Il 26 marzo, Werther di Jules Massenet arriva sul palcoscenico del Teatro Filarmonico con la regia di Stefano Vizioli (uomo di teatro e docente forte di collaborazioni internazionali) prodotta dai Teatri di OperaLombardia nel primo autunno della pandemia, quindi ripensata per norme e recitazione più libere nella recente ripresa a Bari. Un mondo avvincente e di immediata empatia come la musica di Massenet che si ricollega alla fonte letteraria di Goethe in scene, costumi, luci e proiezioni (rispettivamente di Emanuele Sinisi, Anna Maria Heinreich, Vincenzo Raponi e Imaginarium Creative Studio). La realtà esteriore e il rapporto che il protagonista ha con sé, la natura, l’arte, l’amore e l’esplosione di pensieri ed emozioni prendono vita su un grande foglio bianco accartocciato, che è insieme lettera e teatro.
La consacrazione di Massenet operista a Verona avviene esattamente 100 anni fa, quando Ettore Fagiuoli allestisce in Arena l’esotico Re di Lahore diretto da Panizza per l’estate 1923 (alternato a Norma di Bellini). Nel Festival 1951 arriva Manon (sempre in italiano) con Magda Olivero e Giuseppe Di Stefano diretti da Molinari Pradelli. Da allora, sia in Anfiteatro che al Filarmonico, nonostante la ricorrenza di brani in concerti, balletti, recital e gala, le opere integrali di Massenet sono solo due: nel 1977, Il ritratto di Manon, breve “sequel” in cui l’autore ritorna al suo più grande successo (protagonista Leo Nucci) e l’anno dopo Werther, un tempo frequentissimo, con Max-René Cosotti e Carmen Gonzales diretti da Giovaninetti.
Dopo 45 anni, Werther torna a sedurre (nella versione originale in lingua francese) con una musica avvincente in cui alle voci è richiesto molto (si ricordino le due arie di Charlotte, i virtuosismi di Sophie, e i vari difficili assoli del tenore fra cui la celeberrima “Pourquoi me réveiller”) e ancora di più all’orchestra, chiamata a svelare i sentimenti dei personaggi con una strumentazione raffinatissima (in cui affiora anche l’allora nuovo saxofono). Ognuno dei quattro atti (gli ultimi due sono legati tra loro quasi cinematograficamente) è introdotto da un preludio orchestrale, occasione di elaborare i diversi Leitmotive che guidano lo spettatore attraverso l’opera e il suo torrente di emozioni in una trama fatta di piccoli gesti quotidiani che suscitano grandi sconvolgimenti interiori, ben rappresentati dal duetto centrale di Charlotte e Werther, fatto di memorie, poesie di Ossian sfogliate in un libro, baci rubati.
Oltre che cantanti impavidi, gli interpreti devono essere attori impegnati e credibili: il cast internazionale scelto da Fondazione Arena di Verona ha questa missione. Werther esperto è Dmitry Korchak, tenore lirico già applaudito in Arena che torna al Filarmonico, accanto al mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaja, attesa anche nel prossimo Festival areniano, che si alterna con Chiara Tirotta (29/3) per la prima volta nel ruolo di Charlotte. Albert, suo sposo innamorato è il baritono Gëzim Myshketa (anch’egli più volte in Anfiteatro) mentre la sorella Sophie e il padre Bailli sono impersonati dal soprano Veronica Granatiero e dal baritono Youngjun Park. Sono una garanzia Gabriele Sagona e Matteo Mezzaro nei ruoli di fianco degli amici Johann e Schmidt, mentre una scommessa i giovanissimi Maria Giuditta Guglielmi e Pierre Todorovitch come Käthchen e Brühlmann. In scena ci saranno anche gli altri sei più piccoli figli del Borgomastro/Bailli, interpretati dai valorosi solisti del Coro di voci bianche A.Li.Ve. preparato da Paolo Facincani. Orchestra e Tecnici di Fondazione Arena seguiranno la bacchetta (esordiente a Verona) di Francesco Pasqualetti, maestro apprezzato in Italia e all’estero, che ben conosce questa produzione sin dalla sua prima a Como nel 2020.
«Quest’opera amatissima apre l’intensa primavera della Fondazione; – dichiara Cecilia Gasdia, sovrintendente e direttore artistico di Fondazione Arena – mentre il Coro si prepara al grande cimento della Messa di Gloria di Rossini, mai eseguita finora, l’Orchestra e i Tecnici realizzano questa produzione che, come il teatro musicale di Massenet, arriva immediatamente allo spettatore ma è frutto di un equilibrio complesso e delicato. Presentiamo con orgoglio un cast di valore ed esperienza internazionale, qui in scena con diversi debutti, confermando il nostro impegno nella valorizzazione dei talenti più giovani».
Werther va in scena domenica 26 marzo (alle 15.30) e replica mercoledì 29 (alle 19), venerdì 31 (alle 20) e domenica 2 aprile (alle 15.30). Si ricorda che per l’accesso agli spettacoli non è più obbligatoria la presentazione di certificazione verde né l’uso di mascherina.
Ulteriori informazioni: www.arena.it
Photo: Alessia Sant’Ambrogio