La fervida attività musicale dei paesi di lingua tedesca è ben nota per quantità d’eventi e alta qualità esecutiva. Innsbruck, il capoluogo del Tirolo, regione dalla lunga e travagliata storia, pullula di iniziative durante tutto l’anno: dall’autunno alla primavera funziona, quasi ininterrottamente, il Tiroler Landestheater che ospita una programmazione assai variegata, mentre in estate, con il grande afflusso turistico, si snoda, tra luglio e agosto, l’Innsbrucker Festwochen der Alten Musik.
Una tradizione ormai radicata nel tessuto cittadino: sono infatti quaranta le edizioni del festival che in quest’occasione festeggia il raggiungimento di un importante traguardo. Quattro decenni di musica ad alti livelli, con interpreti dal profilo internazionale, hanno dato lustro alla località austriaca, lanciandola a livello mondiale quale centro propulsore del rinnovato interesse per le composizioni rinascimentali e barocche, senza tralasciare qualche incursione nel repertorio del classicismo tardo settecentesco.
Il titolo “Tragicommedia”, assegnato alla rassegna, riassume efficacemente l’intenzione di dar spazio alle molteplici forme espressive in voga tra XVI e XVIII secolo. In questa logica appare comprensibile l’idea del direttore artistico, Alessandro De Marchi, di proporre Il matrimonio segreto in una versione ripulita dalle incrostazioni della tradizione e finalmente integrale, secondo l’uso delle esecuzioni storicamente informate. Al pubblico viene data la possibilità di ascoltare la partitura che in quel lontano 7 febbraio 1792, al Burgtheater di Vienna, ottenne un successo talmente strepitoso da venir bissata integralmente. La cura di Domenico Cimarosa, eminente rappresentante della consolidata scuola napoletana, si avvale del brillante libretto approntato da Giovanni Bertati il quale, in quanto a sapidità, spirito e verve, non era secondo a nessuno in quel periodo.
L’operazione di De Marchi, supportata da una preparazione totalizzante e filologicamente rigorosa, è da salutare come una vera boccata d’ossigeno e un doveroso riconoscimento nei confronti di un autore troppo spesso vilipeso. Il direttore italiano ha comprovata esperienza in questo repertorio che affronta con minuziosa attenzione e profondo senso teatrale. La gestualità, mai inutilmente enfatica e coreografica, esprime con compiutezza l’impronta comica della partitura senza tralasciare, nella multiforme tavolozza espressiva, i tratti sentimentali e più languorosi. Alla guida accorta riservata ai cantanti, si abbinano i preziosismi strumentali ottenuti dall’Academia Montis Regalis. La compagine, nata nel 1994 con l’intento di valorizzare il repertorio antico, asseconda le indicazioni direttoriali con estrema coesione, musicalità e ottima saldezza tecnica, tangibile nei passaggi concertanti.
La compagnia di canto si rivela omogenea e affiatata. Il solo Jesús Álvarez, Paolino, lotta con l’intonazione durante l’intera serata, mostrando anche difficoltà d’emissione e mancanza di rotondità cui sopperisce però la disinvoltura attoriale. Esilaranti Renato Girolami e Donato Di Stefano: il primo è un Conte Robinson dalla rubiconda scanzonatezza, capace di una felice vena autoironica, il secondo veste mirabilmente i panni di Geronimo, padre padrone in grado di passare dal rigore all’umanità genitoriale. Entrambi giocano in scena le loro carte migliori dando prova di una compiuta interiorizzazione dei personaggi, resi secondo la tradizione vincente dell’opera comica italiana.
L’annunciata e attesissima Vesselina Kasarova è costretta a rinunciare, a causa di un infortunio, a interpretare Fidalma. A sostituirla è chiamata la giovane Loriana Castellano che tratteggia con acume la zia biliosa, riuscendo simpatica attrice e cantante abbastanza disinvolta. Giulia Semenzato ha le caratteristiche ideali per il ruolo della vessata Carolina: alla precisione esecutiva, si affianca la dizione pulita, la buona fattura degli abbellimenti e il valido fraseggio. Egualmente positiva la prestazione di Klara Ek, Elisetta compiuta e attenta alle esigenze del personaggio.
Renaud Doucet, regista, e André Barbe, scenografo e costumista, snocciolano, con il procedere della narrazione, i loro ingredienti precipui. Se all’inizio lo spettatore è un po’ spaesato, appena inizia a cogliere i significati dell’allestimento si abbandona a fragorose risate e applausi. Barbe & Doucet, nome d’arte della coppia, ambientano l’opera di Cimarosa in un pollaio dove Geronio e il Conte Robinson sono galli maturi e dominanti, Fidalma una faraona impettita, Carolina ed Elisetta due giovani gallinelle, Paolino un simpatico galletto, mentre la servitù impazza in multiformi sembianze, con addirittura due piccioni acrobati. I costumi, variopinti e raffinatissimi, colpiscono gli astanti e si inseriscono nella scenografia, dalle tinte lignee, con grande impatto. Numerose sono le trovate comiche, dalle galline che fanno l’uovo, al frequente raspare del palco, tra le risa dirompenti. L’idea richiama, con intelligenza, alcune stravaganti trovate sceniche settecentesche con i personaggi tramutati in animali o altri particolari elementi naturali. Il gremitissimo Tiroler Landestheater apprezza la trovata, gli interpreti, il direttore e l’orchestra, con un successo travolgente per tutti.
Innsbruck, Festival della musica antica 2016
Tiroler Landestheater
IL MATRIMONIO SEGRETO
Melodramma giocoso in due atti
Libretto di Giovanni Bertati
Musica di Domenico Cimarosa
Conte Robinson Renato Girolami
Geronimo Donato Di Stefano
Fidalma Loriana Castellano
Lisetta Klara Ek
Carolina Giulia Semenzato
Paolino Jesús Álvarez
Orchestra Academia Montis Regalis
Direttore Alessandro De Marchi
Regia Renaud Doucet
Scene e Costumi André Barbe
Innsbruck, 16 agosto 2016