A incorniciare l’esecuzione di Curon/Graun al Sociale di Trento, ci sono il debutto e la replica a Bolzano di Gaia, altro progetto premiato in occasione della prima edizione di Oper.a 20.21 Fringe. Anche in questo caso, l’operazione marca i confini del teatro musicale codificato dalla tradizione.
Nello spazio ridotto, ma accogliente e intimo, del Teatro Studio (ricavato all’interno del Teatro Comunale), perfetto per fondere pubblico ed esecutori, agiscono una performer vocale e un danzatore. Dietro alla superficie riservata all’azione, un sottile velo trasparente separa l’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano. Questa incomunicabilità tra piani performativi marca l’angosciante vicenda che prende forma, attraverso un prologo, nove quadri e un epilogo, su testi di Raoul Schrott (Erste Erde. Epos da Autopsie e Die Wüste Lop Nor. Novelle) e Gina Mattiello. Unico personaggio è un’astronauta la quale, sopravvissuta allo schianto del proprio veicolo spaziale, ritrova il nostro pianeta completamente disabitato. Vi sono unicamente resti e sculture carbonizzate che parlano di un mondo ormai finito: solo la donna tenta di dialogare con questo ambiente inospitale, nell’aspirazione di poter dare nuova vita attraverso il calore umano.
Il libretto, spesso oscuro e macchinoso, lascia spazio all’immaginazione di Hannes Kerschbaumer, compositore interessato alla resa materica del suono, anche attraverso la preparazione degli strumenti e il coinvolgimento di voce, timbri opachi e distorti dell’orchestra e l’ausilio dell’elettronica, chiamata in causa soprattutto nelle scene dedicate ai ricordi, dunque più intime, in cui compaiono tre strumenti solisti, il flauto Paetzold (ideato verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso), il flauto basso e la fisarmonica. La scrittura di Kerschbaumer è evocativa, interessata a rendere palpabili le sofferenze del nostro pianeta, ben espresse dal sottotitolo del lavoro a dystopian vision. Le sonorità pungenti e penetranti dei fiati accompagnano l’arrivo dell’astronauta sulla Terra, mentre lontani richiami ancestrali descrivono il mondo sconvolto che, nelle tensioni orchestrali, tenta di dare concretezza alla natura e agli elementi.
Sul velario sono proiettati fasci di luce, circuiti elettronici, parole, colori che illuminano gli spettatori e al contempo rendono leggermente più intelligibile quanto avviene nello spazio antistante dove agiscono Gina Mattiello, performer vocale, e Hygin Delimat, danzatore e coreografo. La prima si adopera per intonare i testi con impegno e partecipazione emotiva, il secondo ha una spiccata sensibilità corporea che gli consente di inserirsi appieno tra le opere di Aron Demetz, scultore interessato a esplorare la materia e i suoi processi attraverso la forma umana e la sua trasfigurazione. A interagire con artisti e sculture vi sono la voce registrata, le sonorità elettroniche e le proiezioni video ideate da Federico Campana, il quale, assieme al compositore e alla performer, cura anche la particolare regia, tesa a indagare il siderale scorrere del tempo e gli sconvolgimenti spaziali.
Natascha Maraval, scenografa e costumista, dispone gli elementi ponendo in rilievo da un lato l’inospitalità del luogo, dall’altro l’assoluta potenza primigenia dell’incontaminato. Luca de Martini di Valleaperta contribuisce allo spettacolo con un disegno luci perfettamente in sintonia con le intenzioni enigmatiche della narrazione.
L’Orchestra Haydn conferma quanto riportato per Curon/Graun con l’ulteriore pregio di non sottovalutare le attente richieste di Kerschbaumer nel costante dialogo tra gruppi strumentali. Merito da ascrivere anche alla perita concertazione di Leonhard Garms che dimostra il proprio interesse, misto a curioso e critico approfondimento, per il repertorio contemporaneo.
Le nuove direzioni verso cui si muovono questi prodotti, premiati dall’iniziativa Fringe, mettono in discussione e valicano i confini del canonizzato teatro musicale. Pur destando alcuni interrogativi sulle vie percorse e i risvolti futuri, i consensi del pubblico sono unanimi e il vivace dibattito, al termine della rappresentazione, conferma la grande curiosità a attenzione degli spettatori verso i nuovi linguaggi.
Teatro Comunale, Teatro Studio – Stagione 2017/18
GAIA
Progetto vincitore Oper.A 20.21 Fringe
Libretto tratto da testi di Gina Mattiello e Raoul Schrott
Erste Erde. Epos e Die Wüste Lop Nor. Novelle
Musica di Hannes Kerschbaumer
Prima assoluta
Performer vocale Gina Mattiello
Danzatore Hygin Delimat
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore Leonhard Garms
Regia Hannes Kerschbaumer, Federico Campana, Gina Mattiello
Regia del suono e del video Federico Campana
Scene e costumi Natascha Maraval
Luci Luca de Martini di Valleaperta
Coreografia Hygin Delimat
Sculture Aron Demetz
Produzione, Fondazione Haydn
Bolzano, 24 febbraio 2018