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“Falstaff” diretto da Daniele Gatti chiude l’85° Maggio Musicale Fiorentino

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Terzo e ultimo appuntamento lirico al Maggio nell’ambito dell’85°Festival del Maggio Musicale Fiorentino: a poco meno di due anni dalle recite del novembre 2021, torna sulle scene della Sala Grande, il 16 giugno alle ore 19, una delle opere più amate del repertorio di Giuseppe Verdi ossia Falstaff, l’ultimo atto lirico del Cigno di Busseto.

Sul podio, alla testa dell’Orchestra e del Coro del Maggio il direttore principale Daniele Gatti; l’allestimento è quello del 2021, con la regia di Sven-Eric Bechtolf ripresa da Stefania Grazioli. In scena un cast quasi del tutto nuovo rispetto alla scorsa edizione: la parte del protagonista, il cavaliere Sir John Falstaff, è interpretata da Michael Volle, che torna al Maggio dopo il concerto, registrato, tenuto nel novembre 2020 diretto da Zubin Mehta; Irina Lungu, al suo debutto assoluto sulle scene del Maggio, interpreta Alice Ford, una delle due comari che il panciuto protagonista proverà, con scarso successo, a sedurre contemporaneamente; Adriana Di Paola, da poco protagonista di The Rake’s Progress, andato in scena lo scorso marzo, interpreta Mrs. Quickly mentre Mrs. Meg Page, l’altra comare che Falstaff proverà a conquistare, è interpretata da Claudia HuckleMarkus Werba, da poco fra i protagonisti nel Don Giovanni, opera inaugurale dell’85°Festival del Maggio, interpreta Ford, il marito di Alice; Rosalia Cíd, recentemente formatasi all’Accademia del Maggio è Nannetta, figlia di Alice e Ford e innamorata del giovane Fenton, interpretato da Matthew Swensen, anche lui di ritorno dopo le recite di The Rake’s Progress. Pistola e Bardolfo, i servi di Sir John Falstaff, sono rispettivamente interpretati da Tigran Martirossian Oronzo d’Urso, talento dell’Accademia del Maggio. Chiude l’ensemble vocale, come Dr.Cajus, Christian Collia, un altro dei protagonisti del The Rake’s Progress del marzo scorso.
Le scene sono di Julian Crouch, i costumi di Kevin Pollard mentre luci e video sono curati rispettivamente da Alex Brok (riprese da Valerio Tiberi) e Josh Higgason. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Altre tre le recite in programma: il 19 e 21 giugno alle ore 20 e il 23 giugno alle ore 18.

Prima di ogni recita sono proposte le presentazioni al pubblico degli spettacoli tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta e nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima dell’inizio di ogni recita. Continua inoltre il ciclo “Prima le parole, poi la musica”: giovedì 15 giugno alle ore 17.30, nel Foyer della Sala Grande, il responsabile della promozione culturale del Maggio Giovanni Vitali presenta l’opera al pubblico.

Nel corso delle stagioni al Maggio, Falstaff è andato in scena per ben dodici volte e le recite di quest’anno segnano, curiosamente, un particolarissimo ‘anniversario’: sono infatti esattamente 90 anni dalla prima messinscena fiorentina del capolavoro verdiano, avvenuta nel maggio del 1933 diretta da Victor De Sabata per la regia di Giovacchino Forzano proprio nell’ambito del primissimo Festival del Maggio Musicale.

Nell’attuale dizione, a dirigere quella che è, come da lui stesso dichiarato, in assoluto una delle sue due opere preferite il direttore principale del Maggio Daniele Gatti: “Insieme a Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner, Falstaff è una delle due opere che potrei dirigere davvero ogni giorno della mia vita. Un’opera quasi più da recitare che da cantare: una storia in musica dove i cantanti sono parte di un progetto dove l’orchestra prende un sopravvento come raramente visto nella storia del melodramma. Con Falstaff guardiamo, per assurdo, quasi più alla musicalità di Beethoven per quanto concerne la purezza e la ‘moralità’ sulla conduzione e il ritmo, talmente perfetti che sembrano un evolversi narrativo (e musicale) totalmente naturale e semplice. Nel corso dello sviluppo dell’opera l’orchestra interviene in modo costante, e non solo come semplice accompagnamento: quasi come se fosse un vero e proprio ‘membro in più’ del cast. Ogni stato d’animo dei cantanti, dall’allegria alla nostalgia, viene perfettamente messo in evidenza dall’orchestra, in misura decisamente maggiore rispetto alle opere verdiane precedenti. Falstaff è davvero un unicum, non c’è un’opera che possa aver fatto da ‘apripista’ così come non troveremo nulla di anche solo vagamente simile dopo; nessuno ha seguito questo tipo di struttura operistica o di evoluzione narrativa. Rispetto a quello che spesso si pensa, Falstaff non è un’opera comica: spesso ci troviamo in situazioni buffe, ma l’opera, da un certo punto di vista, è persino cinica.”
“Le parti dove noi ridiamo – aggiunge Gatti – a un occhio attento, sono quasi sempre quelle in realtà di maggior ‘sofferenza’ del protagonista; la comicità in questo caso nasce da una situazione tragica: quella della solitudine di Sir John Falstaff. Una solitudine che lo colpisce quando egli si sente ancora un uomo attivo, non giunto ancora al suo personale inverno; a questo si aggiunge il fatto che egli non ha un amico, solo la compagnia di Pistola e Bardolfo, che sono però capaci di vendersi al miglior offerente che passa. Egli, quando scrive le due identiche lettere a Meg Page e Alice, sta in realtà provando a sé stesso di essere una persona che piace e che al contempo, della vita, può godersi i piaceri. La vendetta organizzata successivamente nei suoi confronti, per certi aspetti, risulta quasi sproporzionata e umiliante per lui. Anche quando Ford lo chiama, verso la fine, con il nome di “Sir Falstaff” invece di Sir John, in parte toglie valore a quello che è forse uno degli ultimi lustri del cavaliere, quel titolo di baronetto (Sir) che, accostato in modo quasi spregevole da Ford al suo cognome, gli fa perdere di valore e importanza, ‘riportandolo’ in parte con i piedi per terra, a livello di tutti e dove nessuno può fregiarsi del titolo di “Sir”. All’interno della sua piccola comunità Sir John è un aristocratico, anche se decaduto; e la punizione è, anche, volta al fargli capire che nonostante il suo status non può affatto permettersi di fare ciò che vuole. Falstaff dà una lezione anche da questo punto di vista.”

Ulteriori informazioni: www.maggiofiorentino.com

Photo: Michele Monasta

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