Napoli, Teatro San Carlo – Manon Lescaut

Un ottantenne Des Grieux che torna sul luogo della morte dell’adorata Manon e rivive, come in un lungo flashback, i tormenti e la passione di quell’amore giovanile che ha segnato per sempre la sua vita. Solo che la fine di Manon non si è consumata nell’assolato deserto della Luisiana (come prescritto dal libretto) ma nel reparto di quarantena di Ellis Island, l’isola che fungeva da filtro, a New York, per l’imponente flusso dei migranti che dall’Europa approdavano agli Stati Uniti. Parte da qui l’originale regia di Davide Livermore per Manon Lescaut di Puccini andata in scena con successo al Teatro San Carlo di Napoli. Chiaro che l’intento del regista torinese è di focalizzare l’attenzione sul tema delle migrazioni, di costante (e scottante) attualità, in un’operazione che, a dispetto di qualche inevitabile forzatura, ci pare complessivamente riuscita. Così il reparto di quarantena di Ellis Island diviene il contenitore della Memoria di Des Grieux: su un impianto scenico fisso, una sorta di scatola dei ricordi, si avvicendano gli scenari della storia, dalla stazione di Amiens al boudoir di Manon, sino al porto di Le Havre. Protagonisti e coro si muovono bene sulla scena disegnata dallo stesso Livermore e da Giò Forma, con i magnifici costumi di Giusi Giustino.

Manon è Maria José Siri, che ho trovato assolutamente convincente: mi pare che i panni della dissoluta eroina ispirata a Prévost le stiano decisamente meglio di quelli di Madama Butterfly, con la quale ha inaugurato l’ultima stagione scaligera. La voce – di qualità invero non straordinaria – è tuttavia piena, omogenea e timbrata, l’interpretazione sfumata e partecipe, sia quando deve cantare la frivola gioia di vivere o la sensualità morbida ed estenuata, sia quando si piega a raccontare il dramma. Al suo fianco il Des Grieux solido e appassionato di Roberto Aronica, tenore che ha tutti i numeri richiesti da un ruolo amatissimo dai melomani più “duri e puri”: bella voce, ottima musicalità e controllo della linea di canto, anche nei momenti più concitati. Elegante e morbido il Lescaut di Alessandro Luongo, mentre non perfettamente a fuoco ci è parso il Geronte di Carlo Striuli; molto bene tutti gli altri.

Sul podio Daniel Oren ha offerto una lettura capace di coniugare lo slancio della melodia con l’attenzione al canto e alle sfumature, in un’esecuzione trascinante, con l’orchestra del San Carlo in gran spolvero. Alla recita a cui abbiamo assistito, replica speciale per l’Unione Industriali di Napoli, il pubblico ha addirittura ottenuto il bis dell’Intermezzo. Alla fine, entusiastici applausi per tutti. [Rating:5/5]

Teatro San Carlo – Stagione lirica 2016/2017
MANON LESCAUT
dramma lirico in quattro atti
libretto di Domenico Oliva e Luigi Illica
dal romanzo di Antoine-François Prévost L’histoire du chevalier des Grieux et de Manon Lescaut
Musica di Giacomo Puccini

Manon Lescaut Maria José Siri
Renato Des Grieux Roberto Aronica
Lescaut Alessandro Luongo
Geronte Ravoir Carlo Striuli
Edmondo Francesco Marsiglia
Un Musico Clarissa Leonardi
Il maestro di ballo Cristiano Olivieri
Un sergente degli arcieri Angelo Nardinocchi
Il comandante di marina Costantino Finucci
Un Lampionaio Enzo Peroni

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Daniel Oren
Regia Davide Livermore
Scene Gio Forma e Davide Livermore
Costumi Giusi Giustino
Video Design D-wok
Nuova produzione Teatro San Carlo in coproduzione con il Teatro Liceu di Barcellona e il Palau de las Arts de Valencia
Napoli, 21 giugno 2017