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Verona, Arena Opera Festival 2017 – Rigoletto

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Il teatro d’opera ha un limite intrinseco di modernizzazione: se cambia troppo non è più se stesso; se non cambia, o cambia troppo poco, sa di reperto museale. Così, capita sempre più spesso di provare saturazione e fastidio di fronte a certe attualizzazioni pretestuose. Ma capita anche di imbattersi in allestimenti tradizionali che generano un senso di insoddisfazione e fanno capire che pure la tradizione ha bisogno di essere aggiornata.

Dopo il Nabucco in chiave risorgimentale di Bernard e l’Aida ludico-futuristica della Fura dels Baus, la Fondazione Arena di Verona ha riproposto, come terzo titolo del 95° Opera Festival, l’allestimento di Rigoletto ispirato ai bozzetti di Ettore Fagiuoli per l’edizione areniana del 1928. Un ritorno all’ipertradizione, evidente nella foggia dei piacevoli costumi di Carla Galleri e soprattutto nell’impianto di Raffaele Del Savio, dove prevale il gusto delle scene dipinte e delle architetture ricostruite in dettaglio: il grande castello dei Gonzaga, le sale di Palazzo Te con gli affreschi di Giulio Romano, una terrazza pensile, la locanda di Sparafucile avvolta dall’atmosfera cupa di una Mantova sulfurea e acquitrinosa. Spettacolo di classica monumentalità, dunque, ovviamente estraneo a fatalità storiche, risvolti etico-politici e simbolismi. Una messinscena che nel suo genere funziona, anche se vanno rilevati alcuni cambi di scena macchinosi, qualche sparsa forzatura nella pur efficace regia di Ivo Guerra e la presenza di innesti superflui, come le sirenette e i tritoni della festa barocca del primo atto. Nell’insieme, la patina oleografica dei fondali dipinti e il complessivo taglio antiquariale lasciano la sensazione di un modo di far teatro superato, che fatica a trasmettere veramente emozioni e suggestioni allo spettatore odierno.

Sul fronte musicale, il vero motivo di interesse sta nel debutto areniano di Amartuvshin Enkhbat, un baritono trentunenne nato in Mongolia, già affermatosi in diversi concorsi internazionali. Una voce molto interessante, ampia, timbrata, e anche emessa correttamente, tolto qualche acuto non molto squillante. Enkhbat canta bene, con morbidezza e senso del fraseggio sfumato: grazie anche a un accento nobile e a una dizione praticamente perfetta, restituisce con credibilità la dimensione dolente e patetica di Rigoletto padre. Ancora da approfondire e maturare, invece, la componente più drammatica, giustiziera e vendicatrice, del personaggio. Ma che Enkhbat abbia grandi qualità vocali e interpretative, e quindi possa ulteriormente migliorare, è fuori discussione: ne sentiremo parlare presto perché la prossima stagione sarà ancora Rigoletto a Genova e Parma, nonché Nabucco a Napoli e Novara.
Elena Mosuc ripropone la sua Gilda di buon spessore lirico, musicale, espressiva e partecipe nel fraseggio, e tuttavia discontinua nel rendimento vocale: l’emissione qui risulta meno fluida, spesso oscillante nel registro medio-alto, mentre nei sopracuti i suoni sono forzati e striduli. Allo stato attuale, il personaggio sembra non esserle più congeniale come un tempo.
Anche Gianluca Terranova centra il suo ruolo dal punto di vista interpretativo. È un Duca di Mantova dal piglio estroverso e arrogante, efficace nei ripiegamenti lirici e patetici del duetto d’amore e dell’aria del secondo atto. Ma per quanto la voce sia sempre ben timbrata in basso e facile negli acuti, si notano anche emissioni non sempre pulite e qualche affaticamento.
Conferma positiva per lo Sparafucile ben scolpito di Andrea Mastroni, voce dal timbro scuro e di adeguata corposità nelle note gravi, mentre Nicolò Ceriani, apprezzato in altri ruoli, tratteggia un Monterone poco incisivo e carente di solennità. Passabile la Maddalena di Anna Malavasi. Nell’insieme ben amalgamate le parti di fianco: Alice Marini, Giovanna, Marco Camastra, Marullo, Francesco Pittari, Borsa, Dario Giorgelè, Conte di Ceprano, Marina Ogii, Contessa di Ceprano, Omar Kamata, Usciere di corte, Lara Lagni, Paggio.
Dal podio, Julian Kovatchev offre una lettura di routine del capolavoro verdiano. I tempi sono spesso molto lenti, a volte più stringati, ma si tratta di una flessibilità che non viene mai messa al servizio delle necessità drammaturgiche e non arriva a inserire i climi contrastanti in un flusso narrativo realmente teso e avvincente. Ne viene una lettura burocratica, che delinea le varie situazioni drammatiche con una certa genericità, piegata a un ventaglio appena sufficiente di chiaroscuri, colori e sottintesi espressivi.

Arena di Verona – 95° Opera Festival 2017
RIGOLETTO
Opera in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi

Il Duca di Mantova Gianluca Terranova
Rigoletto Amartuvshin Enkhbat
Gilda Elena Mosuc
Sparafucile Andrea Mastroni
Maddalena Anna Malavasi
Giovanna Alice Marini
Il Conte di Monterone Nicolò Ceriani
Marullo Marco Camastra
Matteo Borsa Francesco Pittari
Il Conte di Ceprano Dario Giorgelè
La Contessa di Ceprano Marina Ogii
Usciere di corte Omar Kamata
Paggio della Duchessa Lara Lagni

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Julian Kovatchev
Maestro del coro Vito Lombardi
Regia Ivo Guerra
Scene Raffaele Del Savio
Costumi Carla Galleri
Direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia
Allestimento Fondazione Arena di Verona
Verona, 1 luglio 2017

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