Milano, Teatro alla Scala – Hänsel und Gretel

Per il Progetto Accademia va in scena in questi giorni al Teatro alla Scala Hänsel und Gretel del compositore tedesco Engelbert Humperdinck. Il titolo detiene (come si apprende, non senza un iniziale moto di sorpresa, dal sito Operabase) la palma di opera più rappresentata in Germania nonché il tredicesimo posto a livello mondiale. Dopo alcune riflessioni, non è difficile intuire le ragioni di un tale successo: prima fra tutte l’ampia fruibilità di un semplice soggetto fiabesco che, nell’abbattimento dei limiti generazionali e socio-culturali, è capace di raggiungere un pubblico potenzialmente vastissimo. Ma c’è anche la musica. Di squisita fattura, a tratti sublime nel ricercato ed elegante sinfonismo di molte pagine, la partitura si rivela efficace in ciascuna delle soluzioni adottate dal compositore. Che si tratti della concatenazione di leitmotive secondo stilemi wagneriani, o dell’adattamento di melodie e canzoni mutuate dalla tradizione popolare, Humperdinck dimostra ovunque profonda ispirazione e scaltro mestiere. Rappresentata per la prima volta a Weimar nel 1893 (per la direzione nientemeno che di Richard Strauss) e da allora presenza costante sui cartelloni dei teatri di mezzo mondo, in Italia l’opera stenta a guadagnarsi il posto che le compete. Nella fattispecie mancava alla Scala da quasi sessant’anni, troppi per quello che ha tutti i tratti distintivi del capolavoro. Ben venga quindi questa nuova e “giovane” produzione, salutata al suo debutto da applausi e ovazioni addirittura travolgenti.

Lo spettacolo, che porta la firma alla regia di Sven-Eric Bechtolf, si sviluppa su doppio livello narrativo. L’apertura del sipario mostra una baraccopoli di periferia, sul cui sfondo si stagliano, in lontananza, i grattacieli di una qualsiasi metropoli contemporanea. Numerosi senzatetto dall’aria spettrale si aggirano spingendo carrelli colmi di carabattole. In mezzo al palco, Hänsel e Gretel, impersonati da due piccoli attori. Di lì a poco, una folla di ragazzini urlanti irrompe sulla scena, importunando una vecchia cenciosa che, per vendicarsi, rinchiude con un tranello i due piccolini in un grosso scatolone. Tanto basta per dare il via al dipanarsi della fiaba. Dal medesimo scatolone fuoriescono subito dopo i fratellini, che questa volta hanno le sembianze di Anna Doris Capitelli e Francesca Manzo, rispettivamente Hänsel e Gretel. L’impianto scenico di Julian Crouch funziona grazie all’uso esclusivo di quinte mobili che, dipinte con tecnica sopraffina, compongono in successione i diversi ambienti. Il primo colpo di teatro arriva con la creazione del bosco incantato. Durante la filastrocca onomatopeica del cuculo, ad esempio, dai lati del palcoscenico spuntano uccelli le cui dimensioni fanno sembrare minuscoli i due protagonisti. Le videoproiezioni firmate da Joshua Higgason non solo non risultano mai prevaricanti fondendosi mirabilmente con le scenografie, ma costituiscono probabilmente l’asso nella manica dell’allestimento. A questo proposito l’apparizione della casa di marzapane, addobbata con bastoncini e girandole di zucchero, bottoni di cioccolato e guarnizioni di panna, solleva le reazioni meravigliate degli spettatori, molti dei quali, in barba ai divieti, non resistono dall’impugnare lo smartphone per rubare qualche scatto della prodigiosa casetta. D’impeccabile realizzazione anche i costumi di Kevin Pollard, con una menzione speciale per l’aspetto ricercatissimo del nano Sabbiolino e gli esilaranti piedoni della strega Rosicchia, talmente abnormi da far sembrare “piedini di fata” quelli di un Frodo Baggins. Eccellente il disegno luci di Marco Filibeck, come sempre una garanzia di altissima professionalità.

Parimenti convincente la parte musicale. Marc Albrecht ottiene dai giovani strumentisti dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala un suono tornito e brillante, e dinamiche magari non particolarmente varie ma costantemente pertinenti. Qualche attacco in solitudine tradisce un po’ di emozione, ma il livello si mantiene nel complesso più che buono.
La compagnia di canto è stata preparata da Eva Mei, e occorre sottolineare che il lavoro svolto dal famoso soprano ha dato i migliori frutti, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione alla proiezione del suono, davvero soddisfacente da parte di tutti. Francesca Manzo ha vocalità fresca e agile, e la sua Gretel trasmette al contempo simpatia e dolcezza. Anna Doris Capitelli fa esprimere Hänsel con uno strumento di mezzosoprano dal bellissimo colore, il cui timbro bene si differenzia da quello della Manzo. Appaiono ambedue preparatissime, e a loro agio nella scrittura. Il soprano ha attitudine al trillo e facilità nel registro sovracuto. La Capitelli spende le sue carte migliori nella fascia centrale, dove fa valere un’emissione ben presente. La preghiera al secondo quadro, cantata da entrambe a fior di labbra e sostenuta con garbo dalla bacchetta, costituisce senza dubbio un momento degno di nota. La strega di Mareike Jankowski punta tutto, e con ragione, sull’intelligibilità della parola. Misurata nella recitazione, appare forse troppo contenuta nella vocalità (quelle risate dovrebbero risaltare molto di più), ma la cantante è corretta e l’interprete spiritosa. Chiara Isotton è una Gertrud generosa nel volume; le lievi tensioni in acuto veicolano l’idea di una madre esasperata e disperata, al limite della sopportazione. Appena meno a fuoco il Peter di Gustavo Castillo, che sembra soffrire maggiormente la densità dell’orchestrazione. Ugualmente eccellenti il Sabbiolino di Enkeleda Kamani e il Rugiadino di Céline Mellon. Perfetto l’intervento del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala, diretto da Marco De Gaspari. [Rating:4.5/5]

Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e Balletto 2016/2017
Progetto Accademia

HÄNSEL UND GRETEL
Fiaba drammatica in tre quadri
Libretto di Adelheid Wette
Musica di Engelbert Humperdinck

Peter Gustavo Castillo
Gertrud Chiara Isotton
Hänsel Anna Doris Capitelli
Gretel Francesca Manzo
Die Knusperhexe Mareike Jankowski
Sandmännchen Enkeleda Kamani
Taumännchen Céline Mellon

Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore Marc Albrecht
Regia Sven-Eric Bechtolf
Scene Julian Crouch
Costumi Kevin Pollard
Luci Marco Filibeck
Video Joshua Higgason
Produzione Teatro alla Scala
Milano, 2 settembre 2017