegue con disinvoltura i passaggi di coloratura e cerca di mantenere con laboriosa costanza il colore brunito del centro anche negli acuti, non sempre riuscendo nell’intento. L’impressione è anche di una interpretazione coerente ma discontinua, che alterna momenti riusciti ad altri meno suggestivi. Altro discorso invece per Antonella Colaianni, che appare più a suo agio in Rossini che in Donizetti e Bellini. Va da sé che non possiede certamente la medesima estensione di Barbara Marchisio, ma si identifica in una vocalità più schiettamente rossiniana, di cui, cioè, Rossini costituisce il limite estremo se si esclude qualche fortunata propaggine tardottocentesca. Questo la mette in pole position e le permette di mostrare il meglio di sé sia sul fronte della coloratura sia su quello della cantabilità.
Il valore aggiunto, infine, di un progetto simile è dato dal maestro accompagnatore: Michele D’Elia non si limita a creare attorno all’interprete tutto il necessario per la riuscita migliore, ma respira e “sente” allo stesso modo, percepisce le intenzioni e le ripropone sulla tastiera, dando a ogni nota un colore, un sapore differenti, in un trionfo di sinestesie belcantistiche che lo vedono assurgere al medesimo livello delle sorelle Marchisio, i cui fratelli erano proprio abili pianisti. Nell’unico brano strumentale – Marche et Réminiscences pour mon dernier voyage – esegue tutto alla perfezione, ma con ironia, con partecipato divertimento, con un velato sorriso sulle labbra, esprimendo appieno lo spirito sardonico di Rossini e della sua inventiva musicale.
Il pubblico ha gradito con sonori applausi chiedendo a gran voce un bis – il duetto rossiniano dall’Ermione – che è parso vicino alla sentita e sincera commozione del Qui tollis di apertura: felice inizio di un festival promettente.
Festival Solo Belcanto 2018
LE MARCHISIO, DUE SORELLE PER ROSSINI
G. Rossini, Petite Messe Solennelle: “Qui tollis”
G. Rossini, L’italiana in Algeri: “Cruda sorte”
G. Donizetti, Anna Bolena: “Piangete voi?… Al dolce guidami”
G.Donizetti, Lucrezia Borgia: “Il segreto per esser felici”
G. Rossini, Péchés de vieillesse, Vol. I: Le gittane
G. Rossini, Semiramide: “Bel raggio lusinghier”
G. Rossini, Tancredi: “O patria… Di tanti palpiti”
G. Rossini, Moïse et Pharaon: “Ah, d’une tendre mère”
G. Rossini, Péchés de vieillesse, Vol. IX: Marche et Réminiscences pour mon dernier voyage
V. Bellini, Norma: “Mira, o Norma… Sì fino all’ore estreme”
Soprano Silvia Dalla Benetta
Mezzosoprano Antonella Colaianni
Pianoforte Michele D’Elia
Montisi, Teatro della Grancia, 17 agosto 2018