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Taormina, Mythos Opera Festival 2017 – Aida

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Una serie di appuntamenti dedicati in gran parte alla musica lirica, con un omaggio alla memoria di Daniela Dessì e tre opere in cartellone. Il Mythos Opera Festival ha segnato l’estate siciliana tra le suggestioni mitologiche della città aretusea e il Teatro Greco di Taormina, che con la fucina di Efesto per fondale ha ulteriormente rinsaldato il legame tra opera e mito, in linea con gli intenti dell’ideatore del Festival, il pianista Granfranco Pappalardo Fiumara, e del direttore artistico Katia Ricciarelli.

Aida di Giuseppe Verdi, con la regia di Enrico Stinchelli, torna sul palcoscenico dello splendido teatro greco e chiude l’edizione 2017 del festival operistico. Le scelte registiche e scenografiche del celebre conduttore de La Barcaccia si pongono nel solco della tradizione e offrono al pubblico un’Aida mediterranea, con una scena sovrastata da un colossale dio Horus, mentre il resto del palcoscenico è adornato da palmizi e dune di sabbia. È noto come in un teatro all’aperto con caratteristiche di particolare pregio archeologico, a meno di un dispiegamento di forze economiche di un certo livello, non sia facilmente percorribile la strada della varietà delle scene, tuttavia l’immutabilità delle stesse per l’intera durata della recita ricopre la rappresentazione di una patina di staticità che non riesce a restituire l’idea dei diversi spazi e degli ambienti in cui si svolge la vicenda di Aida. Per porre rimedio a questo deficit il regista opta per un utilizzo intensivo delle luci che conferisce alla scena un certo dinamismo e qualche apprezzabile suggestione. Particolarmente emozionante il grido di dolore di Aida “Numi pietà”, durante il quale si stagliano in cielo a perdita d’occhio otto fasci di luce bianca che aggiungono una considerevole dose di pathos alla preghiera dell’infelice principessa etiope. Singolare, poi, l’utilizzo durante la cerimonia dell’investitura di Radamès di spade Jedi a luce multicolore intermittente, note al pubblico grazie alla saga di Star Wars, accostate a più classiche fiaccole.

La guida dell’Orchestra Filarmonica della Calabria è affidata a Filippo Arlia. La lettura del direttore prevede nel preludio sonorità morbide  e una certa lentezza, un inizio sottovoce, quasi ad accompagnare lo spettatore per mano nella vicenda di Aida e Radamès soggiogati da poteri troppo forti per uscirne vivi e innamorati. Arlia concede quanto dovuto ai momenti più magniloquenti e spettacolari di Aida, quando è necessario alleggerisce i volumi e sfuma il fraseggio, ma si nota qualche disomogeneità esecutiva. Anche il dialogo tra buca e palcoscenico, specie il rapporto col coro, non è sempre ottimale. Una menzione d’onore va al corpo di ballo della Scuola Danza Taormina, preparato da Alessandra Scalambrino, che con i suoi interventi arricchisce le scene in maniera ammirevole.

Mattatrice della serata è Giovanna Casolla. Soprano di lunga e apprezzata carriera, protagonista storica dei festival areniani, presenta una Amneris dal forte temperamento, in grado di coniugare i tratti ferini con i momenti di infelicità del personaggio. Voce corposa, senza alcun indugio nella zona acuta, ha il suo vero atout nella fascia centrale e nei gravi: fortemente espressivo il suo “Pace t’imploro”. La rivale in amore è impersonata dal soprano greco Sofia Mitropoulos che porta in scena un personaggio fortemente drammatico, in grado di mettere a nudo quel nervo scoperto di amore e senso della patria che tormenta la schiava etiope fin dall’inizio del dramma. Dotata di uno strumento vocale adatto al ruolo, la Mitropoulos affronta con scioltezza la scrittura di Aida e più volte emoziona il pubblico che ne riconosce i meriti con applausi scroscianti. Notevoli i pianissimi morbidi e timbrati di “O cieli azzurri”.
Roberto Cresca porta invece sul palcoscenico un Radamès poco credibile. Il giovane tenore ha buone intenzioni, ma governa con difficoltà la parte, è incerto nell’emissione, forza la voce in diversi passaggi. Per la cronaca, una parte del pubblico ha manifestato il suo scontento a fine spettacolo. Ottimo Giuseppe Garra nei panni di Amonasro. Il baritono siciliano realizza un Re etiope da manuale: voce calda e fraseggio vario, insieme alla ben calibrata potenza di emissione, lo rendono il protagonista maschile più interessante. Da annotare la solida vocalità di Elia Todisco nei panni del Re: l’emissione è salda, anche se la voce probabilmente deve fare spesso i conti con l’effetto scenico del fumo dal fondale. Corretta e apprezzabile l’interpretazione di Alessandro Avona, un Ramfis ammantato di ieraticità  e sostenuto da uno strumento che fa della sua ottima proiezione il punto di forza. Apprezzabile il contributo di Antonio Pannunzio nel ruolo del messaggero.
Buono il responso del pubblico, che non risparmia ovazioni ad alcuni dei cantanti. Grandi applausi anche per il regista e l’Orchestra Filarmonica della Calabria.

Mythos Opera Festival 2017
AIDA
Opera in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi

Aida Sofia Mitropoulos
Radamès Roberto Cresca
Amneris Giovanna Casolla
Amonasro Giuseppe Garra
Ramfis Alessandro Avona
Il Re d’Egitto Elia Todisco
Una sacerdotessa Debora Marguglio
Un messaggero Antonio Pannunzio

Orchestra Filarmonica della Calabria
Coro Lirico Francesco Cilea
Direttore Filippo Arlia
Maestro del coro Francesco Costa
Regia, scene e luci Enrico Stinchelli
   Costumi Lele Luzzati, Fondazione Cerratelli
Taormina, Teatro Greco, 31 agosto 2017

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