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E all’Opera di Detroit va in scena La bohème al contrario, dal quarto al primo quadro

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All’Opera di Detroit è andata in scena una nuova produzione di La bohème, in co-produzione con la Boston Lyric Opera e lo Spoleto Festival USA. Fin qua nulla di sensazionale, ma ciò che ha fatto notizia è che si è trattato del primo esperimento di rappresentazione del titolo pucciniano al contrario. Si è partiti infatti dal finale tragico all’insegna di morte, malattia e solitudine, per poi risalire all’inizio del primo quadro, dove prevalgono invece valori positivi come l’amicizia, la speranza e l’amore. L’opera di Puccini fa spesso parlare per interventi registici di revisione d’ambientazione o di riscrittura del finale; in questo caso il regista Yuval Sharon, non nuovo a operazioni non convenzionali, ha lasciato intatta l’ambientazione della Parigi bohémienne ottocentesca con uso di costumi attinenti all’epoca, ma ha invertito invece l’ordine di narrazione, in una sorta di storia al rewind, senza intervallo.

Il razionale di questa operazione secondo il regista? Lasciare al pubblico un senso di speranza e ottimismo, suggellato dalla promessa di un nuovo amore, un finale considerato più consono al periodo che viviamo, dopo anni di negatività pandemica. Allo stesso tempo, la morte o la sofferenza non vengono rimosse dalla storia, ma rappresentando l’opera al contrario, le stesse diventano in qualche modo accettabili perché la narrazione inversa mette in luce tutti quei momenti positivi per cui è valso la pena vivere e anche soffrire. Il regista ha dichiarato alla stampa americana: “Dobbiamo esplorare e qualche volta rompere la nostra idea di cosa sia l’opera, in modo che questa possa avere un futuro. Mi sembra che sia il momento perfetto per intraprendere un esperimento del genere… un momento in cui abbiamo messo in discussione ogni cosa della società e del ruolo dell’arte nella società”.

Il direttore d’orchestra della produzione Robert Kalb, inizialmente scettico, ha dichiarato: “Nell’ordine originale si parte da un punto di grande intrattenimento a poi si piomba nell’inevitabilità della morte. Qua invece c’è uno shock, c’è la morte, e poi si scopre cosa è successo precedentemente a si risorge dalle ceneri”.
Generalmente positive le reazioni degli spettatori americani, che per una volta hanno pianto all’inizio e hanno lasciato il teatro col sorriso. Altri invece hanno dichiarato a caldo che il fatto di assistere alla morte di Mimì all’inizio della rappresentazione, ha impedito loro di immedesimarsi veramente nel dramma della sua vicenda.

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