Ha ancora senso comporre un’opera? Per Azio Corghi, scomparso questa mattina all’età di 85 anni, non c’erano dubbi. La risposta era positiva. Classe 1937, nato a Cirié (Torino), dedito alle più eclettiche sperimentazioni, Corghi era uno di quei musicisti convinti che il concetto della presunta morte dell’opera fosse tutto da rivedere. Non solo. Credeva fermamente che fosse possibile ricucire la frattura con il pubblico più tradizionalista, quasi sempre sordo alle sirene del teatro musicale contemporaneo. Per questo non rifiutava la lezione dei grandi maestri, per esempio Stravinskij, e non esitava a recuperare il passato musicale, né ad attingere alla odierna musica di consumo.
La sua prima partitura operistica, Gargantua (1984) ricavata da Rabelais, fa riferimento per esempio alla storia della musica dal Rinascimento al XX secolo. Isabella, composta per il ROF Pesaro e andata in scena nell’agosto 1998, è invece una teen-opera in chiave rock ispirata alla Italiana in Algeri di Rossini. Da José Saramago, scrittore al quale era legato da una profonda amicizia e con il quale collaborò a lungo, sono ricavate Blimunda, la sua seconda opera (1990), Il dissoluto assolto (2006), entrambe andate in scena al Teatro alla Scala di Milano, ma anche Divara (1993), o lavori sinfonici come Cruci-Verba (2001) e De paz e de guerra (2002). Consapevolezza critica del presente e bisogno di rivisitare forme storiche e popolari si confrontano anche nel linguaggio vocale e strumentale di Tat’jana (2000), anche questa commissionata a Corghi dalla Scala e tratta da un lavoro minore di Anton Cechov.
Tra gli altri lavori di Corghi figurano Giocasta, opera composta per l’Ensemble Punto It in occasione dei 500 anni dalla nascita di Palladio, e Madreterra, dialogo sacro fra Giuseppe Verdi e Pier Paolo Pasolini eseguito durante il bicentenario verdiano al Regio di Parma. Su invito dell’Accademia Chigiana, Corghi ha inoltre composto Blanquette, per voce recitante e orchestra da camera, mentre in occasione dei 40 anni dalla morte di Pasolini, il Comunale di Pordenone gli ha commissionato Tra la carne e il cielo su testi dello stesso Pasolini. Il lavoro è stato eseguito in prima assoluta nel 2015.
Tra le più recenti composizioni si segnalano Arie virtuose, per fagotto e orchestra d’archi, una “rilettura in chiave di attualità” di musiche tratte da opere liriche di Vivaldi, composizione commissionata dal Teatro Petruzzelli di Bari, e L’eco di un fantasma per voce recitante femminile, coro e orchestra, su testo di Mazzacut Mis, commissionata dal Lirico di Cagliari, lavori entrambi eseguiti in prima assoluta nel 2017.
Photo: Andrea Tamoni