Un Trittico anomalo, ma non per questo meno interessante, quello propostoci dal Teatro Verdi di Pisa: accanto alle pucciniane Suor Angelica e Gianni Schicchi, anziché il Tabarro è stata inserita Sancta Susanna, cortissima e intensa opera di Paul Hindemith.
Una scelta coerente certamente con Suor Angelica, della quale riprende l’ambientazione claustrale e non solo, ma, in un certo qual modo, anche con il più goliardico Gianni Schicchi, erroneamente considerato esclusivamente un momento ludico all’interno del panorama operistico di Giacomo Puccini.
Partiamo proprio dalle considerazioni del regista delle tre opere, un validissimo Lorenzo Maria Mucci, per approfondire queste considerazioni.
«Tre storie di un’ideale “umana” commedia in quanto raccontano di scelte, di stupori, di dolori e passioni che l’umanità dei protagonisti deve affrontare. […] In uno spazio scenico che è scatola caratterizzata dal fondo oro di tanti dipinti della nostra storia, si muovono queste icone che sono animate da passioni, prendono vita innamorandosi, scoprendo il proprio corpo, godendo della bellezza della Natura, soffrendo, desiderando, commettendo errori. Spazio mistico e dell’intelletto, caratterizzato da un’aura sacrale che viene continuamente corrotta e rinnovata, riscaldata dalla vita che entra continuamente nella scatola (così come negli spazi del convento, nella casa / camera mortuaria), dalle finestre, dalle porte. La vita, imperfetta, si riverbera sull’oro delle pareti, reclama sacrifici, prese di posizione, promette futuro, disillude rinnovando e poi disilludendo di nuovo, in tempi e modi diversi, la promessa di felicità e appagamento che da sempre muove l’animo umano».
Storie di un’ideale umana commedia che Hindemith e Puccini, con linguaggi diversi, sanno trasformare in una musica che, come un vortice, cattura l’attenzione trascinando il pubblico all’interno della vicenda inchiodandolo, in quei contesti, alla drammaturgia.
Il primo, giovanissimo e rapito dall’atmosfera espressionista, condensa in venticinque minuti di musica intensa e incombente, che solo raramente lascia spazio a un distendersi del pensiero, la drammatica vicenda di una giovane suora in odore di santità, Susanna, che, mentre è dedita alla preghiera, viene turbata dai gemiti sessuali di una giovane coppia, provenienti dalla finestra del convento insieme con gli odori e i colori dei fiori del giardino. Il turbamento la porta a strapparsi l’abito da suora e ad abbandonarsi a una pulsione erotica, rimandando alla memoria di suor Klementia che l’assiste, la vecchia storia di suor Beata, la quale, vinta dalla passione fisica, baciò nuda la testa del Crocifisso, venendo poi murata viva. Susanna, rinunciando a pentirsi, riceve la condanna feroce delle consorelle che l’accusano di essere posseduta da Satana.
Puccini, giunto alla maturità della sua carriera di compositore, traccia nelle altre due opere un segno indelebile della sua grandezza condensando, nel tempo breve di un atto, il destino di persone “normali” chiamate a diventare straordinarie loro malgrado.
Il destino, ecco il file rouge di queste storie diverse e uguali tra loro: due giovani che fanno l’amore e il profumo dei fiori sono capaci di ribaltare la vita di una santa giovane ormai lontana dalle cose del mondo; il matrimonio della sorella e la necessità di far chiarezza dell’eredità portano a conoscenza di una suora il tragico destino del figlio portandola al suicidio; un’altra eredità, contesa tra i frati di un convento e la nobile famiglia dei Donati, consente a Gianni Schicchi, uomo “della gente nuova” e per questo esecrato dagli aristocratici, di consentire alla figlia di sposare l’amato Rinuccio, nipote dei Donati.
