Passeggiando per Chiusi in questo periodo estivo e guardandosi un po’ intorno, non si può che dare atto al talentuoso e vulcanico Andrea Cigni di aver realizzato un piccolo miracolo: il minuscolo borgo di origine etrusca, che durante il resto dell’anno si bea di una sonnacchiosa tranquillità, per una decina di giorni si lascia piacevolmente sconvolgere dal quel tornado di iniziative artistiche che è l’Orizzonti Festival delle Nuove Creazioni nelle Arti Performative, giunto in questa forma alla sua terza edizione, sotto la direzione artistica, appunto, del regista livornese Andrea Cigni. Scorrendo l’opuscolo informativo del Festival (il cui tema portante per questa edizione 2016 è “la Follìa”), rimango quasi sconcertato dalla quantità e dalla varietà degli eventi in programma: opera lirica, musica sinfonica, balletto, teatro contemporaneo, prosa, poesia, mostre, incontri, letture… e tutto questo in poco più di una settimana, nella quale i numerosi appuntamenti (fino a nove durante una singola giornata!) si dislocano sull’intero territorio chiusino. Con mia piacevole soddisfazione, ho anche potuto constatare che il Festival si giova di una macchina ad ingranaggi perfettamente funzionante, gestita interamente da giovani pieni di entusiasmo, dinamismo e competenza. In un panorama culturale come quello nostrano in cui, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un depauperamento di risorse e, conseguentemente, di intenti, l’Orizzonti Festival produce l’effetto di una ventata rinfrescante e perciò gioiosa.
Che io sia un convinto estimatore di Maria Billeri è cosa nota. Fin da quando ebbi modo di ascoltarla come protagonista della Medea di Cherubini nel 2010 e, negli anni successivi, nei vari Ernani, Nabucco, Turandot, Norma (bellissima quella al Teatro La Fenice, nel luglio dello scorso anno), come pure nella Maria de Rudenz di Donizetti (in due recite memorabili nel 2013 a Bergamo), mi sono trovato ogni volta al cospetto di una professionista a tutto tondo, di una musicista impeccabile, di una cantante-attrice dotata di talento, quello vero. È stato quindi un piacere l’averla ritrovata in perfetta forma, ospite dell’Orizzonti Festival, in un concerto lirico-sinfonico il cui programma ha rappresentato un vero e proprio tour de force della vocalità verdiana. La Billeri possiede una voce di vero soprano lirico-spinto sonora, voluminosa e rigogliosa in tutti i registri. La capacità di sostenere quelle escursioni dinamiche che spingono il suo strumento fino a forti e a fortissimi pieni e corposi è una delle caratteristiche che, assieme al temperamento dirompente, rendono questa artista particolarmente adatta al repertorio del soprano drammatico. Bastano infatti poche note del recitativo dell’aria di Elvira dall’Ernani per ascoltare un suono ampio e timbrato, perfettamente sostenuto dal diaframma. La dizione chiarissima si sposa ad un fraseggio nobile e rifinito, così come gli accenti che cadenzano ritmicamente il successivo arioso risultano del tutto esemplari. A seguire, “Tutto sprezzo che d’Ernani”, una fra le cabalette più ostiche concepite da Verdi, evidenzia un dominio delle agilità sicuro e disinvolto, soprattutto se rapportato al “peso” effettivo di una voce di tale caratura. La Billeri è poi molto abile nel diversificare subitaneamente l’atmosfera di ciascun brano, passando da recitativi scolpiti ed imperiosi, a cantabili realizzati attraverso un legato d’alta scuola e fiati da manuale, così come si evince particolarmente in “Anch’io dischiuso un giorno” da Nabucco (coronata, peraltro, da un do acuto in pianissimo di grande suggestione), momento che procura alla cantante un prolungato applauso ancor prima dell’esecuzione della successiva cabaletta. Il timbro è di bella qualità e smaltatura e si mantiene omogeneo nel colore, mentre l’emissione permane morbidissima, almeno fino agli estremi acuti da emettersi con forza, laddove il suono diviene appena più vibrato e graffiante, peculiarità questa, che il soprano sfrutta con astuzia a fini drammatici. L’aria di Lady Macbeth mostra altrimenti il lato più cupo e ferino dell’interprete, la quale appare talmente calata nel personaggio da far dimenticare al pubblico presente, soggiogato dal magnetismo scenico che promana dall’artista pisana, di stare assistendo “solamente” a un concerto. Come da programma, in conclusione, la Billeri (ancora “fresca come una rosa”, occorre dirlo) attacca “Pace, pace mio Dio” da La Forza del Destino e questa volta, la vocalista prende il sopravvento producendosi in un’esecuzione mozzafiato di quest’aria. Le volute melodiche del canto, la cavata preziosa, le frasi lunghe, quasi interminabili (cosa non è, in bocca alla Billeri, quel “L’amai, gli è ver!