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Al Filarmonico di Verona, Rigoletto con Luca Micheletti. Dirige Ommassini

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Dramma potentissimo e rivoluzionario che si scontrò con la censura dell’epoca, Rigoletto è il capolavoro che consacrò la maturità di Verdi e inaugurò la cosiddetta ‘trilogia popolare’ con Trovatore e Traviata. L’opera torna al Filarmonico di Verona domenica 27 febbraio nell’allestimento di Arnaud Bernard e Alessandro Camera ripreso da Yamal das Irmich, con giovani voci internazionali di primo piano e Orchestra e Coro areniani diretti da Francesco Ommassini.

Storia romantica e cupa dall’inedito spessore psicologico, di affetti feriti e stravolti, di amore, onore e vendetta, Rigoletto sconvolse letteralmente il suo tempo. Col fido librettista Piave, Giuseppe Verdi fu costretto a mutare l’originale ambientazione di Le Rois s’amuse di Victor Hugo dal Regno di Francia al coevo Ducato di Mantova ma mantenendo inalterata la carica dirompente dei personaggi e delle loro relazioni: uno sprezzante uomo di potere, incallito seduttore; il suo buffone di corte; sua figlia, fanciulla innamorata, sedotta e abbandonata dal Duca; un assassino, una prostituta; cortigiani pettegoli, cinici e violenti; una maledizione ripetuta e ossessiva. Ma Rigoletto è anche la summa del progresso artistico di Verdi, che uscì dall’intensa routine degli “anni di galera” e dalle forme convenzionali dell’opera per piegarle alle esigenze del dramma, con una rilevanza inusuale per i duetti e un protagonista che è quasi sempre in scena pur senza cantare un’aria tradizionale: una figura inedita dalla metaforica deformità, complessa e titanica, che unisce il padre amorevole e attento all’uomo in grado di pagare l’assassinio del proprio signore e padrone.

Il mondo creato da Arnaud Bernard e Alessandro Camera è uno spazio ligneo e meta-teatrale che evoca lo sfarzo della Mantova dei Gonzaga e l’umanesimo rinascimentale con forti rimandi all’arte pittorica del ‘500, fra città ideali, biblioteche e moli sul Mincio che subiscono tempeste atmosferiche e insieme letterarie, sempre nel rispetto della drammaturgia verdiana.

In questo spazio si muovono i giovani artisti della produzione in scena al Teatro Filarmonico, molti dei quali al proprio esordio sul palcoscenico veronese, come il baritono Luca Micheletti, acclamato talento proveniente dalla prosa e spesso anche regista, già premio Ubu e Pirandello, da poco insignito del premio per il miglior spettacolo musicale in Giappone come protagonista di Macbeth diretto da Riccardo Muti. Precedentemente impegnata nell’autunno sinfonico 2019 e nell’apprezzata produzione di Dido and Aeneas, debutta in scena come Gilda, amatissima figlia di Rigoletto, il soprano Eleonora Bellocci. A sedurla è il tenore Ivan Magrì nei panni del Duca di Mantova, ruolo appena affrontato con i complessi artistici areniani nella tournée omanita. Esordisce anche il richiesto basso Gianluca Buratto come assassino Sparafucile, mentre la di lui sorella Maddalena, complice di malaffare, è il mezzosoprano russo Anastasia Boldyreva. Completano il cast la custode Giovanna di Agostina Smimmero, il Conte di Monterone di Davide Giangregorio, i cortigiani Marullo e Borsa di Nicolò Ceriani e Filippo Adami, i Conti di Ceprano Alessandro Abis e Francesca Maionchi, l’usciere di corte di Nicolò Rigano e come paggio Cecilia Rizzetto.

A dirigere l’Orchestra della Fondazione Arena e il Coro preparato dal maestro Ulisse Trabacchin è Francesco Ommassini, recentemente applaudito nella nuova produzione veronese di Così fan tutte lo scorso autunno. Rigoletto, secondo dei sei appuntamenti della Stagione Lirica 2022, debutta domenica 27 febbraio (alle 15.30) e replica mercoledì 2 marzo (alle 19), venerdì 4 marzo (alle 20) e domenica 6 marzo (alle 15.30).

«Dopo un dittico sperimentale dedicato a titoli meno noti del Novecento, torna il grande repertorio italiano e romantico, amatissimo e universale – dichiara il sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Arena di Verona, Cecilia GasdiaRigoletto è un classico di inestimabile valore e immutata potenza, ricco di melodia e di passioni, sempre avvincente e commovente. Le nostre compagini hanno affrontato la grandezza di questo Verdi in Oman solo poche settimane fa nella coproduzione con la Royal Opera House di Muscat e ora riportano tutte quelle emozioni a Verona, in una produzione valorizzata da un allestimento affascinante, classico ma originale, e soprattutto da alcuni fra i giovani artisti più affermati e interessanti di oggi, che finalmente approdano sul palcoscenico del nostro Teatro».

«Affrontando Rigoletto è impossibile non confrontarsi con le esecuzioni di grandissimi musicisti che hanno “ripulito” la partitura da una serie di tradizioni esecutive, proponendo la massima fedeltà al testo scritto ed escludendo qualsiasi intervento dell’interprete – aggiunge Francesco Ommassini – Rigoletto però, pur con le sue grandi novità strutturali, nasce in un contesto musicale e formale che giustifica, anzi talvolta richiede, alcune di quelle modifiche. Naturalmente ci sono eccezioni: in questa produzione si potranno ascoltare acuti e puntature della prassi esecutiva dell’Opera del primo Ottocento solo quando non cozzano con esplicite indicazioni musicali e teatrali dell’autore».

Ulteriori informazioni: www. arena.it

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