Lodevole idea, quella di inaugurare la stagione di Lucca con una delle opere meno frequentate di Giacomo Puccini. La fanciulla del West infatti è un titolo di repertorio, ma non al pari delle abusate Bohème, Tosca, Madama Butterfly e Turandot; forse ciò è dovuto a quella propulsione di musica ispiratissima, estremamente piena di Novecento anche ardito, che non lascia spazio a troppi sogni e chimere da dilatare in ariosi strappalacrime, ma che offre una materia teatrale viva e palpitante.
Per questa inaugurazione Il Teatro del Giglio punta su un allestimento coprodotto con vari teatri statunitensi e italiani, firmato da Ivan Stefanutti. Il risultato è una produzione molto tradizionale, ma piuttosto curata. Una scenografia fissa con una pedana a forma di anfiteatro rialzata di tre gradini fa da base per le tre ambientazioni, diversificate dagli elementi scenici aggiunti: vari banchi e una scala per la locanda, un tavolo e una pelle d’orso per la capanna di Minnie, una torretta per la landa californiana. Ad aggiungere e connotare le scene si aggiungono le proiezioni volte a sottolineare l’ambientazione ai confini della civiltà in cui si svolge il dramma: se in alcuni momenti risultano funzionali e azzeccate, come nel secondo atto quando viene mostrato il sangue di Johnson sulle travi e la partita a poker, in altri, convincono di meno, ad esempio il finale con le vedute estremamente computerizzate dei monti della Sierra. Le luci di Michael Baumgarten danno un’atmosfera cupa all’azione e risultano piuttosto suggestive, anche se a tratti didascaliche. La gestione registica della scena si conferma in linea con la tradizione, alternando momenti di buona gestione delle masse e dei singoli, ad altri più statici e classicamente melodrammatici, soprattutto nei duetti d’amore. La recitazione segue anch’essa questi stilemi, e nell’insieme gli interpreti risultano credibili nella costruzione dei personaggi.
Sul podio, James Meena offre una lettura analitica e ponderata, attenta a mettere in risalto i particolari della complessa partitura, che sottolinea spesso dilatando i tempi. L’Orchestra della Toscana lo segue in un crescendo di compattezza e coesione, offrendo dunque una buona prova, degna di tale compagine. Tuttavia la direzione non brilla per effetto teatrale: la sua si configura come una lettura edonistica in cui la musica si sussegue in modo meraviglioso ma senza creare un effetto riscontrabile in scena; il direttore pare più impegnato a far sentire la bellezza del suono e dell’invenzione orchestrale che il teatro anche corrusco che palpita dentro un’opera del genere. Si riscontrano inoltre alcune sfasature tra buca e palcoscenico, soprattutto all’inizio della rappresentazione e, molto spesso, il suono diventa fin troppo tellurico per un teatro piccolo come quello lucchese.
Il cast si dimostra ben assortito con alcune punte. In primis va lodata la buona prova di Amarilli Nizza nella parte di Minnie. Pur a fronte di un inizio un po’ faticoso, il soprano recupera subito dimostrandosi abile fraseggiatrice, con un notevole senso della parola e un’ottima tempra che le permettono di risolvere il difficilissimo ruolo con sapienza e disinvoltura. La voce non è grandissima e qualche acuto risulta un po’ oscillante, ma il personaggio è ben sviluppato, anche grazie alle ottime capacità attoriali, e il canto di conversazione sempre ben retto. Il risultato finale è una protagonista estremamente femminile, fragile e risoluta allo stesso tempo.
Più interlocutorio il Dick Johnson di Enrique Ferrer. Dotato di un timbro dalle inflessioni baritonali e di un volume ragguardevole, risulta spesso problematico in acuto, come dimostra il duetto finale del primo atto, in cui le note alte vengono forzate. La situazione migliora negli atti successivi, soprattutto nel secondo, quando deve “ruffianeggiare”. Tuttavia il “Ch’ella mi creda” non brilla per raffinatezza e sfumature, pur ottenendo l’unico applauso a scena aperta della serata.
L’arduo ruolo di Jack Rance è ben sostenuto da Elia Fabbian. La voce è ampia e omogenea, mentre il fraseggio risulta curato al punto giusto. Il baritono disegna un personaggio senza cadute di gusto, vagamente signorile, nel complesso funzionale.
Tra i numerosi comprimari che animano la vicenda, spicca il Sonora di Giovanni Guagliardo per la voce ampia e alcune belle idee di fraseggio. Il resto dei minatori risulta corretto e ben assortito con Andrea Schifaudo (Trin), Pedro Carrillo (Sid), Alessio Verna (Bello), Marco Voleri (Harry), Tiziano Barontini (Joe), Giuseppe Esposito (Happy) e Carlo Di Cristoforo (Jake Wallace).
Il Nick di Gianluca Bocchino appare invece vocalmente forzato e un po’ troppo sopra le righe. Alessandro Abis costruisce il suo Ashby soprattutto con l’abilità del fraseggio. Federico Cavarzan si trova più a suo agio nella parte di Billy Jackrabbit che in quella di Larkens, mentre la Wowkle di Sabina Cacioppo convince soprattutto quando sale in zona acuta. Ricardo Crampton tratteggia il ruolo di José Castro con voce ben proiettata. Corretto il postiglione di Antonio Della Santa. Infine, si confermano ben risolti gli interventi del Coro del Festival Puccini, preparato da Elena Pierini.
Al termine della recita si registrano grandi applausi per tutti, soprattutto per i tre protagonisti.
Teatro del Giglio – Stagione Lirica 2017/2018
LA FANCIULLA DEL WEST
Opera in tre atti su libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini
Musica di Giacomo Puccini
Minnie Amarilli Nizza
Jack Rance Elia Fabbian
Dick Johnson Enrique Ferrer
Nick Gianluca Bocchino
Ashby Alessandro Abis
Sonora Giovanni Guagliardo
Trin Andrea Schifaudo
Sid Pedro Carrillo
Bello Alessio Verna
Harry Marco Voleri
Joe Tiziano Barontini
Happy Giuseppe Esposito
Larkens Federico Cavarzan
Wowkle Sabina Cacioppo
Billy Jackrabbit Federico Cavarzan
Jake Wallace Carlo Di Cristoforo
José Castro Ricardo Crampton
Un postiglione Antonio Della Santa
Orchestra della Toscana
Coro del Festival Puccini
Direttore James Meena
Maestro del Coro Elena Pierini
Regia, scene, costumi, proiezioni Ivan Stefanutti
Luci e video Michael Baumgarten
Nuovo allestimento Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Lirico di Cagliari, Opera Carolina, New York City Opera
Coproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Pavarotti di Modena, Teatro Goldoni di Livorno
Lucca, 18 novembre 2017