Juan Diego Flórez, ovvero dell’arte del belcanto. Pubblico entusiasta al Teatro Sociale di Bergamo per il recital del tenore peruviano: un omaggio al Genius loci Donizetti, le cui pagine componevano il primo tempo del concerto. Rossini, Massenet, Puccini e Verdi completavano il programma della serata che, come prevedibile, ha poi avuto una lunga appendice di bis che hanno spaziato dalla musica napoletana a quella latino americana, con il tenore nelle vesti anche di valente chitarrista. Una serata memorabile per la qualità altissima del canto di Flórez e per la bella energia che si è creata tra pubblico e interprete. Merito anche dell’accompagnamento al pianoforte di Vincenzo Scalera, musicista davvero sensibile e attento, dotato di un tocco prezioso.
Che dire di Flórez, che non sia già stato detto? La sua voce ha un colore brunito di particolare bellezza e morbidezza, si presenta omogenea in tutti i registri ed è utilizzata con un’eleganza e un gusto che hanno pochi riscontri oggi sui palcoscenici lirici. Soprattutto, l’interprete Flórez è capace di restituire ogni più intima piega del dettato musicale, compiendo una sorta di miracolo ad ogni esecuzione, come se ci porgesse quella pagina per la prima volta, come se uscisse immacolata in quel momento dalla mente e dal cuore del compositore. Uno stupore mattinale che illumina parole e note, sia che si tratti di arie d’opera, sia che canti canzoni o arie da camera.
Il recital si è aperto con due pagine cameristiche, “L’amor funesto” e “Me voglio fa ‘na casa”, quest’ultima testimonianza del soggiorno napoletano del compositore orobico, al quale sono pure attribuite altre canzoni napoletane. In “Ange si pur” da La favorite, Flórez ha toccato vertici di pura poesia per la dolcezza trasognata del fraseggio e per la capacità di restituire quella struggente malinconia che, di questa stupenda aria, è il tessuto più autentico e profondo. Aulico e dolente, il recitativo “Tombe degli avi miei” ha preceduto un “Fra poco a me ricovero” di tornitura neoclassica. Così come straordinariamente cangianti erano i sentimenti e i turbamenti dell’aria dal terzo atto di Roberto Devereux.
All’inizio della seconda parte, Flórez è tornato all’amato Rossini proponendo una spettacolare esecuzione de “Che ascolto? ohimé!”, da Otello, con le agilità sgranate con pulizia e precisione fenomenali. Emozionante l’esecuzione di “Pourquoi me réveiller” da Werther di Massenet, delibato e cesellato come fosse un Lied. Ha stupito anche “Che gelida manina” da La bohème di Puccini perché, se è vero che la voce di Flórez non sarebbe adatta a interpretare il ruolo di Rodolfo, è pur vero che nei panni di un giovane poeta è parso assolutamente credibile, anche vocalmente. La parte ufficiale del recital si è chiusa con due brani verdiani eseguiti con baldanza (“La mia Letizia infondere”) ed eleganza (“Lunge da lei”).
Ma il bello è arrivato dopo, quando il tenore non si è negato agli applausi insistenti del pubblico, scherzando tra l’altro sull’ammissione del Perù ai mondiali di calcio. Con la chitarra sottobraccio e seduto su di un alto sgabello, Flórez ha quindi vestito i panni dell’innamorato che canta una serenata alla sua bella eseguendo quel capolavoro di poesia in musica che è “Marechiare”, seguita da brani in spagnolo (tra gli altri, “Malagueña”, “Besame mucho”), esibendo fiati eccezionali e una musicalità altrettanto sorprendente. Con Scalera nuovamente al pianoforte, non poteva esimersi dal cantare due pagine donizettiane delle quali è oggi forse il miglior interprete in assoluto: “Una furtiva lagrima”, vibrante di dolenti screziature, e “Ah mes amis”, dove ha infilato con apparente nonchalance i nove do di petto. Il pubblico in delirio non voleva lasciarlo andar via e lui, generosamente, ha concluso con “La donna è mobile”.
Teatro Sociale – Donizetti Opera 2017
FLÓREZ PER DONIZETTI
Gaetano Donizetti (1797 – 1848)
L’amor funesto
Me voglio fa ‘na casa
“Ange si pur” (La Favorite, Atto IV)
“Tombe degli avi miei” (Lucia di Lammermoor, Atto II)
“Ed ancor la tremenda porta” (Roberto Devereux, Atto III)
Gioachino Rossini (1792 – 1868)
“Che ascolto? ohimé!” (Otello, Atto I)
Jules Massenet (1842 – 1912)
“Pourquoi me réveiller” (Werther, Atto III)
Giacomo Puccini (1858 – 1924)
“Che gelida manina” (La bohème, Atto I)
Giuseppe Verdi (1813 – 1901)
“La mia letizia infondere” (I Lombardi alla prima crociata, Atto II)
“Lunge da lei” (La traviata, Atto II)
Juan Diego Flórez tenore
Vincenzo Scalera pianoforte
Bergamo, 4 dicembre 2017