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Milano, Teatro alla Scala – Der Freischütz

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Mancava dal palco del Teatro alla Scala dal 1998. Tanto, forse troppo tempo per un capolavoro del teatro musicale ottocentesco come Der Freischütz (Il franco cacciatore) di Carl Maria Von Weber. L’allestimento in scena al Piermarini è affidato alla regia di Matthias Hartmann e alla direzione musicale di Myung-Whun Chung. Che, lo diciamo subito, è l’elemento di maggior pregio di questa nuova produzione. Chung ottiene dall’orchestra della Scala un suono a dir poco magnifico, nel segno di una cupa e misteriosa drammaticità, con sonorità dense e turgide, ricche di vibrazioni, ma pure capaci di dispiegarsi in un tessuto sonoro di inaudita trasparenza, complici anche gli ottimi strumentisti. L’incedere drammatico appare così di singolare giustezza, con le melodie che si allargano in respiro ampio e teso, sostenute da una concertazione dall’impianto grandioso, ove i dettagli trovano il loro rilievo in un quadro d’insieme compiuto. L’esuberanza dei cori trapassa così con naturalezza nella palpitante contemplazione delle arie di Agathe, il cupo misticismo panteista della scena nella Gola del Lupo è davvero impressionante per potenza e vigore, ma, lungi dallo scadere in una retorica goticheggiante, tiene alta la tensione emotiva grazie a un superiore controllo di dinamiche e timbriche. Il direttore coreano si pone qui, una volta di più, quale portatore di una concezione quasi sacrale del fare musica: i gesti solenni e ampi, la concentrazione che trasmette a musicisti e cantanti ricordano quelli del suo maestro Carlo Maria Giulini.

A fronte di una direzione di simile levatura, il cast si presenta alquanto discontinuo e, nel complesso, sostanzialmente inadeguato. Il protagonista Michael König “offre il suo squillo da Heldentenor al personaggio di Max”, sta scritto sul sito della Scala. Peccato che questo squillo non si senta. Diciamo pure che la voce non si sente, sovrastata sì dalla sontuosa orchestra di Chung ma comunque povera di armonici e comunque troppo chiara, per di più accompagnata a un’interpretazione corretta ma priva di personalità. Il perfido e inquietante Caspar è Günther Groissböck, la cui presenza scenica e recitazione sono uno dei punti di forza dello spettacolo, purtroppo inficiati da un una voce che, ideale nel timbro scuro e cangiante, si inceppa nella salita all’acuto. La Agathe di Julia Kleiter, se pur si fa apprezzare per bellezza e omogeneità del timbro e per sensibilità interpretativa, non ha il peso specifico per conferire credibilità piena ad una figura che è la traduzione musicale dell’anima più autentica del Romanticismo tedesco. Sulla stessa linea si pone Eva Liebau, una Annchen niente più che gradevole e intonata. Convincenti, per converso, lo ieratico eremita di Stephen Milling e gli altri interpreti: Michael Kraus (Ottokar), Frank Van Hofe (Kuno), Till Von Orlowsky. Ottimo il coro preparato da Bruno Casoni.

Resta da dire della regia. Matthias Hartmann colloca la narrazione entro una scenografia che è, di fatto, la Gola del Lupo, come a stendere sull’intera vicenda, anche quando si piega a momenti spensierati o contemplativi, quell’alone di nera inquietudine che è forse la cifra più autentica di questo capolavoro. Per sottolineare in modo evidente la dimensione liliale ed estatica del personaggio di Agathe, il regista utilizza elementi scenografici realizzati con luci al neon, francamente alquanto fastidiosi per la vista e, forse, pleonastici ai fini narrativi. Alcuni mimi abbigliati da mostri danno consistenza agli incubi dei protagonisti e compaiono in diversi momenti dello spettacolo ma, in questo caso, l’effetto, lungi dall’amplificare la dimensione di terrore, rischia di scivolare pericolosamente nel comico involontario. Sorte simile tocca ad alcuni degli immaginifici costumi firmati da Susanne Bisovsky e Josef Gerger.

Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e Balletto 2016/2017
DER FREISCHÜTZ 
Opera romantica in tre atti
Libretto di Friedrich Kind
Musica di Carl Maria von Weber

Ottokar Michael Kraus
Kuno Frank van Hove
Agathe Julia Kleiter
Äennchen Eva Liebau
Kaspar Günther Groissböck
Max Michael König
Ein Eremit Stephen Milling
Kilian Till Von Orlowsky
Vier Brautjungfern Céline Mellon* Sara Rossini* Anna-Doris Capitelli* Mareike Jankowski*
Stimme des Samiel Frank van Hove
*Soliste dell’Accademia di perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Myung-Whun Chung
Maestro del coro Bruno Casoni
Regia Matthias Hartmann
Scene Raimund Orfeo Voigt
Costumi Susanne Bisovsky e Josef Gerger
Luci Marco Filibeck
Drammaturgo Michael Küster
Nuova produzione Teatro alla Scala
Milano, 17 ottobre 2017

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