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Scenografie di luce per Luisa Miller al Comunale di Bologna. Sul podio Daniel Oren

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«L’arte totale è opera di genio e ingegno, si concretizza, semplicemente, con la grazia di una sostanza materica e simbolica, fisica e metafisica della luce: l’emozione del nulla. […] Dirigendo e governando ogni elemento, la luce fa sì che la scena, i volumi, i costumi, i gioielli, gli interpreti vivano e raccontino Luisa Miller di Verdi». È con questo pensiero – ispirato all’idea di opera d’arte totale teorizzata nel 1851 da Richard Wagner in Opera e dramma – che il progettista e artista della luce ravennate Mario Nanni (in arte marionanni), fondatore della nota azienda illuminotecnica Viabizzuno, firma per la prima volta regia, scene, costumi e luce di un’opera lirica. Si tratta della nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna di Luisa Millerdi Giuseppe Verdi, melodramma tragico in tre atti su libretto di Salvadore Cammarano, tratto da Kabale und Liebe (Intrigo e amore) di Friedrich Schiller, in programma in Sala Bibiena a partire da venerdì 3 giugno alle 20 (repliche fino al 9 giugno). Sul podio torna l’israeliano Daniel Oren, che lo scorso gennaio ha inaugurato la Stagione 2022 della Fondazione lirico-sinfonica felsinea dirigendo la Tosca di Puccini.

«Qualsiasi mio progetto è un’opera organica – spiega marionanni. Pittura, architettura, fotografia, musica, variazioni ambientali e di movimento, materia, tecniche e arti: la composizione è totale, al pari di un’orchestra di strumenti diretti dalla luce». marionanni, che lavora e studia nella sua casa museo Virgola a Bologna, lascerà che sia la luce, in armonia con la musica e il canto, a guidare tutte le arti e a raccontare lo spettacolo e le emozioni dei protagonisti. Sarà poi l’uso della luce nella pittura rinascimentale a ispirare le “scenografie di luce” create per l’opera e colori e dettagli dei costumi. Quattro sono gli oggetti di scena principali a fare da macchine teatrali in un melodramma che – sempre secondo l’artista – ha tra i suoi temi centrali la lotta di classe: una grande lampada che simboleggia il sole, un tavolo, elemento che accompagna l’uomo in tante situazioni diverse, l’albero del mondo semplice e contadino, e la poltrona del potere e della malvagità. Per questa Luisa Miller marionanni ha disegnato anche dei particolari “gioielli luminosi”.

Protagonisti il soprano greco Myrtò Papatanasiu nel ruolo del titolo, il tenore statunitense Gregory Kunde come Rodolfo, il baritono Franco Vassallo come Miller, il basso-baritono Marko Mimica nei panni del Conte di Walter e il mezzosoprano Martina Belli in quelli di Federica nelle recite del 3, 5, 7 e 9 giugno, che si alternano con Marta Torbidoni, Giuseppe Gipali, Leon Kim, Abramo Rosalen e Sofia Koberidze nelle recite del 4 e 8 giugno. Completano il cast Gabriele Sagona (Wurm), Veta Pilipenko (Laura) e Haruo Kawakami della Scuola dell’Opera del TCBO (Un contadino). L’Orchestra e il Coro, preparato da Gea Garatti Ansini, sono quelli del Teatro Comunale di Bologna.

Rappresentata per la prima volta al Teatro di San Carlo di Napoli nel 1849, a un passo dalla Trilogia popolare, Luisa Miller segnò una svolta nella produzione verdiana e nel processo di maturazione artistica e stilistica del compositore, che in quest’opera scelse di concentrarsi sulle passioni ed emozioni dell’animo umano.

Le recite saranno precedute – circa 45 minuti prima dell’inizio – da una breve presentazione dell’opera nel Foyer Rossini del Teatro Comunale.

Ulteriori informazioni: www.tcbo.it

Photo: Michele Lapini

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