Ruota attorno alla città di Gerusalemme il ricercato programma che apre la stagione della Iuc, nella austera cornice dell’Aula magna dell’Università La Sapienza, con l’Accademia degli Astrusi e Anna Caterina Antonacci come protagonisti di eccellenza.
Grazie anche alla collaborazione del musicologo Francesco Lora, il centro concettuale individuato nella città di Gerusalemme si amplia e si trasforma, abbracciando la letteratura, la storia dell’arte e quella del cristianesimo, poi infine la Roma rinascimentale e barocca, indicata come il nuovo centro religioso dell’occidente cristiano contro i protestanti.
Il programma di questa occasione, composto di brani esclusivamente strumentali, sacri e drammatici, accosta autori del Seicento, di cui alcuni già noti e altri meno eseguiti. Uniche, e in prima esecuzione moderna, sono le due Lectiones di Giovanni Paolo Colonna, che hanno il pregio di impiegare la compagine strumentale e la timbrica offerta dai singoli strumenti per innestare anche nella tradizione ecclesiastica la carica emotiva del nuovo stile operistico.
Sul fronte strumentale Arcangelo Corelli è la presenza più preponderante: la sua Sinfonia per l’Oratorio S. Beatrice d’Este di Lulier presenta fin dall’apertura il meglio dell’Accademia degli Astrusi, negli incastri perfetti fra sezioni durante i passaggi a canone e nel caldo, tellurico e dolcissimo vibrare dei bassi. L’alternanza fra soli e tutti, poi, mette in luce la perfetta intesa fra primo e secondo violino in alcuni passi del Concerto grosso in do minore. Ma il momento più ludico delle sezioni strumentali arriva con Heinrich Ignaz Franz von Biber e la sua Battalia à 10, in cui pizzicati, ostinati, suoni onomatopeici e cavati dall’archetto sulle corde sono disseminati nella partitura con l’intento di ricreare i suoni delle spade che si scontrano sui campi militari.
La nettezza, la precisione, la compattezza e la perfetta intesa accompagnano l’esecuzione diretta da Federico Ferri, i cui gesti, anche minimi, sembrano dare vita e senso alle frasi musicali, alle dinamiche e alla complessità di partiture poco note.
Quel che resta del concerto sono i brani vocali e qui è regina assoluta e incontrastata Anna Caterina Antonacci. Non solo perché possiede un timbro che incanta, perché sa colorare ogni sillaba di una sfumatura differente, perché muta atteggiamento fisico e musicale a seconda del personaggio che incarna, ma soprattutto perché è in grado di dosare tutto questo con intelligenza, sapienza e umiltà. Quando interpreta un brano sa essere dentro la musica e mai sopra di essa, arrivando con sincera emozione al cuore e alla mente dell’ascoltatore. La scelta dei brani le permette di attraversare tre differenti generi: quello ecclesiastico, quello drammatico-madrigalistico e infine quello propriamente operistico. Nelle Lectiones di Colonna esegue con destrezza le difficili linee vocali, rendendo intellegibili anche le differenti “voci”, ma nonostante la rarità esecutiva non è questo il meglio del programma. Monteverdi e Lully, dove la profondità del dramma agito e narrato animano il suo spirito da tragédienne, sono il suo vero terreno d’elezione. Il Combattimento di Tancredi e Clorinda, già eseguito in molte occasioni, è un momento di grande intensità in cui la Antonacci, che interpreta tutti e tre i ruoli previsti, può mettere in campo – è il caso di dirlo – tutte le sue armi: la voce rotonda e scura, il sussurro, la scansione drammatica, il legato commovente. Le parole sono tutte perfettamente comprensibili e il dramma della morte della guerriera pagana nonché il potere salvifico del battesimo passano dalla narrazione alla melodia, dalla poesia all’armonia, senza soluzione di continuità: è pura incarnazione del recitar cantando. L’Armide di Lully, con cui il programma si conclude, è una variante di questa drammatizzazione. L’alternarsi di recitativi e arie, sempre concluse da un brano strumentale, ne sottolinea una idea compositiva più chiaramente definita rispetto a Monteverdi, così come il linguaggio musicale è meno fantasioso, meno partecipe ma sempre egualmente affascinante. Anche in questo caso l’interpretazione della compagine musicale e della parte vocale è di altissimo livello e l’intesa fra l’una e l’altra è chiara nella scansione tragica, così come nel sostegno alla vocalizzazione più accesa e animata.
Un appuntamento di vera eccellenza, registrato anche da Radio3, per la fortuna di tutti coloro che non erano presenti nella sala affollata e non hanno partecipato al tripudio generale per gli Astrusi, per Federico Ferri e per la straordinaria arte di Anna Caterina Antonacci.
IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti – Stagione 2017-18
GERUSALEMME: CELESTE E TERRENA, PERDUTA E LIBERATA
A. Corelli: Sinfonia per l’Oratorio S. Beatrice d’Este di Lulier
G. P. Colonna: Lectio tertia. Feria VI in Parasceve
H. I. Franz von Biber: Battalia à 10
C. Monteverdi: Combattimento di Tancredi e Clorinda
A. Corelli: Concerto grosso in do minore op. 6 n. 3
G. P. Colonna: Lectio secunda. Sabbato sancto
J. B. Lully: da Armide: Ouverture –«Enfin, il est en ma puissance» – Entracte – «Ah, si la liberté me doit être ravie» – «Venez, Haine implacable» – Passacaille – «Le perfide Renaud me fuit»
Soprano Anna Caterina Antonacci
Accademia degli Astrusi
Direttore Federico Ferri
Aula magna dell’Università La Sapienza, Roma, 14 ottobre 2017