Chiudi

Alla Scala di Milano, Riccardo Chailly dirige la Sinfonia dei Mille di Gustav Mahler

Condivisioni

I mesi di aprile e maggio sono un periodo di intensa attività per il direttore musicale Riccardo Chailly, impegnato nelle rappresentazioni di Lucia di Lammermoor (dal 13 aprile al 5 maggio), e con la Filarmonica nei concerti di apertura del Festival di Brescia e Bergamo (22 aprile e 4 maggio) e in tournée a Budapest, Vienna, Linz (8, 9 e 10 maggio) e Grenada (25 giugno), mentre sta per essere annunciata la data del Concerto per Milano. A giugno il Maestro tornerà alla Scala alla testa dei Wiener Philharmoniker.

In questo fitto calendario un appuntamento scaligero è particolarmente atteso: il 18, 19 e 20 maggio per la Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala il Maestro dirigerà la Sinfonia n° 8 in mi bemolle maggiore per orchestra, soli, coro di voci bianche e due cori misti di Gustav Mahler. L’Ottava, anche detta “Sinfonia dei mille” a causa del suo organico sterminato, è stata eseguita solo due volte al Piermarini: nel 1962 con Hermann Scherchen e nel 1970 con Seiji Ozawa. Nelle tre serate scaligere Chailly dirigerà Orchestra e Coro del Teatro alla Scala (Maestro del Coro Alberto Malazzi), il Coro del Teatro la Fenice (Maestro del Coro Alfonso Caiani), il Coro di Voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala (Maestro del Coro Bruno Casoni) e i solisti Marina Rebeka (Magna Peccatrix), Krassimira Stoyanova (Una poenitentium), Regula Mühlemann (Mater gloriosa), Wiebke Lehmkuhl (Mulier Samaritana), Okka von der Damerau (Maria Aegyptiaca), Klaus Florian Vogt (Doctor Marianus), André Schuen (Pater ecstaticus) e Ain Anger (Pater profundus).

“Non ho mai scritto nulla di simile, nel contenuto e nello stile è qualcosa di completamente diverso dagli altri miei lavori, ed è certamente la cosa più grande che ho fatto. Forse non ho mai lavorato sotto l’impulso di una tale costrizione, è stata come una visione fulminea: improvvisamente tutto stava davanti ai miei occhi e mi è bastato porlo su carta, come se mi fosse stato dettato…”. Queste parole di Gustav Mahler rendono bene l’eccezionalità dell’Ottava Sinfonia che, stretta tra l’oscura negatività della Settima e gli addii struggenti della Nona e del Lied von der Erde, si staglia come un colossale slancio di spirituale ottimismo nel panorama tragico dell’estrema produzione del compositore. Scrive ancora Mahler: “Le altre mie opere sono tragiche e soggettive. Questa è una immensa dispensatrice di gioia”.

L’Ottava si impone con il carattere di una rivelazione a Mahler, che nel 1906 si era ritirato a Maiernigg con il proposito di concedersi un periodo di assoluto riposo: sarebbero state invece otto settimane di lavoro intensissimo. La Sinfonia è opera interamente vocale e si compone di due colossali pannelli: il primo sulle parole dell’inno Veni Creator Spiritus, attribuito al vescovo di Magonza Rabano Mauro, vissuto nel IX secolo, il secondo sui versi conclusivi del Faust di Goethe.
La prima ebbe luogo con esito trionfale il 12 settembre 1910 nel Parco delle Esposizioni di Monaco con il compositore sul podio e 850 esecutori, mentre tra il pubblico sedevano Richard Strauss, Thomas Mann, Stefan Zweig, Willem Mengelberg, Arnold Schönberg (che commentò: “Si resta attoniti di fronte alla potenza di questa mente”), Anton Webern, Alfredo Casella, Bruno Walter, Leopold Stokovski e naturalmente Alma, la dedicataria dell’opera che aveva avuto un ruolo di primo piano nella concezione del lavoro. Opera immensa, di inestricabile complessità e molteplici significati, l’Ottava si presenta all’ascoltatore come ambiziosa celebrazione dell’amore creatore nelle sue molteplici forme, da quella più spirituale alla candida saggezza dell’infanzia fino alla “Schöpfung durch Eros” (“creazione attraverso Eros”) espressa dal celebre verso di Goethe “Das Ewig-Weiblische zieht uns hinan” (“l’eterno femminino ci innalza”).
Nella composizione dell’Ottava, Mahler ripercorre da un lato il suo stesso cammino creativo con echi della Quarta Sinfonia, dell’Adagietto della Quinta e dei Rückertlieder, dall’altro forme e stili della musica del passato: Sinfonia, Oratorio, Opera, Lied sono ripresi e trasfigurati con evidenti rimandi a Bach ma anche a Bellini (la presentazione della Mater Gloriosa) e Verdi.

“L’Ottava – racconta il Maestro Chailly a Raffaele Mellace in un’intervista che sarà pubblicata sul numero di maggio della Rivista della Scala – è per me legata innanzitutto a un’esperienza di folgorazione che ho vissuto da giovane, nel 1970, quando entrai in questo Teatro senza sapere cosa si stesse provando e mi trovai di fronte a Seiji Ozawa che stava dirigendo con grande bravura e totale naturalezza nel dominio delle masse artistiche questo monumento. (…) Questa scaligera sarà l’ottava esecuzione che dirigo. La prima volta è stata nel 1986 all’allora Palatrussardi di Milano con i complessi congiunti delle Orchestre della Rai di Milano e di Roma; poi a Berlino, due volte ad Amsterdam con il Concertgebouw, al Gewandhaus di Lipsia, di nuovo a Milano nel 2013 con l’Orchestra Verdi all’ex Fiera, e ancora nel 2016 nella mia prima stagione come direttore musicale del Festival di Lucerna. Tutte occasioni speciali. Quest’ultima mi è particolarmente cara, perché era dedicata alla memoria di Claudio Abbado, cui succedevo come direttore musicale, che vi aveva eseguito l’intero ciclo delle sinfonie di Mahler, tranne appunto l’Ottava. (…) La tonalità di mi bemolle è l’espressione di una positività inaspettata che questa Sinfonia trasmette dall’inizio alla fine. Pur attraversando una navigazione complessa nella parte centrale, specialmente nella prima parte del secondo movimento, il senso generale che trasmette è infatti quello d’una compiutezza organica e positiva, di immediatezza, luce, forza spontanea”.

Ulteriori informazioni: www.teatroallascala.org

Photo: Brescia e Amisano

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino