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Al Met di New York, una “Lucia” oppiomane tra abusi e degrado. Dirige Frizza

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Al Metropolitan Opera House di New York debutta il prossimo 23 aprile una nuova produzione di Lucia di Lammermoor di Donizetti ambientata dal regista Simon Stone in una cittadina degradata della Rust Belt americana. Alla direzione d’orchestra è impegnato l’italiano Riccardo Frizza, mentre nei ruoli principali troviamo Nadine Sierra (Lucia), Javier Camarena (Edgardo) – entrambi debuttanti nel maggiore teatro d’opera americano – e Artur Rucinski (Enrico).

La scelta di trasporre la vicenda dalla Scozia della fine del XVI secolo all’America dei giorni nostri ha già fatto notizia sui media statunitensi. Per chi non lo sapesse, la Rust Belt (letteralmente la “cintura di ruggine”) è quell’area post-industriale che attraversa diversi Stati nordorientali americani dove il declino delle industrie pesanti ha lasciato spazio a declino economico e decadenza urbana. Il regista Simon Stone, al suo debutto al MET, ha trovato che la storia della giovane Lucia, costretta a sposarsi per denaro dal fratello, abbia delle analogie con molte delle storie dei cittadini americani lasciati indietro dall’economia capitalista tradita dall’American Dream. Ha concepito quindi un nuovo allestimento che renda rilevante per il pubblico di oggi il capolavoro del belcanto donizettiano. Ecco che Lucia diventa nella versione di Stone una ragazza in via di recupero da una dipendenza da oppiacei e che arriva a uccidere il marito con un estintore, in una modesta camera di un motel.

Stone ha spiegato le ragioni della sua idea registica in un’intervista disponibile sul sito del MET (https://www.metopera.org/discover/articles/fading-dreams/). La vicenda del libretto di Cammarano è come si sa ambientata nelle Highlands scozzesi, in un’epoca in cui l’aristocrazia locale si sta impoverendo e la regione intera sta perdendo rilevanza. Per l’ambientazione contemporanea il regista ha pensato a un’area estesa degli Stati Uniti dove la morte dell’industria ha lasciato spazio a disoccupazione, intolleranza e storie di abusi, dove il fallimento di sogni e aspettative genera tra l’altro misoginia e rigurgito del patriarcato.

Lucia è nella visione del regista una outsider intrappolata in una realtà per cui prova disgusto; l’abuso di oppiacei è uno dei motivi della pazzia ma principalmente, questa è causata dal costante perpetrarsi di abusi nei suoi confronti. Insomma nelle parole del regista Lucia è altamente rappresentativa di storie di donne che soffrono anni di imposizioni coercitive da parte degli uomini. Per cogliere l’evoluzione della sua psiche Stone si è avvalso ampiamente di proiezioni video (firmate da Luke Halls), alcune registrate e alcune che saranno filmate dal vivo. Tra le proiezioni quella di Lucia intenta a dipingere un quadro (hobby imparato durante la rehab), sognando una vita con Edgardo che non potrà mai avere.

Alla stampa americana, il soprano Nadine Sierra ha dichiarato che la trasposizione contemporanea l’ha aiutata a identificarsi nel personaggio, visto che ha speso la sua gioventù in un quartiere degradato della Florida. Prosegue il soprano: “Non penso che Lucia sia necessariamente pazza alla fine.. Penso che ne abbia avuto abbastanza… È così stanca di un mondo che sta per collassare su di lei… Ammazza suo marito è vero, ma queste cose succedono”.

Il General Manager del MET Peter Gelb ha voluto Stone alla regia dopo essere stato positivamente impressionato dal lavoro che il giovane aveva fatto con due classici del teatro, Yerma di Garcia Lorca e Medea di Euripide. Intervistato a proposito dello spauracchio di eventuali resistenze da parte del pubblico per una concezione così contemporanea ha dichiarato “Credo che il pubblico operistico al MET sia più sofisticato dal punto di vista della concezione teatrale di quando ho cominciato… e le persone che vengono a teatro sono in generale più aperte a nuove esperienze, a patto che queste abbiano un senso narrativo e che siano stimolanti dal punto di vista sia musicale che teatrale”.
Per le reazioni, quelle vere, del pubblico del MET (per la verità abituato a produzioni in gran parte tradizionali e in alcuni casi anche impolverate) non resta che attendere. Per chi volesse farsi un’opinione personale prima di giudicare, lo streaming dello spettacolo sarà acquistabile sul sito del MET e visibile sabato 21 maggio.

Ulteriori informazioni: www.metopera.org

 

 

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