…ma di beltà e valore cotanto Iddio l’ornò, che l’amo ancor”), le messe di voce profuse a piene mani lungo tutta la durata del brano (una per tutte, quella sul si bemolle acuto di “invan la pace” che da un iniziale pianissimo si espande progressivamente fino a riempire tutta la sala), sono prodezze vocali che non si ascoltano tutti i giorni e, difatti, al termine dell’aria vengono salutate dal pubblico con un applauso roboante. Richiesto a gran voce, subito dopo arriva anche il bis a sorpresa: “Un bel dì vedremo” dalla pucciniana Madama Butterfly. Qui, la Billeri dà prova di saper sostenere anche un canto più dolce ed introspettivo, cesellando comunque con la consueta autorevolezza la celeberrima aria e siglando così una performance di assoluto livello. A questo punto sorge spontanea una riflessione: in un epoca in cui, stagione dopo stagione, direttori artistici insipienti, supportati da agenti compiacenti, ci propinano all’infinito Musette travestite da Aida e Mimì che si spacciano per Abigaille, la verità e l’onestà vocale di un’artista come Maria Billeri assumono prepotentemente la funzione di un’impietosa cartina al tornasole.
A fianco di una tale primadonna, il Maestro Sergio Alapont, alla guida dell’Orchestra Orizzonti Festival (formata da professori provenienti dall’Orchestra dell’Opera Italiana e da giovanissimi studenti dei conservatori), non si limita a vestire i panni di accompagnatore attento e sensibile, ma fa molto di più. Le sinfonie e i preludi verdiani (Giovanna d’Arco, Macbeth, Attila) condotti con piglio e carattere d’ispirazione vagamente “mutiana” si alternano a un Bellini dal taglio fortemente drammatico e marziale (Norma), a un Rossini spumeggiante (La Cenerentola), passando per un’intensa e toccante interpretazione dell’Intermezzo dalla Manon Lescaut di Puccini, forse la migliore prova strumentale della serata, dove lo struggente assolo del violoncello si fonde con quello altrettanto commovente della viola in un baciamano sonoro da brivido. A chiudere l’intero concerto, Alapont distende l’atmosfera con una frizzante esecuzione del Valzer Brillante di Giuseppe Verdi, nell’orchestrazione di Nino Rota, reso famoso dalla colonna sonora del film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti. Se proprio dovessi muovere un appunto alla resa dell’orchestra, dovrei allora dire che la taratura sonora complessiva è parsa fin troppo densa per una sala di quelle dimensioni, ma bisogna considerare che questo concerto avrebbe dovuto tenersi in una location all’aperto, ovvero la Piazza Duomo di Chiusi, abbandonata all’ultimo momento in favore del Teatro Mascagni a causa del nubifragio che in quelle stesse ore colpiva il piccolo comune come quasi tutta la Toscana.
Chiusi, Teatro Mascagni – Orizzonti Festival 2016
LA FOLLIA NELL’OPERA
Concerto lirico-sinfonico
V. Bellini: Norma – Ouverture
G. Puccini: Manon Lescaut – Intermezzo
G. Verdi: Ernani – Surta è la notte… Ernani, Ernani involami… Tutto sprezzo che d’Ernani
G. Rossini: La Cenerentola – Sinfonia
G. Verdi: Nabucco – Ben io t’invenni… Anch’io dischiuso un giorno… Salgo già del trono aurato
G. Verdi: Giovanna d’Arco – Sinfonia
G. Verdi: Macbeth – Preludio
G. Verdi: Macbeth – Nel dì della vittoria.. Ambizioso spirto… Vieni, t’affretta… Or tutti sorgete
G. Verdi: Attila – Preludio
G. Verdi: La Forza del Destino – Pace, pace mio dio
Bis:
G Puccini: Madama Butterfly – Un bel dì vedremo
G. Verdi/N. Rota: Valzer brillante
Maria Billeri soprano
Sergio Alapont direttore
Orchestra Orizzonti Festival
Chiusi, 5 agosto 2016