Giunge oramai alla tredicesima edizione il progetto Pocket opera, nato nel 2006 con il sostegno del Circuito Lirico Lombardo e della Regione Lombardia. Finalità di tale encomiabile iniziativa, erede delle compagnie itineranti che, dal XVII secolo in avanti, portavano il teatro in località periferiche dell’Impero asburgico o del Regno di Napoli, è quella di mettere in scena, su piccoli palcoscenici storici della Lombardia e del nord, la grande lirica “travestita” e in versione tascabile, pocket appunto, in una nuova rielaborazione drammaturgica e musicale perfettamente riconoscibile e fruibile dagli spettatori. Quest’anno la scelta è caduta su uno dei titoli più amati dal grande pubblico, La traviata, già proposto nel 2012 e, per l’occasione, presentato in un nuovo allestimento; dopo il debutto al Teatro Fumagalli di Vighizzolo di Cantù, la tournée proseguirà al Teatro Superga di Nichelino (27 gennaio), al Sociale di Stradella (17 marzo), al Lirico di Magenta (23 marzo) e al CineTeatro di Chiasso (21 aprile).
Squadra che vince non si cambia: per questo motivo, troviamo nuovamente al lavoro il valido team che, lo scorso anno, ha firmato una suggestiva Madama Butterfly. Roberto Catalano (regia) ed Emanuele Sinisi (scene) concepiscono uno spettacolo elegante e di forte impatto estetico, di una bellezza patinata ed evocativa. La vicenda è trasposta ai giorni nostri; l’impianto scenico è dominato, nel primo atto, da un asettico spazio espositivo che, negli atti successivi, viene sostituito da uno studio fotografico, ambienti tutti improntati al bianco e al nero; l’unica macchia di colore è data dal tappeto di foglie autunnali visibile nella scena della casa di campagna. Alle pareti della stanza sono appese fotografie in bianco e nero ritraenti un occhio, un sorriso, un orecchino di perla, i dettagli di un viso: quello di Violetta, icona glamour e di stile, donna da copertina che si è fatta a pezzi, che ha frammentato la propria essenza poiché ognuno – amici, amanti, clienti, acquirenti – possa impossessarsi avidamente, in maniera quasi voyeuristica, di una parte di lei, nella vana illusione così di possederla fisicamente. Il folleggiare tanto bramato dalla prostituta nel Finale primo è proprio il farsi fotografare per poi poter vendere agli altri schegge di sé, come ben intuibile già dal Preludio, dove la vediamo truccarsi e posare per una seduta di shooting; dopo aver incontrato Alfredo ed essersene innamorata, la giovane donna inizia una strenua lotta contro il tempo per ritrovarsi, per ricomporre l’immagine perduta e restituirla al mondo in segno di espiazione e sacrificio. Alla fine, la protagonista muore strappando dal muro un candido velo che copre il ritratto di una donna sorridente: “l’immagine de’ miei passati giorni”, finalmente riassemblata. Piacciono i bei costumi curati da Ilaria Ariemme, di taglio contemporaneo, giocati su sfumature di colori neutri e su varie fantasie e fogge: orientale e ampio quello bianco di Violetta, optical per Flora, in stile Marlon Brando nel film Il selvaggio per il Dottor Grenvil, solo per citarne alcuni.
Sul podio dell’Orchestra 1813, il maestro Jacopo Brusa predilige perlopiù tempi spediti e brillanti, senza mai perder di vista le dinamiche buca-palcoscenico, dando della partitura una lettura coesa, pulita e precisa, effettuando i tagli tradizionali.
Nel cast, giovani cantanti selezionati e preparati dall’AsLiCo. Dopo aver vestito i panni di Cio-Cio-San, Sarah Tisba è Violetta Valéry: vocalità abbastanza omogenea, che ha il suo punto di forza in un registro acuto sicuro e corposo (omette tuttavia il mi bemolle di tradizione a conclusione della cabaletta “Sempre libera”) e in un fraseggio espressivo, il soprano delinea una protagonista sensuale e dalla tempra forte, avvalendosi di una recitazione potentemente drammatica, quasi viscerale. Accanto a lei, l’Alfredo mediterraneo e solare di Mauro Secci: il tenore si distingue per una voce schietta, di buon peso, ben proiettata nelle note alte e sana nell’emissione; scenicamente energico e passionale, dà vita a un personaggio innamorato e, all’occorrenza, geloso. Complessivamente buona la prova del baritono Guido Dazzini, un Giorgio Germont sufficientemente autoritario, in possesso di uno strumento vocale timbricamente chiaro, nonostante un paio di imprecisioni e slittamenti d’intonazione durante la celeberrima “Di Provenza il mar, il suol”. Puntuale la Flora di Elena Caccamo; equilibrata e puntuta l’Annina di Luisa Bertoli; sonoro e autorevole il Dottor Grenvil di Giuseppe Zema; corretto Luca Vianello (Barone Douphol); spigliato e disinvolto Filippo Rotondo (Marchese D’Obigny); perfettibile il Gastone di Giacomo Leone; non sempre incisivo Ermes Nizzardo (Giuseppe). Centrati e briosi gli interventi corali di Veronica Ghisoni, Afra Morganti e Adriana Patanè (amiche di Flora). Teatro esaurito e grande successo di pubblico, con calorosi applausi a scena aperta e accoglienza festante per tutti gli interpreti a fine recita.
Teatro Fumagalli – Pocket opera 2018
LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti. Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry Sarah Tisba
Flora Bervoix Elena Caccamo
Annina Luisa Bertoli
Alfredo Germont Mauro Secci
Giorgio Germont Guido Dazzini
Gastone Giacomo Leone
Barone Douphol Luca Vianello
Marchese D’Obigny Filippo Rotondo
Dottor Grenvil Giuseppe Zema
Giuseppe Ermes Nizzardo
Amiche di Flora Veronica Ghisoni, Afra Morganti, Adriana Patanè
Orchestra 1813
Direttore Jacopo Brusa
Regia Roberto Catalano
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Emanuele Cammarata
Produzione AsLiCo – Nuovo allestimento
Vighizzolo di Cantù, 13 gennaio 2018