Un destino che entra prepotente nella storia e nella vita quotidiana a infrangere sogni, a mettere a soqquadro la vita degli uomini, a stravolgere l’ordine, vero o fittizio, nel quale sono vissuti. Ma un destino che è anche portatore di verità, quella che l’ipocrisia, la paura, la rassegnazione, talvolta nascondono dietro un apparente quieto vivere. La verità è quella di Susanna che, finalmente, riconosce al proprio corpo il diritto di esistere e di chiedere ragione della sua esistenza; di Suor Angelica, che espia nel modo più crudele l’allontanamento per sempre da suo figlio, la colpa di averlo avuto fuori dal matrimonio e che si ribella alla legge degli uomini cercandolo di raggiungere almeno là dove la morte lo ha portato; la verità di un uomo senza ipocrisie o pregiudizi come Gianni Schicchi che deride le falsità e i perbenismi dei congiunti di Buoso, che sa trovare soluzioni che non sono in linea con le leggi, ma che possono restituire la serenità alle persone, e che riconosce il diritto all’amore di trionfare su antiche e obsolete regole sociali.
Tre opere che giungono alla verità passando attraverso il dolore e la paura e che descrivono perfettamente anche la situazione dell’uomo di oggi, solo apparentemente più libero.
Della bravura del regista Lorenzo Maria Mucci, abbiamo detto; altrettanto dicasi dello scenografo, Emanuele Sinisi, che in quella prigione dorata nella quale rinchiude le tre storie, disegna l’aria claustrofobica nella quale si muovono i personaggi di ognuna delle opere, ostaggi delle scelte fatte o subite o solo di appartenere a un ceto sociale che condiziona il loro operato. Buoni i costumi, come la scelta di ambientare il Gianni Schicchi in epoca più recente per sottrarre la vicenda a una iconografia che potrebbe distrarre dall’attualità della vicenda e dei suoi significati.
Un’eccellente Orchestra Arché, ben diretta dal Maestro Daniele Agiman, ha saputo restituire alle tre partiture tutti i loro colori e “sapori” intercettando quelle coordinate emotive e suggestive che i due compositori hanno saputo creare. Nulla è apparso banale o scontato, quasi che la ricerca dell’ “oltre” all’interno di quelle note (specie per le due opere pucciniane) così tante volte suonate, fosse un impegno a rinnovare nel pubblico il piacere e la curiosità di scoprire nuovi spunti di riflessione per quelle opere.
Complessivamente buono il livello del cast: Elisabetta Farris è stata un’ottima Susanna, mentre ci ha lasciati meno convinti nel ruolo di Suor Angelica, dove avremmo preferito un’interpretazione più interiorizzata e consona alla scrittura pucciniana. Bella l’interpretazione che il contralto Sumie Fukuhara ha dato di Klementitia come pure della Zia Principessa, forse un po’ meno incisiva e omogenea, specie nel registro medio-basso.
In Sancta Susanna, ricordiamo anche Maria Candirri, la Suora anziana, Marco Voleri, il garzone, e Giulia De Blasis, la serva.
In Suor Angelica, escludendo le due protagoniste di cui abbiamo parlato, abbiamo apprezzato il livello complessivo delle voci che hanno dato la piacevole sensazione, pur nelle specifiche particolarità, di omogeneità e armonia. Le ricordiamo quindi in un unicum che vuole essere di assoluto apprezzamento: Margherita Tani, la Badessa, Maria Candirri, la suora zelatrice, Noema Erba, suor Genoveffa, Virginia Puccini, suor Osmina, Claudia Muntean, suor Dolcina, Emanuela Grassi, la maestra delle novizie, Sonia Baussano, la suora infermiera, Elena Bakanova, sorella cercatrice, Takako Izumi, sorella cercatrice, Giulia De Blasis, prima conversa, Helga Sergio, seconda conversa, Domitilla Lai, la novizia.
Positivo riscontro del Coro Laboratorio Lirico San Nicola diretto dal Maestro Marco Bargagna.
Veniamo all’ultima delle opere di questo Trittico: Gianni Schicchi. Troneggia, quasi più per l’interpretazione scenica che per quella vocale, pur pregevole, il baritono Sergio Bologna, un Gianni Schicchi ironico e sarcastico al contempo, fustigatore delle mediocrità e capace di mettersi in gioco se la causa è importante come dare alla figlia l’amato fidanzato. Una bella interpretazione, mai sopra le righe, che ha strappato applausi e risate in ugual misura durante lo svolgimento dell’atto.
