Rivedendo la Carmen di Bizet che ha debuttato a inizio anno al Teatro del Maggio e ora ripresa nell’ambito della stagione di repertorio, viene da chiedersi perché una regia discretamente condotta e credibile debba essere rovinata da un finale posticcio di morte invertita. La protagonista uccide Don José come vendetta per i soprusi subiti: la scena è anche teatralmente efficace e realizzata con perizia registica, ma in questo modo scompare tutta la portata eversiva di Carmen, donna, gitana e libera, che la società ha sempre fatto fatica a inquadrare e per questo deve essere soppressa. Peccato, perché fino a quel momento lo spettacolo di Leo Muscato risulta avvincente e teso a sottolineare tutto ciò, sospeso tra lo shock estetico visivo alla Calixto Bieito, a cui concorrono le scene di Andrea Belli e le luci di Alessandro Verazzi, e una più rassicurante gestualità alla Richard Eyre. Alessandra De Angelis riprende il materiale registico con cura, così che tutti gli interpreti risultano ben calati nelle loro parti e si immergono sempre più nel dramma di uno spettacolo che guadagna teatralità nell’avvicinarsi al finale, pur con qualche staticità nella gestione delle masse.
Nella sua direzione, Matteo Beltrami cerca di far emergere la leggerezza e l’ironia che serpeggiano nella partitura, in parziale contrasto con la violenza di alcune immagini della messa in scena. Qualcosa tuttavia non quadra, e per tutta la prima parte l’orchestra appare poco compatta, i toni risultano alquanto grigiastri e il mordente drammatico latita, pur con tempi spediti e ben sostenuti. Dall’Entr’acte del terzo atto, condotto con un notevole lirismo, qualcosa cambia e la bacchetta inizia a tirare fuori colori, rotondità e maggior piglio teatrale, che portano a un ultimo atto fluido e dirompente. In sostanza, ci si trova davanti a una direzione in crescendo, con qualche spunto interessante, ma non completamente riuscita. Si configurano invece fin da subito ottimi gli interventi del coro preparato da Lorenzo Fratini, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile che spicca soprattutto nelle scene delle sigaraie.
Il cast si presenta ben affiatato. Sugli scudi la prestazione della protagonista, interpretata da Marina Comparato. La strumento non è torrenziale, ma ben sostenuto e piuttosto omogeneo, ed è caratterizzato da un timbro ambrato che si dispiega in giochi coloristici di notevole presa. La voce si adatta a tutte le esigenze drammatiche e non viene mai forzata, neanche quando la scrittura viaggia in zone per lei meno confortevoli, come la scena delle carte, risolta con un giusto controllo di fiati e accenti. Il personaggio risulta poi credibilissimo grazie a un fraseggio curato e a un discreto piglio attoriale.
Roberto De Biasio disegna invece un Don José violento ma anche un po’ bamboccione. La voce è ampia, connotata da un timbro piuttosto chiaro ed emissione po’ fissa, e trova i suoi punti di forza nel registro centrale e acuto. Anche se non si produce in una grande varietà di fraseggio, il personaggio risulta comunque credibile e apprezzabile.
Laura Giordano ritorna a vestire i panni di una tradizionale Micaëla con la sua voce rotonda e fresca, che le permette di emergere nei momenti più lirici come l’aria e il finale del terzo atto. Leon Kim fornisce una buona prova come Escamillo: la strumento è corposo e connotato da un timbro scuro. Anche se risulta più a suo agio nel declamato che nelle parti cantabili, il baritono regge bene la non facile scrittura del Toreador, a cui aggiunge un fraseggio incisivo.
Le parti di contorno appaiono ben assortite, a partire dalla Frasquita svettante in acuto di Eleonora Bellocci, accoppiata alla pastosa Mercédès di Giada Frasconi. Ottima anche la coppia di contrabbandieri composta da Dario Shikhmiri (Dancaire) e Manuel Amati (Remendado), i quali si destreggiano agilmente nel quintetto del secondo atto. Adriano Gramigni si ritaglia bene i suoi interventi come Zuniga, mentre Patrizio La Placa appare un Moralès un po’ opaco.
Il folto pubblico dimostra di godersi lo spettacolo in ogni sua parte, tributando grandi applausi sia durante la recita che alla fine, con punte di entusiasmo per i quattro protagonisti principali.
Teatro del Maggio – Stagione 2018/2019
CARMEN
Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Tratto dalla novella di Prosper Mérimée
Musica di Georges Bizet
Carmen Marina Comparato
Micaëla Laura Giordano
Frasquita Eleonora Bellocci
Mercédès Giada Frasconi
Don José Roberto De Biasio
Escamillo Leon Kim
Le Dancaïre Dario Shikhmiri
Le Remendado Manuel Amati
Moralès Patrizio La Placa
Zuniga Adriano Gramigni
Orchestra, Coro e Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del Coro e del Coro di voci bianche Lorenzo Fratini
Regia Leo Muscato ripresa da Alessandra De Angelis
Scene Andrea Belli
Costumi Margherita Baldoni
Luci Alessandro Verazzi
Allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, 25 novembre 2018