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Al Verdi di Trieste, Daniela Barcellona e Ruth Iniesta nell’Orfeo ed Euridice di Gluck

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Favola eterna d’amore e speranza, opera di corte ricca di danze, controdanze ed esaltanti cori, ma anche snodo storico nello sviluppo della forma operistica, Orfeo ed Euridice di Gluck giunge al Teatro Verdi di Trieste dal 14 al 23 aprile nell’edizione di Vienna 1762, per la regia del giovane talento triestino Igor Pison, noto per la sua attività in tutto il bacino danubiano, dalla Slovenia fino all’Austria, affiancato sul podio da un altrettanto giovane talento, Enrico Pagano. Il cast alterna primedonne come Daniela Barcellona e Ruth Iniesta a giovani voci di sicuro futuro, mentre lo spettacolo sarà arricchito dal corpo di danza di Ljubliana, reduce dal recente successo di Romeo and Juliet.

Se il Barocco è oggi dai più considerato la forma musicale più vicina alla contemporaneità, l’opera barocca, che può evidenziare questa fratellanza anche nella freschezza dei linguaggi visuali, ne è di certo l’esempio più evidente. L’allestimento è firmato da Igor Pison, regista di prosa e opera, saggista, drammaturgo e scrittore cresciuto pienamente in una cultura trilingue, che ha approfondito il mito d’Orfeo partendo dall’Orfeo all’Inferno di Offenbach per il teatro di Magdeburgo nel ’22, e di cui l’allestimento di Gluck è il perfetto coronamento. Orfeo dunque è sì musicista sublime capace di muovere gli animi di tutti, ma è anche star del pop-rock di oggi e la sua azione si svilupperà in un colore che porta con sé molteplici riferimenti e metafore: rosa come un amore pop, rosa come il colore simbolo del Settecento, lanciato a Versailles da Madame de Pompadour, rosa come le guance della giovinezza in ogni favola che si rispetti ed Orfeo ed Euridice è di certo la più antica delle favole d’amore e così rosa sarà a sorpresa anche la scena del Verdi, disegnata per l’occasione dalla scenografa tedesca Nicola Reichert, già collaboratrice di registi di primissimo piano come Calixto Bieto. Ma è un rosa sfumato di grigio perché, spiega Igor Pison “Prendendo l’avvio dalla figura di Euridice, appellata come “ombra grigia” dal coro iniziale, sono riuscito a trovare un primo aggancio con il mondo di oggi, dove spesso persone che non si sentono più vive si rifugiano lontano dalla chiassosa quotidianità, diventando ombre grigie. Basti pensare ai grandi nomi della musica pop, imprigionati in un mondo pieno di mostri e incubi, come ad esempio Amy Winehouse o Kurt Cobain, per citarne alcuni”.

La direzione è affidata a Enrico Pagano. Romano, classe 1995, specializzato nel repertorio settecentesco, ha fondato a soli 19 anni l’orchestra Canova. Annoverato dalla rivista Forbes tra i 100 leader under 30 del 2021, è l’unico artista classico a ricevere nello stesso anno il premio TOYP The Outstanding Young Persons. Spiega Pagano: “Mi piace riflettere sul fatto che l’aria più conosciuta e più importante della partitura – “Che farò senza Euridice” – è in una tonalità luminosa e “positiva” come il Do maggiore e non trasmette quell’angoscia che verosimilmente il personaggio dovrebbe provare in quel momento. Due sono le considerazioni: la prima è proprio in relazione a quei luoghi comuni dai quali la riforma gluckiana voleva allontanarsi, secondo i quali a una determinata situazione emotiva doveva corrispondere necessariamente una precisa situazione compositiva. Ma vi è poi un secondo aspetto, più profondo ed umano. Sicuramente la disperazione è una possibile reazione al lutto, ma – anche alla luce della psicoanalisi – sappiamo non essere l’unica. Il lutto attraversa molte fasi e non è un caso che, nel recitativo accompagnato che precede l’aria, l’armonia è invece aspra e tagliente. Perché non pensare che Orfeo, nel domandarsi quale possa essere il suo futuro senza Euridice, non si possa beare un’ultima volta del ricordo dell’amata? In questo senso allora Gluck diventa un profondo conoscitore dell’essere umano che, proprio nel dolore, mostra tutta la sua complessità e le sue contraddizioni.”

Il cast vocale vede poi due nomi di pregio internazionale nei ruoli principali con Daniela Barcellona come Orfeo e Ruth Iniesta come Euridice, affiancate in secondo cast da voci giovani ma già bene affermate come il mezzosoprano Michela Guarrera e il soprano modicano Chiara Notarnicola. Il ruolo chiave di Amore, quell’Eros che tutto risolve, è affidato al soprano ucraino Olga Dyadiv. Inoltre, a poche settimane dal successo di pubblico e critica di Romeo and Juliet, grande “tutto esaurito” di questa stagione, tornerà il corpo di ballo della SNG Opera in Balet Ljubliana, questa volta con la coreografia di Lukas Zuschlag, pluripremiato primo ballerino e coreografo austriaco.

Ulteriori informazioni: www.teatroverdi-trieste.com/it

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