Inaugurazione nel nome di Gustav Mahler per la Stagione Sinfonica 2017/2018 del Teatro alla Scala. Sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala torna per tre serate Daniele Gatti che, per l’occasione, propone la Sinfonia n. 2 in do minore “Auferstehung” (“Resurrezione”) per soprano, contralto, coro misto e orchestra.
Assente dalle tavole del Piermarini dal dicembre del 2011, quando venne diretta da Gustavo Dudamel per il Concerto di Natale, con la stessa sinfonia Gatti ha debuttato trionfalmente il 14 settembre 2016 nella veste di Direttore Principale dell’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam.
Composizione dalla gestazione lunga e complessa, iniziata nel 1888 e terminata nel 1894, viene presentata per la prima volta a Berlino, nel 1896; siamo di fronte a una monumentale riflessione su temi escatologici quali la morte, l’oltretomba e la resurrezione, molto cari alla poetica mahleriana e sviluppati anche in opere successive.
Con gesto preciso ed essenziale, propendendo per sonorità perlopiù rigogliose e per tempi dilatati e di ampio respiro, Daniele Gatti accompagna lo spettatore in questo emozionante viaggio dalla tomba al cielo, dando della partitura una lettura estremamente analitica, di forte impatto spirituale e teatrale, dimostrando una non comune sensibilità. La sua è un’interpretazione radicale, per nulla scontata, carne e sangue ma, al contempo, trascendente e immateriale; in quest’ottica, si avvale anche di scelte efficaci come il posizionamento di alcuni gruppi di strumenti nel retropalco e nel foyer.
Nel primo movimento, Allegro maestoso, emerge appieno la natura di immane Todtenfeier, di ieratico rito funebre di ampio sviluppo, a tratti bruckneriano nella sua grandiosità, improntato a suoni grevi e a ritmi solenni.
Dopo una pausa di pochi minuti, consigliata dallo stesso Mahler per meglio evidenziare il polo negativo dal quale ascendere verso la rinascita celebrata nel finale, segue la freschezza dell’Andante moderato, che rimanda alle atmosfere giocose del Ländler. Optando per un suono più leggero, il maestro dà vita a una danza campestre idilliaca, simile a una tenera carezza.
Il terzo movimento, lo Scherzo, si fonda sulla melodia di un Lied composto da Mahler nel 1893, Des Antonius von Padua Fischpredigt, tratto dalla celeberrima raccolta Des Knaben Wunderhorn. A tal proposito, piace citare le parole del compositore, che ben riassumono la natura del movimento: “Si deve pensare che a chi ha perso la propria identità e la vera felicità, il mondo appare così: distorto e insensato, come se fosse riflesso in uno specchio concavo. Lo scherzo termina con il grido raccapricciante di quest’anima in pena”.
Toccante la resa di Ulricht, su testo poetico sempre del Wunderhorn, una canzone lenta e assorta intonata sommessamente dal mezzosoprano olandese Christianne Stotijn, distintasi per una vocalità timbricamente chiara e non debordante, nonché per la pregnanza nella dizione (in particolare nella frase “Ich bin von Gott und will wieder zu Gott!”, intensa professione di fede e di abbandono a Dio). Qui Gatti adotta una dimensione cameristica e intima, dalle sonorità liquefatte e seriche, quasi in punta di bacchetta.
Segue il quinto e ultimo movimento, rappresentazione dell’esistenza ultraterrena, del Giudizio finale e della resurrezione, basato sull’ode di Friedrich Gottlieb Klopstock Aufersteh’n. Vero acme della sinfonia, in esso si condensano tutte le sofferenze, le promesse, le speranze di una vita, in un clima di pathos ascendente che porta alla rigenerazione finale, alla vittoria della luce sulle tenebre.
A tale commossa partecipazione concorrono la prova del soprano svedese Miah Persson, in possesso di una voce luminosa ed espressiva, elegiaca e curata nel porgere la parola, e gli interventi del Coro del Teatro alla Scala guidato impeccabilmente da Bruno Casoni, potentemente incisivi ed energici, di notevole presa emotiva. Dopo l’incipit in sordina, sussurrato, il corale acquista sempre più vigore, per sfociare nella solenne maestosità del messaggio finale, foriero di fiducia nell’Onnipotente e nella rinascita post mortem, messo in risalto maggiormente dallo stacco di pochi secondi scelto dal direttore: “Sterben werd’ ich un zu leben. Aufersteh’n, ja aufersteh’n wirst du, mein Herz, in einem Nu! Was du geschlagen zu Gott wird es dich tragen!”.
La serata è stata accolta da un festante successo, con dieci minuti di applausi e ovazioni, in particolare per Daniele Gatti.
Teatro alla Scala – Stagione Sinfonica 2017/2018
Gustav Mahler
Sinfonia n. 2 in do min. “Resurrezione” per soprano, contralto, coro misto e orchestra, dall’Inno di Klopstock Aufersteh’n
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Daniele Gatti
Maestro del coro Bruno Casoni
Soprano Miah Persson
Contralto Christianne Stotijn
Milano, 19 ottobre 2017