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Presentato il Festival di Salisburgo 2023. Asmik Grigorian debutta come Lady Macbeth

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La Ferrari dei festival musicali estivi, il Salzburger Festspiele, ha presentato il cartellone per l’estate 2023. La rinomata kermesse si svolgerà dal 20 luglio al 31 agosto 2023, con un palinsesto ricco e diversificato; fil rouge sarà una citazione dal I atto dell’Amleto di William Shakespeare: “The time is out of joint” (che potremmo tradurre come “Il tempo è uscito dai cardini, è fuori sesto”), in collegamento con la realtà sconnessa che stiamo vivendo negli ultimi tempi tra pandemie, guerre, crisi climatiche ed economiche.

Per quanto concerne le opere, due sono i titoli ispirati alla drammaturgia del Bardo, entrambi su musica di Verdi: Macbeth vedrà debuttare, nel ruolo della Lady, la regina di Salisburgo, la fascinosa Asmik Grigorian, oramai in coppia fissa con il direttore Franz Welser-Möst (sin dall’acclamata Salome del 2018; i due dovrebbero esibirsi invece, nel 2024, in Turandot). Accanto a lei, il baritono bielorusso Vladislav Sulimsky, il basso Tareq Nazmi e, per la prima volta su queste tavole, il tenore Jonathan Tetelman; alla regia il polacco Krzysztof Warlikowski, di casa a Salisburgo. Seconda composizione verdiana sarà Falstaff, diretta da Ingo Metzmacher e allestita da Christoph Marthaler (assente dal Festival da Věc Makropulos del 2011); nel cast, il protagonista di Gerald Finley, l’Alice Ford della russa Elena Stikhina (già applaudita al Festspiele come Médée e Aida), il Ford di Simon Keenlyside, il Fenton del tenore di origini ucraine Bogdan Volkov, la Nannetta di Ying Fang e la Mrs. Quickly di Tanja Ariane Baumgartner.

Il padrone di casa, ovvero Mozart, viene omaggiato con la “folle giornata” per antonomasia, Le nozze di Figaro, nuova produzione con, sul podio, uno specialista come Raphaël Pichon, alla regia il controverso Martin Kušej, e una compagnia di canto dominata dal basso polacco Krzysztof Bączyk (Figaro), debuttante al Festival, dall’aggraziata Sabine Devieilhe (Susanna), dal Conte di Andrè Schuen, dalla Contessa della guatemalteca Adriana González e dal Cherubino di Lea Desandre. Non può mancare, come già nelle passate edizioni, una rarità del Novecento: quest’anno la scelta è caduta su The Greek Passion di Bohuslav Martinů, con regia di Simon Stone e, in palcoscenico, diretti dal giovane Maxime Pascal, raffinato conoscitore del repertorio dei secoli XX e XXI, cantanti del livello di Gábor Bretz, Charles Workman, Sebastian Kohlhepp e Christina Gansch.

Grande rilievo è dato, inoltre, al Barocco e al Settecento, con l’offerta di due opere: l’istrionico Teodor Currentzis e il suo nuovo ensemble Utopia si cimenteranno con The Indian Queen di Henry Purcell, protagonisti Jeanine De Bique e Julian Prégardien, eseguita in forma di concerto. In coproduzione con la sezione di Pentecoste del Festspiele, verrà invece proposto Orfeo ed Euridice di Gluck, nella rara versione di Parma del 1769, che vedrà debuttare come Orfeo “l’italiana a Salisburgo”, l’inossidabile Cecilia Bartoli e, accanto a lei, troveremo Mélissa Petit, Madison Nonoa e il maestro Gianluca Capuano (regia di Christof Loy, habitué della manifestazione: limitandoci agli ultimi anni, ha allestito Il Trittico, Così fan tutte, Ariodante e Die Frau ohne Schatten). Chiudono il programma operistico due altri titoli in forma di concerto: I Capuleti e i Montecchi di Bellini diretti da Marco Armiliato, e un cast internazionale (Elsa Dreisig, il giovanissimo mezzosoprano Aigul Akhmetshina, il tenore samoano Pene Pati, Michele Pertusi e Roberto Tagliavini); Les Troyens di Berlioz, con John Eliot Gardiner alla guida dell’Orchestre Révolutionnaire et Romantique e del Monteverdi Choir, protagonisti l’Énée di Michael Spyres, il mezzosoprano irlandese Paula Murrihy (Didon) e Alice Coote come Cassandre.

Ampia l’offerta concertistica. Cinque le serate con i Wiener Philarmoniker, con sul podio rispettivamente Christian Thielemann (Ein deutsches Requiem di Brahms con Elsa Dreisig e Michael Volle), Andris Nelsons (Berg e la Quarta di Mahler, solista il soprano Christiane Karg), Riccardo Muti (i Quattro pezzi sacri di Verdi e la Settima di Bruckner), Franz Welser-Möst (musiche di Ligeti e Richard Strauss) e Jakub Hrůša (Brahms e Dvořák). Tra le orchestre ospiti, ricordiamo almeno La Capella Nacional de Catalunya e Le Concert des Nations dirette da Jordi Savall, sui leggii l’oratorio Die Schöpfung di Haydn; la West-Eastern Divan Orchestra con Daniel Barenboim e la pianista Martha Argerich; i Berliner Philarmoniker e Kirill Petrenko con un doppio programma (da una parte Reger e Richard Strauss, dall’altra Brahms, Schönberg e Beethoven).

Numerosi anche gli eventi del palinsesto Ouverture spirituelle, incentrato nel 2023 sul tema “Lux Aeterna”: menzioniamo, perlomeno, Éclairs sur l’Au-delà di Olivier Messiaen, eseguita da Ingo Metzmacher con la SWR Symphonieorchester; la serata con Lionel Meunier e il suo ensemble Vox Luminis; il concerto con Manfred Honeck, la Camerata Salzburg e il Chor des Bayerischen Rundfunks, con la proposta di brani di Ligeti e Mozart, tra i solisti il soprano cinese Ying Fang e il mezzosoprano canadese Emily D’Angelo. Tra i cinque Mozart Matinees, celebri artisti mozartiani del calibro di Ivor Bolton, Ádám Fischer, Antonello Manacorda e il soprano Golda Schultz.

Cinque i Liederabende con, fra gli altri, cantanti quali il soprano Renée Fleming (accompagnata al pianoforte da Evgeny Kissin), il basso-baritono Matthias Goerne e il tenore Benjamin Bernheim; ben undici i recital solistici, tra i quali segnaliamo nomi come Daniil Trifonov, Pierre-Laurent Aimard, la violinista Isabelle Faust, Renaud Capuçon e Mitsuko Uchida. Tra i sei concerti da camera, spiccano artisti della levatura della violinista Patricia Kopatchinskaja, della violoncellista argentina Sol Gabetta, dei pianisti Alexander Melnikov e András Schiff.
Per quanto riguarda, infine, la prosa, oltre alle tradizionali 14 recite di Jedermann di Hugo von Hofmannsthal nella Domplatz, con regia del viennese Michael Sturminger, protagonista l’attore tedesco Michael Maertens, ricordiamo la nuova produzione di Nathan der Weise di Lessing allestita da Ulrich Rasche; la prima mondiale di Liebe (Amour), dall’omonima pellicola del 2012 di Michael Haneke.

Ulteriori informazioni: www.salzburgerfestspiele.at/en/

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