Altra bella voce, ahimè penalizzata da un paio di defaillance, quella del tenore Andrea Giovannini che ha saputo comunque superare, con professionalità e passione, quei momenti per offrire una performance che è stata ampiamente apprezzata dal pubblico che lo ha applaudito a lungo nella ribalta conclusiva.
Piacevole vocalmente, ironica e centrata davvero nel personaggio, Giulia De Blasis, da voce a una Lauretta per nulla drammatica ma, proprio come la voleva Puccini, “peperina al punto giusto” tanto da conquistare il padre ed assicurarsene l’aiuto.
Ottima voce anche quella del basso Michele Innamorati che ha vestito i panni di Simone, interessante quella del baritono Daniele Piscopo, Betto di Signa. Complessivamente buona la prova degli altri interpreti: Candida Guida, Zita, Marco Voleri, Gherardo, Takako Izumi, Nella, Emilio Marcucci, Marco, Maria Candirri, la Ciesca, Giovanni di Mare, Maestro Spinelloccio, Alessandro Martini, Ser Amantio di Nicolao, Franco Bocci, Pinellino, Massimo Dolfi, Guccio, Marco Iannattoni, Gherardino.
Un cast giovane, entusiasta, a dimostrazione che bravi professionisti anche senza l’aurea della celebrità possono conquistare il pubblico portando una ventata di novità nel panorama lirico nazionale. Del resto, proprio dai teatri della provincia sono nati i grandissimi interpreti del passato: una provincia colta e capace di accogliere, formare e promuovere quelle voci destinate, dopo una necessaria e utile “gavetta”, ai palcoscenici superiori. Voci che restano e che crescono, non voci “usa e getta” da bruciare nell’arco di poche stagioni. La scommessa è aperta, ma se queste sono le premesse, possiamo davvero sperare che altre occasioni loro offerte, li troveranno ancora più determinati e pronti ad affrontare le nuove prove.
Teatro Verdi – Stagione 2016/2017
SANCTA SUSANNA
Opera in un atto su libretto di August Stramm dal dramma omonimo
Musica di Paul Hindemith
Susanna Elisabetta Farris
Klementia Sumie Fukuhara
Suora anziana Maria Candirri
Il garzone Marco Voleri
La serva Giulia De Blasis
Suore Margherita Tani, Emanuela Grassi, Noema Erba, Elena Bakanova, Helga Sergio, Sonia Baussano, Claudia Muntean, Takako Izumi, Domitilla Lai, Candida Guida
SUOR ANGELICA
Opera in un atto, libretto di Giovacchino Forzano
Musica di Giacomo Puccini
Suor Angelica Elisabetta Farris
La zia principessa Sumie Fukuhara
La badessa Margherita Tani
La suora zelatrice Maria Candirri
La maestra delle novizie Emanuela Grassi
Suor Genovieffa Noema Erba
Suor Osmina Virginia Puccini
Suor Dolcina Claudia Muntean
La suora infermiera Sonia Baussano
Prima sorella cercatrice Elena Bakanova
Seconda sorella cercatrice Takako Izumi
Prima conversa Giulia De Blasis
Seconda conversa Helga Sergio
La novizia Domitilla Lai
Coro Laboratorio Lirico San Nicola
Maestro del Coro Marco Bargagna
GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto, libretto di Giovacchino Forzano
Musica di Giacono Puccini
Gianni Schicchi Sergio Bologna
Lauretta Giulia De Blasis
Zita Candida Guida
Rinuccio Andrea Giovannini
Gherardo Marco Voleri
Nella Takako Izumi
Gherardino Marco Iannattoni
Betto Di Signa Daniele Piscopo
Simone Marco Innamorati
Marco Emilio Marcucci
La Ciesca Maria Candirri
Maestro Spinelloccio Giovanni Di Mare
Ser Amantio di Nicolao Alessandro Martini
Pinellino Franco Bocci
Guccio Massimo Dolfi
Orchestra Arché
Direttore Daniele Agiman
Regia Lorenzo Maria Mucci
Scene Emanuele Sinisi
Disegno luci Michele Della Mea
Nuovo allestimento e nuova produzione del Teatro di Pisa
Pisa, 19 novembre 2016